Dichiarazione di Lorenzo Costa, capogruppo Officine del sud:
“La discussione sull’istituzione di una struttura ospedaliera dedicata al Covid-19 a Catanzaro corre il rischio di fuoriuscire dai binari del dialogo e del confronto fra idee per assumere, al contrario, una fastidiosa deriva ideologica quasi fosse una guerra di religione. Da una parte c’è chi insiste per continuare a utilizzare le strutture ospedaliere del quartiere Germaneto, normalmente vuote, e attivate in emergenza per l’attuale pandemia. Dall’altra ci sono i corpi docente e studentesco che insistono per liberare le aree occupate dai pazienti Covid al fine di ritornare alla normale vita accademicasenza rischi di contagi per docenti, studenti e dipendenti.
Questa è una posizione legittima che merita rispetto, anche se non si spiega come mai quasi tutte le Facoltà di Medicina in Italia, da Palermo a Trieste, impegnate come quella di Catanzaro nella lotta alla pandemia, non chiedano di collocare altrove i pazienti contagiati e continuino la loro attività assistenziale e formativa, pur con i limiti imposti dalle disposizioni governative e adottando le indispensabili precauzioni protettive.
Il Rettore De Sarro ha proposto l’utilizzo della struttura conosciuta come Villa Bianca, già sede della Facoltà di Medicina dell’Umg fino al 2006, e poi solo scarsamente utilizzata a fini assistenziali. Con la sua visione lungimirante ha suggerito di trasformare l’edificio in un polo infettivologico ove convergano le forze ospedaliere e universitarie per l’assistenza e la ricerca di alto livello che restino in dotazione alla città e alla Regione anche dopo la pandemia.
Nessuno può essere contrario a priori a una simile soluzione e credo che nessuno desideri che la struttura di Villa Bianca resti quasi abbandonata quando può essere rivitalizzata con beneficio per la salute dei cittadini calabresi. Infatti tutti, anche se in disaccordo, hanno ritenuto perlomeno “suggestiva” questa ipotesi. E, mi permetto di aggiungere, accrescere il ruolo di quell’edificio, per certi versi storico, perseguirebbe anche un altro obiettivo, che ritengo parimenti importante: rivalutare ancora di più un quartiere, come Mater Domini, che ha una chiara vocazione residenziale ma che avrebbe notevoli benefici, nella vita quotidiana, dall’aumento dei servizi, diretti e indiretti, portati dal possibile ampliamento di funzioni di Villa Bianca.
È comunque legittimo chiedersi, come hanno fatto altri nel corso di questo dibattito, se l’ex Villa Bianca sia immediatamente idonea ad accogliere pazienti affetti da Covid-19. Un edificio che deve ospitare malati contagiosi ricoverati nei vari reparti in base alla gravità della malattia deve avere tutte le caratteristiche strutturali, architettoniche, tecnologiche, impiantistiche, strumentali e organizzative che sono obbligatorie in base alle normative nazionali e regionali. Si rende quindi necessaria, a mio avviso, una commissione tecnica non pletorica, formata da acclarati esperti della materia che verifichi lo stato dei luoghi della struttura e proponga le eventuali modifiche per renderla rapidamente idonea a norma di legge.
Se i requisiti di legge fossero già presenti, invece, si potrebbe allora procedere con una veloce riorganizzazione. Ma se i requisiti non fossero presenti, sarebbe necessario bandire immediatamente una gara per lo sviluppo di un progetto di ristrutturazione “chiavi in mano” cui segua una rapida esecuzione dei lavori, l’acquisto e la fornitura delle attrezzature medicali indispensabili per il funzionamento dei reparti. Nel frattempo si dovrebbe reclutare il personale necessario e procedere sulla strada dell’integrazione delle due aziende ospedaliere cittadine, aspetto fondamentale sul quale, da sempre, il sindaco Abramo sta spingendo con criteri e argomentazioni assolutamente giuste. Se tutto si svolgesse senza ostacoli burocratici, il sacrificio dell’attesa di qualche mese sarebbe compensato dalla realizzazione di una struttura ospedaliera proiettata al futuro in grado di offrire assistenza ottimale, intraprendere studi all’avanguardia e valorizzare i giovani ricercatori”.