L’Associazione “Le Città Visibili” la scorsa domenica, 22 maggio, è stata in viaggio verso il borgo di Roseto Capo Spulico (CS).
Ad accogliere “Le Città Visibili” c’è stato Giovanni Pirillo, addetto-stampa del Comune e membro dell’Associazione “Roseto Capo Spulico Virtual Community”.
Ecco allora il racconto di Roseto Capo Spulico attraverso gli occhi di “Le Città Visibili”
Dopo un breve e piacevole percorso a piedi sul lungomare, che ci permette di ammirare le acque di un mare cristallino degno della meritata “bandiera blu”, siamo ospiti del ‘Museo delle conchiglie’. Qui ci descrivono le caratteristiche delle numerose conchiglie esposte. Queste conchiglie rappresentano soltanto una piccola parte della ricca collezione del donatore Luciano Luisi, poeta, scrittore e giornalista.
Abbiamo toccato con mano l’habitat di quelle conchiglie, che permette loro di sopravvivere in ogni condizione. Ci avviamo, poi, verso quello che è da considerare l’obiettivo primo del nostro viaggio: il Castrum Petrae Roseti, ovvero il castello di Roseto Capo Spulico. Camminando mi viene da pensare a quante volte, e non soltanto da bambini, ci è capitato di sognare guardando il mare, un grande albero o ciò che resta di un castello! Sogni che ci vedono protagonisti di un mondo che non ci appartiene ma che ha la capacità di farci sentire coinvolti in avventure e storie lontane dalla realtà che viviamo.
Il Castello di Roseto Capo Spulico
Il castello si erge su una solida roccia, a picco sul mare Jonio e, certamente, ha affascinato e affascina chiunque lo visiti e i naviganti che solcano quel tratto di mare.
Attraversiamo con emozione l’alto arco d’ingresso in pietra su cui è scolpita una rosa tra petali di giglio quale simbolo di appartenenza all’ordine templare, poi vediamo nicchie, grandi anfore, gradini in pietra consumati al centro, proprio come si addice a un luogo “vissuto” ricco di fascino e mistero.
Fanno parte del fascino che lo circonda e del mistero che vi aleggia il Sigillo di Salomone, il Simbolo del Grifone e la copia dell’Onfale (sfera di pietra impastata con sopra incisi un Agnus Dei e altri segni della Passione di Cristo) presenti nel castello e la cui costruzione risale all’undicesimo secolo. Nasce come tempio pagano, poi i basiliani lo trasformano in tempio cristiano e i Cavalieri Templari in postazione militare. Infine Federico II di Svevia volle che quel sito divenisse il suo castello concepito e sviluppato su pianta trapezoidale. Il maniero presenta diversi stili architettonici a testimonianza del suo “essere” nel corso degli anni.
La “Taverna del Macellaio”
Dopo tanto spazio all’immaginazione nel toccare con mano le mura di un luogo che è fusione tra sacro e profano, ci caliamo in una nuova realtà. Una realtà che sa di profumi culinari e gusto presso la “Taverna del macellaio”. Qui abbiamo gustato un pranzo veramente ricco e ogni pietanza era sapientemente preparata alcune anche a base di ciliegie. Dopo il pranzo ci spostiamo nel ciliegeto del signor Angelo Rinaldi che si è premurato di prenotare il ristorante. Il signor Angelo ha messo a nostra disposizione il frutteto per farci provare il piacere di staccare tanta bontà direttamente dalla pianta: un’attenzione non da poco!
Il centro storico di Roseto Capo Spulico
Al termine di questa esperienza, ci attende un nuovo nucleo abitativo da visitare: il centro storico di Roseto Capo Spulico. Il centro si sviluppa tra le mura di cinta del “Castrum Roseti” residenza di Roberto il Guiscardo. Ci soffermiamo davanti al palazzo nobiliare del barone Mazzario e poi nelle “vinelle” del borgo, ora strettissime ora più ampie. Poi le chiese che, cariche di anni e di semplicità, sanno custodire antichi profumi d’incenso e voglia di perpetuare la fede.
Si ritorna a casa mentre i sogni continuano ad affascinare i nostri pensieri.
Leggi anche – Roseto Capo Spulico tra i 18 comuni italiani selezionati per il Jazz’Inn 2022 -.