Un romanzo delicato che si snoda tra mondi e tempi sospesi. L’autrice ci conduce attraverso la trama e i dialoghi interni della protagonista (tutta la narrazione è in soggettiva), in spazi esistenziali che meritano attenzione e riflessione. La linea narrativa infatti si snoda tra malinconia, sorpresa, ricordo, paura, speranza in una circolarità di occasioni ed emozioni non disdegnando qualche tuffo nella magia del fiabesco. La trama racconta della scoperta, anzi delle scoperte, che Alba, una adolescente del nostro tempo, si trova a vivere al di là della sua decisione e della sua volontà. La prima scoperta è quella di una madre in coma da anni e che lei ha sempre ritenuto morta quando era ancora una bambina. Una tutela dal dolore dello strazio dell’attesa decisa da suo padre e dai nonni in un tempo “da bambina” e che poi nessuno aveva avuto il coraggio di comunicare. E poi un diario, quella della madre, che traccia percorsi di vita inattesi, intrecciando analogie ed emozioni con la scoperta del mondo della protagonista. La malinconia dell’attesa di un risveglio sperato, la sorpresa di scoperte inaspettate sulla vita della sua famiglia e sulla propria storia confluiscono ad un certo punto in una metafora fiabesca di un tempo e un mondo tra la vita e la morte, tra il sogno e la realtà, tra la speranza e l’illusione, tra la paura e la voglia di lottare. Tutti spazi sospesi, come fotogrammi solo apparentemente statici perché ognuno di essi si lega al precedente e al prossimo cosi come lo sono passato presente e futuro. Un legame ben espresso e sintetizzato nel titolo, quel di mare in cielo dove i punti di contatto sono un orizzonte ideale, vero seppure rappresentato da un artefatto percettivo e la terra da cui tutto parte e tutto poi ritorna. Traspare nelle pagine del libro un forte senso di speranza e di una religiosità che appartiene al sentire dell’autrice che si propone sempre in maniera rispettosa e discreta non cadendo in un misticismo di facciata o in assertività ideologiche. Una storia per pensare e per ri-pensare e forse per apprezzare meglio quanto di prezioso viviamo e di cui non sempre abbiamo coscienza e direi rispetto.
Recensione di Giuseppe Fabiano