La requisitoria nel processo Rinascita Scott, che coinvolge oltre 300 imputati, ha avuto inizio oggi nell’aula bunker di Lamezia Terme, di fronte ai giudici del tribunale di Vibo Valentia. Si tratta di un importante procedimento che mira a perseguire presunti boss e affiliati delle cosche della ‘ndrangheta nel vibonese, nonché i loro legami con il mondo istituzionale, politico, imprenditoriale e massonico deviato.
Il procuratore Antonio De Bernardo, della Direzione Distrettuale Antimafia (Dda) di Catanzaro, ha aperto la requisitoria citando le parole di Giovanni Falcone. Insieme a lui, interverranno anche i colleghi Annamaria Frustaci e Andrea Mancuso per esporre le accuse. Si prevede che la requisitoria si protrarrà per diverse settimane.
Prima dell’intervento del pm, la Dda di Catanzaro ha depositato gli atti dell’operazione di fermo eseguita ieri nei confronti di 61 individui accusati di appartenere alle cosche della ‘ndrangheta nei comuni del vibonese, tra cui Mileto, Filandari, Zungri, Briatico e Cessaniti.
De Bernardo ha scelto una citazione di Falcone per avviare la sua requisitoria davanti al collegio del maxi processo Rinascita Scott, affermando: “Non si può parlare di mafia delle estorsioni come non si può parlare di mafia dei triplici appalti, della droga, degli omicidi e così via. Il fenomeno mafioso è lungo e unitario e solo in una visione complessiva, globale, unitaria si possono poi studiare e approfondire adeguatamente le singole strategie e le varie sfaccettature del fenomeno mafioso stesso“. Con queste parole, De Bernardo ha impostato il tono del suo intervento nel processo Rinascita Scott.
Accanto a De Bernardo, erano presenti il procuratore Nicola Gratteri e la sostituta procuratrice Annamaria Frustaci. Alle loro spalle sedevano i vertici dell’Arma dei Carabinieri che hanno partecipato alle indagini: il colonnello del ROS Giovanni Migliavacca, Massimiliano D’Angelantonio, comandante del II reparto investigativo del ROS, e il comandante della provincia di Vibo Valentia, Luca Toti.
Citando una frase di Falcone pronunciata 30 anni fa, De Bernardo ha sottolineato l’importanza cruciale di questo processo contro le cosche vibonesi e i loro complici. Secondo De Bernardo, l’approccio di Falcone a Cosa Nostra era valido 30 anni fa ed è ancora valido oggi per quanto riguarda il fenomeno della ‘ndrangheta.
Il pm ha affermato: “Parto da questo perché si è parlato molto nel corso di questi anni di un parallelismo tra questo processo e il maxi processo di Palermo. Si è parlato di parallelismi in termini numerici, ma questo è riduttivo, perché i numeri di per sé non dicono niente e nessuno cerca i numeri per i numeri. I numeri significano qualcosa soltanto se sono la conseguenza di un metodo di lavoro”. De Bernardo ha sottolineato che la lezione di Falcone e Borsellino è stata appresa e che il concetto di coordinamento e di un’analisi globale è oggi parte integrante dell’approccio di ogni magistrato serio.
Nonostante l’inizio ritardato della requisitoria a causa di un’eccezione sollevata dall’avvocato Giovanni Vecchio, il pm ha depositato ulteriori prove relative all’operazione “Maestrale-Carthago”, che ha portato ieri all’arresto di 61 persone coinvolte e a un totale di 167 indagati. Le conseguenze di quest’operazione hanno ulteriormente ritardato l’inizio della requisitoria, poiché è stato necessario stabilire collegamenti video con gli imputati del maxi processo che erano in libertà ma sono stati arrestati ieri.
Il blitz Rinascita Scott è scattato nella notte del 19 dicembre 2019, con l’operazione condotta dai carabinieri sotto il coordinamento della Dda di Catanzaro, guidata dal procuratore Nicola Gratteri.
Tra gli imputati figurano i clan Mancuso di Limbadi e Nicotera, Lo Bianco-Barba di Vibo Valentia, Pugliese di Vibo, Pardea-Camillò-Macri’ di Vibo Valentia, Accorinti di Zungri, Bonavota di Sant’Onofrio, Cracolici di Maierato e Filogaso, Mazzotta di Pizzo Calabro, Barbieri di Cessaniti, Fiarè-Razionale-Gasparro di San Gregorio d’Ippona e La Rosa di Tropea.
Il processo Rinascita Scott rappresenta un importante sforzo per contrastare la ‘ndrangheta e smantellare i suoi legami con il tessuto sociale ed economico. Attraverso questa requisitoria, la giustizia spera di gettare luce sul fenomeno mafioso e di ottenere condanne significative per coloro che sono coinvolti in queste attività criminali. La lotta contro la criminalità organizzata rimane una priorità per le istituzioni italiane e per la società nel suo insieme, al fine di garantire la sicurezza e la legalità in tutto il paese.