LAMEZIA TERME, 6 AGO 2016 – Nella mattinata odierna, i Carabinieri del Nucleo Investigativo del Comando Provinciale di Catanzaro e della Compagnia di Lamezia Terme, hanno eseguito, presso le case circondariali di Catanzaro e Palmi (Rc), due misure cautelari in carcere rispettivamente nei confronti di Paradiso Angelo Francesco e Carnovale Pasquale, entrambi lametini classe 86, per i reati, in concorso tra di loro, di tentato omicidio aggravato, detenzione e porto illegale di arma comune da sparo e ricettazione aggravati dalle circostanze di aver agito con modalità e condotte tipiche dell’appartenenza ad un sodalizio di tipo mafioso.
Il Provvedimento cautelare emesso dal Tribunale di Catanzaro, scaturisce dall’accoglimento delle risultanze investigative presentate dai militari dell’Arma, diretti dalla Procura Distrettuale della Repubblica di Catanzaro, nell’ambito della più ampia attività d’indagine denominata Chimera, a seguito di attività di riscontri, raffronti e propalazioni di diversi collaboratori di giustizia nonché da accertamenti di tpo tecnico, effettuati dal Ris di Messina, e dalle immediate attività di tipo intercettivo poste in essere già nell’immediatezza dei fatti e che hanno permesso di appurare le piena responsabilità degli odierni arrestati, appartenenti alla locale cosca di ‘nrangheta denominata Cerra-Torcasio-Gualtieri, nell’azione omicidiaria perpetrata il 19 novembre del 2011 a Lamezia Terme, e nello specifico in via Foderaro, nei confronti di Morello Giuseppe allorquando quest’ultimo, nel mentre percorreva la predetta via, dopo essere stato affiancato da una moto con a bordo due soggetti, fu attinto da tre dei 9 colpi cal 3.80 auto sparati da uno di essi.
Il Paradiso nell’odierna ordinanza è stato altresì cautelato poiché individuato quale mandante nonché materiale esecutore del tentato omicidio, compiuto l’11 dicembre dello stesso anno, in danno di SALADINO Pasquale, avvenuto in via dei Bizantini, dinanzi il circolo arcipesca denominato “Jimmy”. Nell’occasione oltre alla vittima, raggiunta da sei dei 9 colpi cal 9×21 esplosi con il chiaro intento, considerato il numerico dei colpi, di causarne la morte, rimase ferito anche l’allora minore CUDA Pietro, colpito da un proiettile ad un piede.