Gallicianò: custode intatto dell’eredità ellenofona nel cuore della Calabria, un viaggio nella storia, cultura e tradizioni di un borgo che resiste al tempo
Nascosto tra le maestose colline della Calabria, il piccolo borgo di Gallicianò si erge come un custode inossidabile di un’antica eredità greca. Lontano dai frastuoni del mondo moderno, Gallicianò rimane l’unico rifugio ellenofono intatto, dove la lingua antica viene preservata con affetto, seppur circondata sempre più dal calore rassicurante di un ambiente familiare. L’isolamento strutturale ha permesso a questa comunità di preservare intatte le proprie tradizioni culturali, artigianali, musicali e coreutiche, creando uno spirito di aggregazione e ospitalità che sono diventati distintivi dei Greci di Calabria.
Tra le stradine acciottolate di Gallicianò si cela un gioiello architettonico: la chiesetta della Madonna di Grecia, un simbolo della vibrante sinergia tra la cultura greca e il fervore cattolico-bizantino. Questo piccolo santuario è stato eretto grazie all’ingegno dell’architetto Domenico Nucera, soprannominato affettuosamente “Mimmolino l’Artista”. Accanto alla chiesa sorge un anfiteatro modesto ma incantevole, offrendo una vista mozzafiato sulla vallata sottostante.
Nonostante la modesta popolazione, Gallicianò vibra di un’energia contagiosa, celebrata come la “capitale” della musica, del canto e della danza. Queste arti sono state tramandate di generazione in generazione, affondando le loro radici nei tempi antichi e diventando una parte indissolubile dell’identità locale.
Tra le vie di Gallicianò, è possibile imbattersi in personaggi illustri, come l’Architetto Mimmolino Nucera, noto per aver ridato vita a numerosi ruderi abbandonati, incluso l’antico tempio ortodosso di Panaghìa tis Elladas, che ancora oggi si erge maestoso nel cuore del borgo.
La storia di Gallicianò è intrecciata con le epiche vicende del X secolo d.C., quando, secondo alcuni scritti, la città bizantina di Callicòn, fondata dai romani nel I secolo a.C. come Callicum, subì l’attacco e il saccheggio da parte dei Bulgari. In fuga dalla devastazione, molti abitanti decisero di stabilirsi in Calabria, all’epoca una Terra Bizantina, dando così vita alla pittoresca comunità di Gallicianò.
Arroccato su una ripida scogliera, a un’altitudine di circa 500 metri, Gallicianò offre una vista spettacolare sull’incantevole valle dell’Aspromonte fin dal medioevo.
La piazza centrale, presidiata dalla maestosa chiesa di San Giovanni Battista, rappresenta il cuore pulsante del borgo. Con una facciata che richiama i tratti di un antico tempio greco, la chiesa è il punto focale di un’atmosfera carica di devozione religiosa e convivialità festosa. Ogni fine anno, il sagrato sopraelevato, noto come Prepiglio, si illumina di un falò propiziatorio, che scandisce l’attesa dell’alba con note musicali e danze scatenate, come da antica tradizione.
All’interno della chiesa, la statua di San Giovanni Battista, custodita sull’altare barocco, rappresenta un’icona di rilievo per la comunità, testimoniando la sua profonda fede religiosa. L’atmosfera è permeata dalla presenza del vescovo di Bova, Giovanni Camerota, il cui simbolo araldico scolpito sulla struttura lignea dell’altare risale al periodo compreso tra il 1592 e il 1620, sebbene l’identità dell’artista rimanga avvolta nel mistero.
Un percorso tortuoso tra curve e dirupi conduce al cuore del centro storico di Gallicianò, dove le prime case si dispongono intorno alla piazza principale con la chiesa di San Giovanni Battista, che si erge maestosa a 621 metri sul livello del mare.
Nel tessuto storico e culturale del borgo, la piccola chiesa ortodossa di Panaghìa tis Elladas, dedicata alla Madonna dei Greci, svolge un ruolo significativo. La sua apertura al culto nel 1999 ha segnato un momento di profonda importanza per la comunità, simboleggiando un nuovo spirito ecumenico e un ritorno simbolico dei fedeli ortodossi ai luoghi di culto greci antichi. All’interno della chiesa sono conservate numerose testimonianze della storia, tra cui una statua di San Giovanni risalente al XVI secolo, un fonte battesimale, e antiche campane risalenti al 1508 e al 1683.
Per preservare la memoria di questo borgo che lentamente sta svanendo, i residenti hanno eretto un Museo Etnografico dedicato ad Angela Bogasari Merianoù, una filosofa greca che ha vissuto a Gallicianò negli anni ’70, condividendo le origini e l’amore per la comunità locale. Costruito con il contributo di materiali donati dagli stessi abitanti, il museo rappresenta un pilastro fondamentale per la conservazione dell’eredità culturale del borgo.
Nella quiete del borgo, si trova la “Fontana dell’Amore”, così chiamata in virtù della sua storia come luogo di incontro per i fidanzati. In tempi passati, il fidanzamento ufficiale avveniva