Le Fiamme Gialle del Comando Provinciale della Guardia di Finanza – sotto il coordinamento della Procura della Repubblica di Reggio Calabria – hanno proceduto alla confisca nei confronti di un imprenditore del vibonese, Tassi Ettore, di n. 2 imprese – operanti nel settore del confezionamento di abiti da sposa – con sede a Vibo Valentia, di rapporti finanziari nonché di innumerevoli beni immobili, tra cui una villa con piscina sita in Ricadi (VV), il tutto per un valore stimato pari a quasi 6 milioni di euro.
Tale provvedimento, emesso dalla Sezione Misure di Prevenzione del Tribunale di Reggio Calabria, rappresenta l’epilogo dell’articolata e capillare attività investigativa svolta dal Nucleo di Polizia Tributaria – G.I.C.O. di Reggio Calabria, che ha permesso di accertare un’ingiustificata discordanza tra il reddito dichiarato (pari in diverse annualità, addirittura, a zero) e il patrimonio a disposizione, direttamente o indirettamente, di Tassi Ettore, imprenditore contraddistinto da pericolosità sociale qualificata in quanto riconosciuto appartenente alla cosca di ‘ndrangheta MOLÈ di Gioia Tauro con radicate ramificazioni operative in varie Regioni italiane.
A tal fine è stata estrapolata e acquisita copiosa documentazione – ufficiale e non – quale contratti di compravendita di beni immobili, di quote societarie, atti notarili, scritture private ecc., necessari a ricostruire ogni singola operazione economica effettuata dall’imprenditore e dal proprio nucleo familiare.
Il materiale così acquisito è stato oggetto, quindi, di circonstanziati approfondimenti tesi a ricostruire, con dovizia di particolari, tutte le movimentazioni finanziarie eseguite da Tassi Ettore e dai propri familiari, le quali, nel corso dell’ultimo trentennio, hanno determinato un arricchimento decisamente anomalo, se rapportato alla lecita capacità reddituale dichiarata dai soggetti investigati.
TASSI Ettore era stato già sottoposto alla misura di prevenzione personale della sorveglianza speciale di P.S. con obbligo di soggiorno per anni due e, da ultimo, condannato – con sentenza passata in giudicato della Corte di Appello di Reggio Calabria in data 18.12.2006 – alla pena detentiva di anni quattro e mesi sei di reclusione per i delitti di associazione per delinquere di tipo mafioso, rapina tentata, furto e detenzione illegale di armi.