“Se noi oggi capiamo, e lo possiamo capire anche da questa relazione, che alcuni interventi da qui al 30 giugno 2026 non possono essere realizzati, ed è matematico, è scientifico che sia così, dobbiamo dirlo con chiarezza”. Così ha dichiarato il ministro degli Affari Europei e del Pnrr, Raffaele Fitto, intervenendo, nella giornata di ieri, alla presentazione della relazione della Corte dei Conti sul Pnrr alla Camera.
Secondo il ministro Fitto, dunque, a qualche progetto, se non a molti, si dovrà rinunciare! O meglio, il ministro, durante il dibattito ha sottolineato come, molti progetti potrebbero essere recuperati finanziandoli con fondi di coesione che hanno scadenze più lontane nel tempo.
Tutto questo muterà inevitabilmente gli impatti sulla crescita economica del Paese. Infatti se non si riuscissero ad attuare gli interventi progettati all’interno del Pnrr, nei i tempi previsti (triennio 2023-2026), la crescita finanziaria ed economica del nostro Paese rallenterà.
Proprio come previsto già dalla nota NADEF dello scorso settembre 2022 e proprio come annunciato alla Camera da parte del ministro Fitto e della Corte dei Conti.
Inevitabilmente, dunque, se gli obiettivi rimanessero immutati, e mutuerebbe invece il range temporale previsto entro il quale questi dovranno essere realizzati, l‘impatto sulla crescita del PIL (Prodotto Interno Lordo) del nostro Paese cambierà, subendo un rallentamento!
Fino a giugno 2026 (range entro cui l’agenda di Governo dovrà essere attuata secondo la manovra di Bilancio approvata) dunque il PIL dovrebbe essere rivisto al ribasso.
Pnrr e crescita de PIL dell’Italia
Secondo l’ultima Nota di aggiornamento al DEF, NADEF (27 settembre 2022), nell’anno 2022, l’Italia ha sorpreso Unione Europea e il mondo Occidentale intero raggiungendo un +3,3% del PIL, nonostante la crisi post-pandemica e la crisi energetica (superando ogni previsione su statistiche di finanza pubblica).
In questo primo trimestre del 2023, invece, il nostro Paese ha rallentato, +0,6% (sempre secondo quanto riportato nell’ultima Nota di aggiornamento al DEF).
Ecco perché nella giornata di ieri, il ministro Fitto ha affermato nell’incontro di ieri alla Camera di non dover “aspettare il 2025 per aprire il dibattito su di chi sia la colpa!”.
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