Gerace: l’inaccettabile esclusione che ci fa riflettere
L’EDITORIALE – Nel cuore della pittoresca Gerace, un antico borgo situato nella soleggiata Calabria, dove le tradizioni religiose si intrecciano con le strette vie lastricate di pietra, si è verificato un evento che ha suscitato profonde emozioni e indignazione nella comunità locale e non solo. La storia della piccola bimba autistica allontanata dalla Basilica di Gerace ha scosso le coscienze e ha messo in luce una dolorosa verità: l’inclusione deve essere più di una parola, deve essere una pratica quotidiana.
Il padre di questa giovane bimba si è rivolto alla stampa per condividere la sua versione dei fatti e per farci riflettere sull’importanza di accogliere e comprendere le sfide che le famiglie con bambini autistici affrontano ogni giorno.
La vicenda ha avuto inizio il 7 settembre, quando la famiglia si è recata alla Basilica di Gerace per assistere a una cerimonia di matrimonio. Come spesso accade ai bambini della sua età, la piccola ha avuto momenti di pianto, una risposta del tutto naturale a situazioni fuori dalla sua routine quotidiana. Suo padre, con la saggezza e l’amore di un genitore, afferma che questi momenti erano gestibili e non avrebbero dovuto compromettere la celebrazione liturgica.
Ciò che è accaduto, tuttavia, ha lasciato un’ombra indelebile nella mente di tutti coloro che erano presenti. Il sacerdote, anziché adottare un approccio compassionevole e comprensivo, ha deciso di allontanare la bambina dalla Chiesa. Un gesto che, come dichiara il padre, è stato “chiaro, palese e inequivocabile”. Non c’è spazio per malintesi o interpretazioni in questa triste vicenda: la bambina è stata esclusa dalla Chiesa di fronte a tutti.
La reazione della comunità è stata unanime nell’esprimere disappunto e disapprovazione nei confronti del comportamento del prete. Persone provenienti da tutte le sfere della vita a Gerace hanno espresso solidarietà e compassione per la famiglia e la piccola, rifiutando l’atteggiamento del sacerdote come inappropriato e insensibile.
La reazione del Consiglio Pastorale di Gerace, che ha cercato di giustificare l’azione del sacerdote, ha lasciato molti interrogativi irrisolti. Il padre della bambina smentisce le affermazioni del Consiglio, ribadendo che il pianto della bambina non ha disturbato la cerimonia e che la situazione poteva essere gestita in modo diverso, senza la necessità di allontanare una bambina autistica dalla Chiesa.
Questo episodio getta luce sulla necessità di una maggiore sensibilità e comprensione delle sfide che le famiglie con bambini autistici affrontano quotidianamente. L’inclusione non può essere un concetto vuoto; deve essere un impegno tangibile da parte di tutti noi. Dobbiamo accogliere coloro che sono diversi da noi e ascoltare le loro esigenze.
Infine, il padre della bambina sottolinea una verità universale: i gesti parlano più forte delle parole. Nel nostro cammino verso una società più inclusiva, dobbiamo prestare attenzione a come trattiamo gli altri e come rispondiamo alle sfide dell’inclusione. In un luogo sacro come la Chiesa, ci si aspetta che i valori di amore, compassione e comprensione siano sempre in primo piano.
Questa storia triste ma illuminante dovrebbe servire da spunto per una profonda riflessione su come possiamo tutti contribuire a creare una comunità più inclusiva, consapevole e amorevole. Nessuno dovrebbe mai sentirsi escluso dalla Chiesa o dalla società a causa delle loro differenze.