Lega, picchia e uccide un anziano in casa a scopo di rapina. Per cancellare le tracce incendia l’abitazione e scappa in Bulgaria
Lo hanno legato, immobilizzato, picchiato e ucciso. Poi, per cancellare tutte le tracce, hanno dato fuoco alla casa. E’ morto così, con il cranio e il torace fracassati, Andrea Mastrandrea, 75 anni, trovato riverso a terra nella sua abitazione in contrada Scarro di Filadelfia, in provincia di Vibo, il 20 giugno del 2013.
Sei anni dopo i Carabinieri del Nucleo Operativo e Radiomobile della Compagnia di Vibo hanno risolto il mistero e individuato il presunto autore e il suo complice di un omicidio rimasto per lungo tempo irrisolto.
Nella nottata dello scorso 4 luglio i militari dell’Arma sono infatti giunti all’aeroporto di Fiumicino (Roma) per eseguire il mandato di arresto europeo per omicidio, rapina ed incendio aggravato a carico di Vasil Naidenov Ivanov, detto “Vasco”, 29 anni, cittadino bulgaro, estradato in Italia su ordine del gip di Lamezia Terme, competente per territorio (Filadelfia ricade infatti nel distretto giudiziario lametino). Un’altra persona risulta indagata a piede libero. Si tratta di un altro bulgaro, Tihomir Antov Krasimirov, ritenuto dagli inquirenti complice e coautore dell’omicidio.
LA RICOSTRUZIONE DEGLI INQUIRENTI
Secondo le risultanze investigative dei Carabinieri del Norm che hanno raccolto diversi elementi di prova alla base del delitto ci sarebbe un furto nell’abitazione della vittima. Di fatti i due si sarebbero introdotti in casa dell’anziano con l’obiettivo di impossessarsi di una somma di denaro che l’uomo nascondeva in alcuni barattoli.
I due sarebbero però stati scoperti e prima di dileguarsi con un bottino imprecisato Ivanov avrebbe immobilizzato, pestato a morte e ucciso Andrea Mastrandrea.
L’uomo sarebbe stato colpito più volte al cranio e al torace provocandogli la frattura alle costole e allo sterno con conseguente emorragia che ha causato la morte.
Successivamente, per cancellare le prove, i due bulgari avrebbero dato fuoco alla mobilia causando un incendio spento dai vigili del fuoco intervenuti sul posto unitamente ai Carabinieri dopo essere stati allertati dal figlio che nel frattempo aveva fatto la tragica scoperta. Del presunto assassino e del suo complice nessuna traccia. Per i Carabinieri subito dopo aver commesso l’omicidio avrebbero lasciato la Calabria per recarsi in Bulgaria.
L’OMICIDA CONOSCEVA BENE LE ABITUDINI DELLA VITTIMA
A loro due i Carabinieri del Norm sono arrivati dopo una serie di intercettazioni. Ivanov è infatti il nipote dell’ex badante di Mastrandrea che da un paio di mesi aveva deciso di trasferirsi nella casa dove poi è stato ucciso per condurre una vita “più autonoma”. “Vasco” conosceva quindi bene le abitudini della vittima per la quale in qualche occasione aveva anche fatto da autista oltre ad aver ricevuto alcune somme di denaro. Una volta delineato il quadro indiziario il Norm di Vibo ha quindi chiesto l’assistenza dell’Interpol e, in particolare, della Polizia bulgara per gli opportuni riscontri. E’ quindi risultato che Ivanov in patria fosse conosciuto come “personaggio la cui propria fonte di guadagno proveniva da azioni delittuose” con contatti con soggetti criminali.
RIGETTATO L’ARRESTO PER IL PRESUNTO COMPLICE
Il gip del Tribunale di Lamezia Terme ha quindi disposto l’applicazione della misura cautelare in carcere per Vasil Ivanov nei confronti del quale sussistono “imperiose esigenze cautelari”. L’uomo è stato quindi estradato e tradotto in carcere a Rebibbia. Resta indagato a piede libero Tihomir Antov Krasimirov, per il quale il giudice ha rigettato l’arresto per “difetto di gravità indiziaria a suo carico”.