Il Comune di Pentone è tra le poche amministrazioni locali ad aver aderito al Manifesto della Comunicazione non ostile.
Lo ha fatto con un atto deliberativo di giunta e lo ha fatto in tempi rapidissimi.
La sollecitazione oltre che l’invito ad aderire è arrivato dall’associazione “Parole ostili” che ha elaborato e pubblicato tale manifesto.
Di cosa si tratta? Semplice. Di 10 intenti che l’amministrazione comunale di Pentone si impegna a seguire per rappresentare la propria volontà di abbassare i toni e trasmettere un messaggio di non ostilità rispetto a chi invece cerca in tutte le comunità di stare al centro dell’attenzione
con strategie di comunicazione fatte di sfida e alterchi.
“La nostra amministrazione vuole così rompere questo limite – dice il sindaco, Vincenzo Marino – che vede le nostre comunità troppo spesso barricate in strategie oppositive e di ostilità.”
10 quindi i punti per un impegno di responsabilità condivisa tale da favorire comportamenti rispettosi e civili.
Tra i punti più interessanti, al punto 2 si legge, “Si è ciò che si comunica”, o ancora al punto 3, “Le parole danno forma al pensiero”.
Al punto 4 invece il cardine della comunicazione non ostile, “Prima di parlare bisogna ascoltare”. Ed ancora “Le parole hanno conseguenze”, “Le idee si possono discutere. Le persone si devono rispettare”.
Altro impegno importante ed ancora più importante se fosse condiviso il punto 9, “Gli insulti non sono argomenti”, ed infine “Anche il silenzio comunica”.
Si tratta quindi di un decalogo che l’amministrazione sceglie di adottare, ma nello stesso tempo un invito ad abbassare i toni perché il peso delle parole e degli insulti può solo fare male a comunità in cui ci si conosce tutti.
Certamente il Manifesto della comunicazione non ostile acquista un peso rilevantissimo in epoca social, dove chiunque alza i toni e dove spesso manca la conoscenza diretta e gli argomenti necessari.
“Spesso si corre il rischio – aggiunge il primo cittadino – di intervenire a sproposito e scatenare così reazioni a catene che dovrebbero essere evitate. Non si tratta di vietare la libertà di espressione e di opinione, ma semplicemente l’invito ad utilizzare i toni giusti”.
Parte da Pentone quindi la rivoluzione delle parole che dovrà essere e potrà essere una scelta condivisa.