CATANZARO, 3 APR 2017 – Si sono svolti oggi al Duomo i funerali di monsignor Antonio Ciliberti, scomparso il 1° aprile dopo un intervento chirurgico al cuore nel policlinico Gemelli di Roma. La scomparsa del vescovo ha suscitato grande commozione non solo tra i fedeli, ma anche tra coloro che hanno apprezzato il suo impegno contro la mafia.
Antonio Ciliberti è stato un uomo di fede e di coraggio, che ha dedicato la sua vita alla lotta contro la criminalità organizzata. Nel corso della sua carriera ecclesiastica ha subito diversi attacchi da parte dei mafiosi, che cercavano di intimidirlo e di mettere a tacere la sua voce. Nel 1985 qualcuno cercò di fermarlo sparando contro le finestre dell’episcopio. Il vescovo finì sotto scorta, ma ciò non servì a fermarlo. La sua reazione fu quella di chiedere ai parroci di leggere nella Messa domenicale una lettera in cui si invitano i fedeli a non acquistare merce nei negozi gestiti dai mafiosi. Un gesto coraggioso che dimostra la sua determinazione nell’affrontare la mafia e nell’indicare il cammino della giustizia e della legalità.
Inoltre, Antonio Ciliberti ha giocato un ruolo di primo piano anche nel lungo sequestro del giovane Cesare Casella. Nel 1992, il ragazzo di soli 12 anni fu rapito dalla ‘ndrangheta calabrese e tenuto prigioniero per quasi tre anni. Monsignor Ciliberti si impegnò personalmente per la sua liberazione, intervenendo con le autorità e con i mafiosi per cercare di trovare una soluzione pacifica al sequestro. Il suo impegno fu determinante per la liberazione del ragazzo, avvenuta nel marzo del 1995.
Ma chi era Mons. Antonio Ciliberti?
Nato a San Lorenzo del Vallo, in provincia di Cosenza, il 31 gennaio 1935; , era stato ordinato sacerdote il 12 luglio 1959. Dopo aver svolto diversi incarichi in Calabria, venne nominato vescovo della diocesi di Locri-Gerace nel 1988. Ricevette l’ordinazione episcopale il 28 gennaio 1989 dall’arcivescovo Serafino Sprovieri, dall’arcivescovo Giuseppe Agostino e dall’arcivescovo Antonio Cantisani.
Nel 1993 venne nominato arcivescovo dell’arcidiocesi di Matera-Irsina e nel 2003 arcivescovo dell’arcidiocesi di Catanzaro-Squillace, dove ha svolto il suo ministero fino al 2011, anno in cui Papa Benedetto XVI lo sostituì con Vincenzo Bertolone.
Dal 1993 è stato anche membro della commissione episcopale della CEI per l’educazione cattolica, la cultura, la scuola e l’università, dimostrando una particolare attenzione alla formazione delle giovani generazioni.
Antonio Ciliberti è stato un uomo di fede e di grande coraggio, che ha sempre lottato per la verità e la giustizia, senza mai temere le conseguenze. La sua vita è stata un esempio di dedizione al bene comune e di impegno per il rispetto della dignità umana. Ha dedicato la sua carriera ecclesiastica alla lotta contro la mafia, mettendo a rischio la sua stessa vita per difendere i valori della giustizia e della legalità.
La sua morte rappresenta una grande perdita per la Chiesa e per tutti coloro che credono nei valori della democrazia e della libertà. Il suo esempio rimarrà vivo nella memoria di tutti coloro che hanno avuto la fortuna di incontrarlo e di condividere con lui i suoi ideali.
La lotta contro la mafia è ancora oggi una delle sfide più importanti per la società italiana. Nonostante i progressi degli ultimi anni, la criminalità organizzata continua a rappresentare una minaccia per la legalità e la democrazia del nostro Paese. In questo contesto, l’esempio di Antonio Ciliberti è particolarmente significativo, poiché ci ricorda l’importanza di difendere i valori della giustizia e della libertà, senza mai cedere alle intimidazioni e alle minacce.
La scomparsa di monsignor Antonio Ciliberti rappresenta una grande perdita per la Chiesa e per la società italiana.