Ormai si fa sempre più pressante la minaccia che i Frati Minori Cappuccini di Catanzaro, il cui convento è annesso alla Chiesa del Monte dei Morti e della Misericordia, possano essere trasferiti altrove
L’associazione “CulturAttiva” manifesta il suo dissenso e la sua preoccupazione di fronte alla possibilità che la città di Catanzaro venga privata di un altro pezzo significativo della sua storia, sia in termini di umanità e di carità cristiana; sia in termini di patrimonio artistico.
Ormai si fa sempre più pressante la minaccia che i Frati Minori Cappuccini di Catanzaro, il cui convento è annesso alla Chiesa del Monte dei Morti e della Misericordia, possano essere trasferiti altrove e in città cresce il fermento e la preoccupazione, manifestati attraverso la creazione di un comitato spontaneo e la promozione di una petizione, sostenuta anche dall’Amministrazione Comunale (si può firmare fino al 10 ottobre, recandosi all’Ufficio Anagrafe del Comune di Catanzaro oppure contattando le associazioni che si sono unite alla mobilitazione).
Una presenza plurisecolare, quella dei monaci Cappuccini nella città di Catanzaro, che affonda le sue radici nel lontano 1534 e che ha visto la collettività accogliere affettuosamente il sodalizio per il calore e la carità che esso stesso era capace di restituire alle fasce meno fortunate della popolazione, così come accade anche oggi.
Nei lunghi secoli di permanenza in città, i frati si sono prodigati per fornire aiuti concreti e sostegno spirituale ai cittadini catanzaresi anche nei momenti di maggiore disagio, generati dall’avvento di terremoti o bombardamenti. Le opere di carità dei frati Cappuccini e la loro stessa presenza, che ha dato vita ad una tradizione monastica profondamente radicata nel territorio, sono attestate all’interno di un vasto patrimonio culturale fatto di testi e documenti storici.
“Non conosciamo le ragioni ufficiali di questa decisione e anche per questo essa risulta ancora più assurda se si pensa ad alcuni fatti ad essa contigui, come l’esistenza in centri come Rombiolo e Cropani, di conventi con un numero minore di frati rispetto a quello ubicato nel capoluogo di regione.
Se si considera poi che nel 2008 anche il Capitolo Provinciale è stato trasferito da Catanzaro a Lamezia, si potrebbe quasi pensare che ci sia un preciso piano di spoliazione della città capoluogo di regione”.
“Non ci sentiamo di muovere queste accuse e né vogliamo entrare nel merito di questioni di diversa natura rispetto al tema che in questa nota ci preme sottolineare e cioè il timore che tali decisioni, di qualunque natura esse siano, possano privare ingiustamente la città non solo di un pezzo della sua storia, rappresentata da un percorso umano e spirituale, ma anche di preziosi beni artistici e culturali frutto del legame profondo tra la comunità catanzarese e i monaci del suddetto ordine”.
“Un patrimonio che, oltre a documenti e testi storici, è costituito anche da opere pittoriche ed antichi e preziosi tessuti in seta, frutto del lavoro delle maestranze altamente specializzate della città di Catanzaro e che si è scelto di donare ai frati. Tutto questo non deve essere tolto alla città!
Chiediamo fortemente che la decisione del trasferimento dei monaci cappuccini non implichi assolutamente anche il depauperamento del patrimonio artistico cittadino”.
Sarebbe fortemente ingiusto, non solo dal punto di vista umano e spirituale (visto che molti di quei doni rappresentano un gesto di misericordia da parte di chi ha deciso di privarsi di un oggetto prezioso per alimentare il percorso di carità seguito dai monaci a favore dei più bisognosi); ma è ingiusto anche dal punto di vista legislativo, visto che il 26/01/2005 è stata stipulata, tra il Ministro per il Beni e le Attività Culturali e il Presidente della Conferenza Episcopale, un’ Intesa relativa alla tutela dei Beni Culturali di interesse religioso appartenenti ad Enti e Istituzioni Ecclesiastiche, secondo la quale i suddetti beni culturali devono essere “mantenuti, per quanto possibile, nei luoghi e nelle sedi di originaria collocazione o di attuale
conservazione”. Un patto che è in applicazione del Decreto Legislativo n. 42 del 22/01/2004 recante il Codice dei Beni Culturali e del Paesaggio, all’articolo 2, comma 4.
“Ci auguriamo che almeno le leggi vengano rispettate, visto che non si fa la stessa cosa in termini di buon senso”, queste le parole di Angela Rubino, Presidente Associazione “CulturAttiva”.