Per il Viadotto Cannavino, all’inizio degli anni ‘70, è stato impiegato un sistema strutturale con lunghe travi a sbalzo precompresse, piuttosto ardito per l’epoca, che comportava un importante impegno costruttivo e spesso grandi difficoltà realizzative. Tale particolarità, come in altri casi, ha comportato il manifestarsi fin da subito, o nel tempo, di cedimenti e avvallamenti in corrispondenza dei giunti principali anche a causa del cosiddetto fluage (deformazioni viscose del calcestruzzo).
Il viadotto, come tutte le vecchie opere stradali, richiede nel tempo sia interventi di manutenzione straordinaria, per conservarne la funzionalità (come l’intervento di prima fase appena ultimato), sia interventi di miglioramento strutturale e sismico, per allungarne la vita (come nel caso dell’intervento di seconda fase in corso di progettazione), interventi descritti pubblicamente in incontri istituzionali presso la Prefettura di Cosenza, ed in un apposito incontro pubblico aperto alla cittadinanza e svoltosi a marzo scorso nella sede della Comunità Montana locale.
Anas, a partire dal 2006 ha attivato il controllo del ponte mediante un sistema di monitoraggio (topografico, strumentale, interferometrico), utile per verificare il comportamento dell’opera e intervenire in caso di movimenti o cedimenti anomali.
Il monitoraggio e le altre indagini eseguite nel tempo sul Viadotto (prove di carico e sui materiali, verifiche stato tensionale e di ossidazione dei cavi precompressione eccetera) hanno consentito la raccolta di dati e informazioni, più volte condivisi pubblicamente e in riunioni di coordinamento con la Protezione Civile Regionale e l’Università di Cosenza.
Oggi è inoltre in corso una campagna geognostica sul terreno di fondazione delle pile i cui risultati, appena disponibili, saranno anch’essi resi da subito pubblici come tutti gli altri dati di indagine e monitoraggio.
Sull’analisi di tutti questi dati si sono basati i pareri tecnici espressi dai consulenti scientifici ANAS nel corso del tempo fino ad oggi sulla sicurezza strutturale dell’opera, pareri tutti di esito positivo e anch’essi sempre condivisi nel corso dei numerosi incontri sul tema tenuti presso la Prefettura di Cosenza alla presenza di tutti i rappresentanti istituzionali convocati, compresa la Regione Calabria, quanto presente.
In questo intervento di prima fase si è provveduto a ridurre gli avvallamenti esistenti mediante l’introduzione di due piastre ortotrope in acciaio in corrispondenza dei giunti principali e a modificare il profilo della pavimentazione, grazie all’impiego di uno speciale bitume impiegato per la prima volta in Calabria.
La formazione di piccole buche nei primi giorni di apertura, naturalmente prontamente riparate, è dovuta proprio alla particolarità del materiale impiegato, che ANAS seguirà a tenere sotto controllo per garantire la massima qualità dell’intervento nel rispetto delle previsioni progettuali.
Nell’intervento di prima fase, a seguito di un imprevisto legato all’ossidazione dei cavi di precompressione esistenti, si è verificato un rallentamento dei lavori e un prolungamento dei tempi di esecuzione, proprio per la necessità di svolgere tutte le attività di indagine e analisi necessarie ad accertare, come è poi avvenuto, l’assenza di problemi strutturali.
Per alleviare gli effetti della chiusura totale del viadotto, ANAS ha investito circa 250.000 euro per migliorare le viabilità alternative e per riaprire al traffico la ex SS 107, viabilità locale utile per ridurre i tempi di percorrenza e per alleggerire le sofferenza dei cittadini e delle attività commerciali interessate, cercando sempre di contemperare, con massimo impegno e serietà, le esigenze di sicurezza stradale con quelle della piena fruibilità di un’opera strategica per il territorio.