È in uscita il 16 maggio prossimo “Le canzoni di Claudio Baglioni spiegate a mia figlia”. Ivan Fedele – artista e autore del libro (Read[A]ction editore del calabrese Michele Caccamo) – si cimenta in un’opera molto ambiziosa riuscendo magicamente a semplificare anche i concetti più complessi della poetica di un artista che risulta così per lo più sconosciuto al grande pubblico. Un libro imperdibile per gli estimatori e consigliato a chi ancora oggi crede che Baglioni abbia scritto solo di piccoli e grandi amori.
«Continuiamo a essere giovani e il tempo non è passato e se è passato è peggio per lui. Noi ci siamo ancora e ne abbiamo di tempo.» Iniziava così un libro storico di Claudio Baglioni dal titolo “Notti di note” (Rusconi 1985) in cui il noto fotografo di VIP internazionali Guido Harari raccontava il tour legato all’album “La vita è adesso” attraverso bellissime fotografie e un’intervista ancora oggi immancabile nella libreria di chi segue l’artista, insieme ad altri libri (ad esempio “Il romanzo di un cantante”, M. Romano, Lato Side, 1977) che hanno rivelato chi è veramente il musicista Claudio Baglioni.
Dal 16 maggio 2023 potrebbe aggiungersi anche il libro di Ivan Fedele tra i testi che non dovrebbero mai mancare tra gli scaffali di chi si professa estimatore dell’artista romano.
Cosa c’entra il tempo che scorre con Claudio Baglioni?
Sebbene possa portarci verso tematiche filosofiche posso dire in tutta tranquillità che il “concetto del tempo” è molto presente nella poetica di Claudio Baglioni e a vari livelli.
Intanto, questo libro ripercorre il tempo che è passato attraverso la sua discografia ufficiale e la sua storia artistica che ovviamente si intreccia con quella personale.
Stiamo parlando di un artista che compone da quasi 60 anni e che ha al suo attivo successi che sono “la storia” da parecchi anni ormai. Non solo storia della musica leggera italiana, ma anche di uno spaccato della nostra società.
Le canzoni hanno anche questo potere, come delle istantanee che fotografano i dettagli.
La sua produzione, attraversando i decenni, ha raccolto e ci consegna oggi oggetti ormai obsoleti, ci ricorda fatti storici, ci sorprende con icone e ideologie di una società che è cambiata, nel bene e nel male.
Grazie a lui oggi possiamo rivedere i ragazzi che frequentavano il bar romano “Lo Zodiaco”, ormai chiuso da tempo; possiamo sorridere pensando agli appuntamenti sotto la Lampada Osram di Stazione Termini a Roma; ricordare la mitica 2Cavalli della Citroen, simbolo dei giovani sessantottini; oppure rievocare i tempi in cui non esistevano i cellulari, quando le persone usavano le cabine telefoniche e i gettoni, o quando i ragazzi partivano per il militare ricevendo la temuta cartolina rosa e la gente ancora usava le lire. Rivivono oggetti come la fonovaligia e le feste in casa. Ma ancora, riemergono i ricordi della tragedia dell’Heysel, i fatti di Piazza Tienanmen, la vita di Yuri Gagarin, tanto per citare qualcosa.
Le canzoni spiegate da Ivan Fedele trattano cose e avvenimenti che grazie a questa “arte portatile” rivivono nel futuro
Il tempo, Baglioni, lo ha espresso anche attraverso concetti filosofici e religiosi (soprattutto nella trilogia) percorrendo i sentieri, spesso ardui e contorti, della sua anima di Viaggiatore che nel tempo pone domande e trova a volte risposte da uomo e da artista.
Claudio Baglioni ha scritto circa 350 canzoni. Un autore sicuramente molto prolifico e talentuoso che però è quasi sempre ricordato per un pugno di canzoni, per lo più d’amore, che limitano invece l’importanza di altre sorelle canzoni oggi considerate di nicchia e che sono di una bellezza assoluta.
Questo libro potrebbe avere anche il ruolo di giustiziere pacifista che spara note e parole invece di proiettili. Laddove non è riuscita la critica (e il mondo discografico) potrebbe invece fare molto di più Ivan Fedele.
È umano cambiare negli anni, non si può essere gli stessi. Il tempo ci attraversa e modifica la percezione di noi stessi e di ciò che ci circonda. Il concetto di tempo, presentissimo nella trilogia, è anche contenuto in opere precedenti dove personaggi e ideali sono strettamente legati alla vita, contenitore del tempo stesso.
La guerra che ferma il suo orrore grazie all’amore in “Loro sono là” (1978), la ragazza di periferia che lavora in fabbrica e aspetta il fine settimana in “200 lire di castagne” (1977), la vecchietta nostalgica di “Carillon” (1975). Noi siamo frammenti di vita in un puzzle molto più grande e questo concetto è sempre espresso nella sua poetica. In “Un nuovo giorno un giorno nuovo” (1985) il risveglio è attesa del futuro, all’epoca rappresentato dal 2000, dal nuovo, appunto. Il tempo che scorre inesorabile e noi siamo artefici solo in parte del nostro destino.
In “Cuore di aliante” c’è questo concetto legato al pessimismo cosmico dove appunto la musica, con il suo pulsare, può fermare l’inesorabile corsa dell’uomo. Oppure resta l’estasi della meditazione, che ci estranea dal passare dei giorni, raccontata nella ermetica “Mal d’universo” (1999).
Sembra impossibile che ci sia qualcuno che conosca bene tutte le canzoni, eppure Ivan Fedele lo dimostra
Artista anche lui (attore e anche impegnato nel sociale), noto per la sua ampia cultura in materia, con una cura quasi maniacale in questi decenni, Ivan Fedele ha appuntato note, ha raccolto testimonianza di un argomento vastissimo come quello della discografia di Claudio Baglioni e ne ha fatto un libro dedicato alla figlia di tre anni Sara Myriam Fedele nata proprio lo stesso mese e giorno dell’artista – il 16 maggio del 2020 –.
E quasi per festeggiare entrambi i compleanni (Baglioni è nato il 16 maggio 1951) uscirà il libro che racconterà tutte le canzoni di Claudio Baglioni legandole alla loro storia, ma soprattutto al loro contenuto.
Questo libro è la storia nella storia, o meglio nelle storie. La vita artistica di Claudio Baglioni si intreccia con quelle private sia dell’artista che dell’autore. Interessanti parallelismi che raccontano quanto la musica possa essere parte integrante della vita sia come musicista che come ascoltatore.
D’altronde, era già un sottotitolo canzoni e una piccola storia che continua.
Quella di Ivan Fedele è un’opera sicuramente ambiziosa e laboriosa
Un libro che accontenterà gli estimatori più esigenti, i curiosi che magari troveranno il motivo per ascoltare le canzoni che non conoscevano, ma è un libro che io regalerei a chi ritiene il cantautore un cantore semplice dell’amore, magari adolescenziale, inferiore ad altri suoi colleghi.
È bene ricordare che in questi ultimi decenni, Baglioni ha ricevuto premi importanti dal Lunezia, per la qualità dei testi, al Premio Tenco per avere apportato un contributo importante alla musica leggera italiana; tante sono le tesi universitarie sulla sua discografia, nonché monografie.
Un po’ una sorta di riscatto, di sdoganamento dovuto, per chi con fatica è entrato nel mondo elitario dei cantautori impegnati
Ciò non significa che Baglioni non abbia anche scritto canzoni come “Questo Piccolo Grande Amore” (1972) oppure “E tu…” (1974), anzi.
Attraverso questo libro forse qualcuno si sorprenderà nel leggere testi come “Quanta Strada da fare” (1974) accanto ad “E tu…” e di scoprire quanta ricerca minuziosa ci sia nella stesura dei testi dove ogni vocabolo è un suono e il suo inserimento non è mai banale o casuale.
Chi conosce la maniacalità di Claudio Baglioni sa che cura tutto; è stato persino capace di rifare tutto il disco di “Oltre” all’ultimo minuto perché era insoddisfatto.
Ivan Fedele nelle sue 412 pagine di scrittura serrata (esclusi ringraziamenti e bibliografia con i quali si arriva a quasi 420 pagine) usa un linguaggio molto semplice e diretto, giustamente è dedicato alla sua piccola figlia, ma ciò significa che è anche un libro adatto a tutti e che non pone il lettore un gradino sotto. Non c’è sensazionalismo o nozionismo. C’è – ed è palpabile – l’affetto sincero e l’ammirazione di Ivan Fedele verso un poeta dei giorni nostri oltre che la competenza.
Le spiegazioni di Ivan Fedele intrecciano anche altri campi artistici come il cinema e la letteratura
Questo non sorprende perché Claudio Baglioni è un avido lettore e ha una grande cultura. Già “Annabel Lee”, la prima composizione nota di Claudio Baglioni, databile nel 1967, era ispirata a una poesia di Edgard Allan Poe. È abbastanza normale che la sua cultura confluisca in ciò che scrive. Non è un caso che alcune immagini descritte in certe canzoni ci ricordino anche scene di film.
La capacità descrittiva di Baglioni è una delle sue caratteristiche principali. Era molto giovane quando scrisse capolavori come “Ragazze dell’est” (1981) oppure “Il Pivot” (1977) e “Gesù Caro Fratello” (1977) oppure “Il mattino si è svegliato” (1974). Aveva poco più di 20 anni quando scrisse “Poster” (1975) che per me è la sua canzone manifesto per quanto riguarda la capacità descrittiva ed emozionale. Era giovanissimo quando scrisse “Il sole e la luna” (1970) e “Cincinnato” (1970), in quest’ultima ci sono già i semi della produzione legata ai temi sociali insieme a “Vecchio Samuel” (1970). Molto più maturo quando scrisse “Io dal mare” (1989) in cui immagina il giorno in cui fu concepito dai genitori sull’isola di Ischia.
Anche il cinema ha una sua importanza sin dalle prime composizioni
Gli album del 1972 e 1973 sono concept album. Soprattutto la storia di “Questo piccolo grande amore” viene raccontata con un taglio cinematografico, come se fosse usata la macchina da presa. Una scena de “II vecchi” (1981) è ispirata a “Qualcuno volò sul nido del cuculo”. Tanti sono i riferimenti a pellicole come “Soldato blu” oppure “Tamburi lontani”. A detta dello stesso Baglioni, soprattutto all’inizio, era affascinato dal cinema francese di Claude Lelouch.
Inoltre, l’autore del libro suggerisce che “Io ti prendo come mia sposa” (1972) sia stata ispirata dal film di Franco Zeffirelli del 1972 “Fratello sole, sorella luna” in cui Baglioni ha cantato alcune canzoni quando era ancora sconosciuto.
Quello che racconta Ivan Fedele è la storia artistica e personale di Claudio Baglioni, ma nel libro non mancano riferimenti alla sua vita privata anche come padre e marito.
Molto tenero è il ricordo in cui racconta alla figlia la dichiarazione d’amore alla moglie e ovviamente oggi mamma di Sara Myriam. Il momento è legato proprio alle canzoni in cui il protagonista di “Questo piccolo grande amore” sogna il matrimonio con la sua ragazza.
Il libro è una incursione che cronologicamente racconta come il Baglioni adolescente sia diventato prima adulto e poi uomo maturo. È quasi un diario in cui è possibile leggere dalla prima pagina fino all’ultima oppure è possibile aprire una pagina a caso e leggere i contenuti, avanti e indietro nel tempo, scoprendo finalmente il significato di quella canzone che non si è riusciti a capire e magari anche il perché sia stata scritta.
Ivan Fedele su “Uomini persi“: «La pietas umana che grida le sue domande senza mai avere la presunzione di dare risposte»
Raccomando vivamente la spiegazione di “Uomini persi” fatta da Ivan Fedele: è una vera e propria recensione che non lascia spazio a buchi nella narrazione. Un estratto:
«Ti confesso, figlia mia, che il tuo papà difficilmente riesce ad ascoltare questo brano senza commuoversi. Lo ritengo un capolavoro assoluto. Questa è la vera canzone sociale. Questa è la vera canzone politica. (…) Perché un uomo si può perdere? In che punto della parabola della vita che va dall’innocenza infantile alla vita criminale adulta si inserisce la corruzione che manda tutto a scatafascio? “Mille aghi nella mente e niente mai risposte” canterà in un altro brano qualche anno dopo.»
È chiaro che in questo libro la parola “superficialità” non esiste
La parte dedicata alla trilogia (Oltre/Io sono qui/Viaggiatore) sarebbe stata sicuramente la più difficile visto che è il periodo più significativo, ma anche più complesso e vasto, dell’artista.
Invece Ivan Fedele riesce anche qui a snocciolare temi e passaggi con una semplicità esemplare. Non sarebbe stato facile parlare di un’opera mastodontica come “Oltre” che è come un’odissea con personaggi quasi mitologici, eroi e antieroi. E poi di cavalieri gialli, rossi e blu che affondano le radici in epoche lontane (i colori giallo, rosso e blu erano i colori del periodo di “Strada Facendo“, periodo di grandi cambiamenti per Baglioni) ai quali si aggiungono cavalieri bianchi e neri. Fino ad arrivare all’uomo moderno identificato nel Viaggiatore sulla coda del tempo.
Analisi personale: Claudio Baglioni e la produzione discografica circolare
Riguardo la poetica di Claudio Baglioni, personalmente l’ho sempre identificata in produzioni circolari che coincidono ai vari decenni. Un cerchio che si apre e si chiude in cui è contenuta la crescita artistica e stili peculiari.
– Gli anni settanta
C’è il primo decennio che va dalla fine degli anni 60 alla fine degli anni 70 i cui Baglioni sperimenta testi andando da temi decisamente ermetici per passare alla immediatezza della comunicazione, per poi ritornare alla ricerca di concetti – fil rouge – importanti come l’attesa della felicità e la solitudine, per concludere con la serenità e l’accettazione di non essere più un ragazzo, ma un uomo più maturo. Un decennio in cui Baglioni all’inizio non ha ancora un suo stile, ma lo cerca per poi trovarlo e perfezionarlo. “Solo” (1977) credo che sia un album di chiusura ideale per il primo decennio in cui si lascia la giovinezza e l’adolescenza per affrontare la vita consapevolmente. Un disco meraviglioso in cui le tracce sono ancora attuali.
– Gli anni ottanta
Infatti, nei 10 anni successivi (80/90) si assiste alla prima piena maturità di Claudio Baglioni come artista. Gli anni 80 salutano una produzione grandiosa e nuova. Non solo da un punto di vista musicale e di maggiore apertura verso il mondo, ma ci sono testi ancora più profondi in cui la poesia quasi sovrasta l’aspetto musicale. Testi più lunghi dei precedenti che celebrano la grandissima capacità poetica e peculiare di Baglioni. In questa fase sarà ancora più palese l’importante apporto di Paola Massari, all’epoca moglie e consigliera fidata di Baglioni. Soprattutto per la stesura dei testi la Massari sarà indispensabile, infatti era già presente negli album precedenti. Ma ciò non significa che sarà musicalmente inferiore. Basti solo pensare al sognante e rischioso “Assolo” (1986) per far capire quanto invece la ricerca musicale stava alla base di tutto.
– Gli anni novanta
Non a caso, il decennio successivo (90/2000) vede l’azimut della produzione di Claudio Baglioni. La cosiddetta “trilogia” in cui musica, testi e intenzioni si fondano in un progetto perfetto destinato a essere considerato l’opera monumentale di Claudio Baglioni e per sempre inciso nella storia della musica leggera italiana. “Oltre” è considerato uno dei dischi fondamentali della Storia della Musica Leggera Italiana, non solo della carriera del musicista. C’è anche per la verità la fase ludica già sperimentata in “Anime in Gioco” (1997) che porta Baglioni a scrivere inni calcistici anche giocosi, ma anche inni più profondi legando le due anime che poi anche il grande pubblico imparerà a conoscere attraverso i Sanremo: quella ironica e quella profonda.
– Gli anni duemila
I decenni dopo il 2000 vedono un Baglioni che ricerca la semplicità, senza l’affanno della novità. Ci sarà un ritorno a temi degli anni 80 e 70, ma con la consapevolezza di essere più maturi.
Non so quanto sia stato casuale il parallelo tra la musica tratta dal secondo tempo della sonata per pianoforte “Patetica” Op. 13 di Beethoven per “Interludio” (1970) e la musica classica con Bach e la “Cantata n.147” in “Per incanto e per amore” (2003). L’idea di unire due mondi distanti è centrale nell’ultima citata.
Ci saranno spesso delle incursioni nel passato a pescare ciò che è stato rivedendolo e attualizzandolo. Un po’ come è successo nel progetto grandioso di “QPGA” (2009) e anche in canzoni singole come riproporre la musica di “Via” nel 2012.
Ciò che caratterizza questo periodo non è tanto la freschezza musicale, ma la ricerca di nuovi arrangiamenti dal vivo e la presenza in televisione. Lo spettacolo in tutte le sue forme è presente in tanti live.
In più l’artista si apre al “noi” raccontando di migranti, del suo progetto umanitario di O’ Scià a Lampedusa che sinceramente avrebbe meritato anche il Nobel per la Pace. Baglioni dedica al figlio Giovanni e al padre Riccardo dei pezzi intensi, consapevole che è proprio il tempo a cambiare, cambiandoci.
Anche l’ultimo album ripesca i temi più semplici sebbene proposti in forma più complessa. Al centro c’è sempre l’uomo e l’artista.
Secondo Ivan Fedele le sue interpretazioni non sono verità, ma sono attendibili
Come tutte le interpretazioni sono soggettive e personali. Ognuno trae delle conclusioni su ciò che recepisce. Negli anni si è assistito, grazie a i social, a vere e proprie analisi dettagliate riguardo le canzoni di Claudio Baglioni. Io stessa qualche volta non sono d’accordo su qualche deduzione sebbene la rispetti perché nessuno ha la verità in tasca.
I motivi per cui occorrerebbe leggere questo libro sono molteplici. Intanto, è un libro onesto ed è altamente attendibile; inoltre, è stato fatto un grande lavoro che merita veramente rispetto e ammirazione.
C’è una controindicazione. Alla fine della lettura si rischia di innamorarsi della poetica di Claudio Baglioni.
Attenzione, non è un libro per i fan. Il fanatismo presuppone superficialità e idolatria. È un libro per estimatori, per chi sa usare mente e cuore e andare oltre.
Il libro di Ivan Fedele testimonia ciò che Claudio Baglioni è diventato negli anni: «Ho scritto quattro libri su Claudio e questo è il quinto. Forse il più difficile.»
Ci crediamo. Ma l’intento è riuscito perfettamente.
Nel frattempo, quella piccola stella sul bordo nell’ultima notte di note nel cielo del 1985 c’era anche nel 1951. Ed è ancora lì e osserva ciò che è successo in questi anni e cosa succederà.
D’altronde, “Il tempo vince sempre. Il tempo, lui soltanto si muove, noi restiamo immobili finché ci porta un suono atteso chissà quanto.”
Parafrasando Baglioni stesso diremmo che: “Il suono è sempre ed è sempre stato qui”.
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