“Processo alla ‘ndrangheta”. Questo il titolo della puntata di PresaDiretta di lunedì 15 marzo, alle 21:20, su Rai3.
Riccardo Iacona, Marco Raffaele della Monica e Torchia Massimiliano per la prima volta porteranno in televisione, l’inchiesta “Rinascita Scott”. Una delle più importanti operazioni contro la ‘ndrangheta, coordinata dalla Procura di Catanzaro, diretta da Nicola Gratteri.
Con 479 indagati e 334 persone arrestate nel dicembre 2019, l’inchiesta “Rinascita Scott” ci permette di capire come pensa la ‘ndrangheta e come riesce ad allearsi con la società, con la politica e con l’economia.
Al centro dell’indagine c’è la cosca guidata dal boss Luigi Mancuso e le decine di clan a lui collegati, che comandavano su Vibo Valentia e sulla provincia.
Tra gli intervistati nel programma di Iacona, oltre al procuratore Nicola Gratteri, ai magistrati e agli ufficiali dell’Arma dei carabinieri, c’è anche uno dei giornalisti di LaC News24, Pietro Comito.
Rinascita Scott: oltre 300 arresti tra boss, politici e imprenditori
La mattina del 19 dicembre 2019, i carabinieri del R.O.S. ed il Comando Provinciale Carabinieri di Vibo Valentia, con il supporto dei Comandi Provinciali territorialmente competenti, di personale del G.I.S, del 1° Reggimento Paracadutisti Tuscania, del NAS, del TPC, dei quattro Squadroni Eliportati Cacciatori e dell’8° Elinucleo CC hanno dato esecuzione ad una ordinanza di custodia cautelare emessa dal G.I.P. del Tribunale di Catanzaro, su richiesta della locale Procura Distrettuale Antimafia nei confronti di 334 indagati.
Gli indagati sono ritenuti responsabili, a vario titolo, di associazione di tipo mafioso, omicidio, estorsione, usura, fittizia intestazione di beni, riciclaggio, detenzione di armi, traffico di stupefacenti, truffe, turbativa d’asta, traffico di influenze e corruzione.
I provvedimenti cautelari sono stati eseguiti in Calabria e in varie province della Lombardia, Piemonte, Veneto, Liguria, Emilia Romagna, Toscana, Lazio, Sicilia, Puglia, Campania, Basilicata, nonché in Svizzera, Germania e Bulgaria.
Nella medesima giornata si era data esecuzione anche a un decreto di sequestro preventivo di beni mobili e immobili per un valore complessivo di circa 15 milioni di euro.
Le indagini hanno consentito di ricostruire con completezza gli assetti di tutte le strutture di ‘ndrangheta dell’area vibonese e fornito un’ulteriore conferma dell’unitarietà della ‘ndrangheta. Al cui interno le strutture territoriali (locali/ ‘ndrine) godono di un’ampia autonomia operativa. Seppur nella comunanza delle regole e nel riconoscimento dell’autorità del Crimine di Polsi.
Con uno sforzo enorme centinaia di carabinieri per 4 anni hanno pedinato, monitorato e intercettato decine di ‘ndranghetisti.
Nulla sfuggiva al controllo criminale: appalti, compravendita di beni, intestazioni fittizie, contratti tra privati, acquisizione di imprese, imposizione del pizzo e un enorme giro di usura, un vero e proprio circuito bancario illegale parallelo.
Gli ‘ndranghetisti sapevano tutto di tutti, quanti soldi sul conto corrente, quali e quante le proprietà immobiliari possedute, ereditate o vendute. E su tutto mettevano il loro cappello.
Impressionante è il numero di colletti bianchi che si erano prestati agli interessi mafiosi. Commercialisti, notai, avvocati, amministratori pubblici e funzionari, personale dei palazzi di giustizia, uomini delle forze dell’ordine. Rinascita Scott è una enciclopedia dell’universo mafioso calabrese, c’è di tutto dentro: decine di omicidi e di lupare bianche, il traffico d’armi e quello internazionale di droga, ma ci sono anche le storie delle persone umili vittime del potere ‘ndranghetista, a dimostrazione che dove comanda la mafia soffrono tutti.
In merito alla cosca “Mancuso”, oltre al ruolo dipolo di riferimento dell’ampia rete delle strutture ‘ndranghetiste vibonesi, è chiaramente emersa anche la sua rilevanza a livello extraprovinciale, dimostrata sia dagli attuali e strutturati rapporti, finalizzati al mutuo soccorso ed allo scambio di favori criminali, instaurati, tra gli altri, con i “DE STEFANO” di Reggio Calabria e i “PIROMALLI” di Gioia Tauro, sia dai rapporti intrattenuti con esponenti di cosa nostra, databili all’epoca pre-stragista.