‘Fai silenzio ca parrasti assai’: Marisa Manzini al Fermi di Catanzaro (VIDEO)

Manzini
Fa silenzio ca parrasti assai, presentazione libro

Difendere la libertà ed essere protagonisti della propria vita per un reale cambiamento e perché la comunità sia sempre migliore e più somigliante a come la si vuole. Questo il messaggio partito ieri dall’Istituto Superiore “Fermi” di Catanzaro, dove l’Fsp Polizia – Federazione sindacale di Polizia ha organizzato la presentazione del libro “Fai silenzio ca parrasti assai”, scritto dal procuratore aggiunto di Cosenza, Marisa Manzini. Il magistrato, i vertici del Sindacato di Polizia e l’associazione Fervicredo (Feriti e Vittime della criminalità e del Dovere), cui la Manzini ha scelto di destinare tutti i proventi del libro, hanno parlato agli studenti delle terze, quarte e quinte classi partendo dal volume in cui la Manzini ha raccolto tante esperienze di una vita vissuta contrastando la ‘ndrangheta, per diffondere un forte segnale di speranza e di coraggio spronando i giovani ad essere i veri autori di una svolta per una terra bellissima e ricca di potenzialità come la Calabria, imparando a fare scelte nette che testimonino da quale parte si intende stare.

“Saper scegliere dalle piccole cose di ogni giorno fino ai grandi momenti della propria vita restando senza compromessi nell’alveo della legalità, rifiutando i compromessi e ribellandosi a chi vuole imporre silenzio e omertà”, questo è stato il motivo conduttore di tutti gli interventi che si sono susseguiti dopo i saluti della dirigente scolastica, Teresa Agosto, moderati da Giuseppe Brugnano, Segretario nazionale Fsp Polizia.

“Sono convinta che il contrasto alla criminalità e alla cultura mafiosa non può essere limitato alla pur fondamentale azione repressiva, ma è indispensabile una rivoluzione delle coscienze, un’assunzione di responsabilità da parte di ogni cittadino, del coraggio e dell’onestà nelle piccole e grandi scelte di ogni giorno. E’ necessaria anche la rivoluzione della parola” ha aperto la strada l’onorevole Wanda Ferro, componente della Commissione parlamentare antimafia che, trattenuta a Roma per i lavori a Montecitorio, ha affidato il suo pensiero a un messaggio letto ai presenti.

“E’ indispensabile capire quando dire sì e quando dire no, senza se e senza ma – ha detto poco dopo il deputato Antonio Viscomi -, sapendo riconoscere i comportamenti mafiosi che possiamo avere intorno in tutti i contesti, perché il mafioso non è più quello con la coppola, ma chiunque intenda usare un potere di condizionamento delle nostre scelte. Ma saper scegliere liberamente è indispensabile, perché non possiamo delegare ad altri le nostre scelte quotidiane. Attraverso quelle – ha concluso il parlamentare facendo un appello ai ragazzi – a voi è affidata l’opera di rigenerazione di questa società, a noi, politici in primis, quella di dimostrare la credibilità delle istituzioni”.

“Due sono le cose fondamentali in cui credo specie dopo la mia esperienza di vita – ha detto poi Mirko Schio, presidente di Fervicredo, costretto su una sedia a rotelle quando, da poliziotto, fu gravemente ferito in un conflitto a fuoco con dei trafficanti di armi -. Una è l’importanza di scegliere da che parte stare, subito e sempre, specie da ragazzi quando si ha una vita di fronte a cui dare un senso; e l’altra è capire che nulla è impossibile, ma che ciascuno può e deve trovare il modo di dare il proprio contributo per cambiare le cose in meglio, come io ho imparato a fare seduto su questa carrozzina, da cui lavoro ogni giorno con tanti amici di Fervicredo per migliorare la vita di altri”.

“Siamo poliziotti e oggi stiamo qui con voi per ribadire che Forze dell’ordine e magistratura sono sempre al vostro fianco in difesa della libertà – ha voluto rimarcare Franco Maccari, Vice Presidente nazionale Fsp -. E lo facciamo anche in questo modo, andando al di là del nostro servizio quotidiano, proprio come la dottoressa Manzini che, con una generosità non comune, oltre a sacrificarsi ogni giorno per la legalità si spende soprattutto per i giovani. Il senso di tutto questo è uno: e cioè che il nostro lavoro continuo e costante non può bastare senza il vostro coinvolgimento. Perché senza l’impegno delle singole persone nel fare quotidiano un vero cambiamento non si può realizzare”.

“Voi siete una generazione che ha una marcia in più – ha detto ai ragazzi insistendo sul tema anche Valter Mazzetti, Segretario Generale Fsp Polizia -, perché avete lo strumento della parola e della denuncia rispetto a temi come la ‘ndrangheta che fino a qualche anno fa ancora qualcuno addirittura negava esistesse. Avete gli strumenti per difendere la vostra libertà, per affermare la vostra dignità, per tradurre in gesti concreti il coraggio che serve per essere protagonisti delle proprie vite, rifiutando scorciatoie e convenienze che portano alla schiavitù, magari scegliendo strade più lunghe e faticose ma che portano alla reale affermazione di se stessi. Strumenti che dovete usare con fiducia, perché troverete sempre Forze dell’ordine e magistrati al vostro fianco, troverete sempre chi vi scolta, chi vi protegge, chi vi sostiene, in qualsiasi circostanza. Avete la certezza che noi ci siamo, quindi l’unica cosa che resta da capire è se voi volete essere da questa stessa parte”.

“Abbiamo il dovere di tenere quei comportamenti che diano vita a una società così come la vogliamo, usando il dirompente potere della parola e della denuncia – ha rimarcato in una diversa maniera anche il procuratore Manzini parlando del suo volume -. E il titolo che ho scelto per il libro, riportando le parole di un boss di ‘ndrangheta, è chiarissimo in questo senso, perché se la criminalità vuole il silenzio allora noi dobbiamo fare una sola cosa: parlare. Se io non ho il coraggio di dire ciò che non accetto, e di denunciarlo, allora io quella cosa la avallo. Ma in realtà parlare e rifiutare certi comportamenti dovrebbe essere la normalità. Una normalità di cui ci dobbiamo riappropriare, con il sostegno che in questo senso ci viene dalle Forze dell’ordine e dalle altre istituzioni, perché la criminalità si crede e vuole apparire forte, ma noi, tutti insieme, siamo più forti”.