Secondo una leggenda indiana, quando muore una persona è un animale a stabilire se potrà andare in paradiso oppure no, a secondo di come si è comportato con gli animali.
La Calabria ha, da sempre, la maglia nera per quanto riguarda il randagismo.
La normativa
Le norme e le leggi esistono e vanno dall’art. 120 della Costituzione alla Legge 4 novembre 2010, n. 201, che prevede la “Ratifica ed esecuzione della Convenzione europea per la protezione degli animali da compagnia, fatta a Strasburgo il 13 novembre 1987, nonché norme di adeguamento dell’ordinamento interno”. E poi ancora: la Legge 14 agosto 1991, n. 281, “Legge quadro in materia di animali di affezione e prevenzione del randagismo; la Legge Regione Calabria 5 maggio 1990, n. 41 “Istituzione anagrafe canina, prevenzione randagismo e protezione degli animali”; la Legge Regione Calabria 3 marzo 2000, n. 4, “Modifiche ed integrazioni alla legge regionale 5 maggio 1990, n. 41” , in particolare l’art. 3, punto 2 Accordo 6 febbraio 2003; l’Accordo tra il Ministero della Salute, le Regioni e le Province autonome di Trento e Bolzano in materia di “Benessere degli animali da compagnia e pet-therapy” recepito con D.P.C.M. 28 febbraio 2003.
La Delibera del Consiglio dei Ministri del 12 marzo 2015, che conferisce all’ing. Massimo Scura l’incarico di Commissario ad Acta per l’attuazione del vigente Piano di rientro dai disavanzi dell’SSR calabrese, e indica tra le azioni prioritarie quelle inerenti la sanità pubblica veterinaria; il D.C.A. Reg. Cal. 11 maggio 2015, n.32, il D.P.G.R. CA n.51 del 19/5/2014 – razionalizzazione degli interventi in materia di randagismo: istituzione di una rete di canili sanitari nel territorio della Regione Calabria – modifiche ed integrazioni”.
L’attuale gestione del fenomeno dunque, impiega grandi risorse economiche, ma manca nel garantire risultati ottimali dal punto di vista sanitario ed etico. In più, è anche business di attività criminali, che lucra sulla sofferenza dei poveri animali, e che è stata più volte denunciata dalle associazioni animaliste.
In un quadro così desolante, per fortuna c’è una luce. Il ruolo dei volontari che operano in difesa di creature indifese, purtroppo troppo spesso vittime di abusi e violenze, diventa importantissimo. In Calabria esistono dei canili in cui gli animali vengono trattati con amore e dedizione, spesso facendo leve sulle risorse economiche personali.
Le difficoltà dei volontari
Nelle numerose pagine di Facebook dedicate al tema animalista, una menzione particolare va fatta alla associazione no profit I randagi della ferrovia di Taurianova che sta svolgendo un lavoro enorme in un territorio difficile come quello di Reggio Calabria, troppo spesso teatro di storie tristissime che riguardano cani e gatti. Il signor Tony pubblica spesso dei video che commuovono ed è chiaro leggendo i commenti di chi segue la pagina.
Le associazioni si occupano di cure mediche, di adozioni, in generale, tentano di dare una possibilità di vita ad animali che altrimenti troverebbero la morte. Certo, è un impegno economico importante, soprattutto se si pensa alle spese veterinarie che sono costose e ovviamente vanno pagate. Ma la passione, l’amore per i cani è veramente encomiabile.
Queste associazioni calabresi fanno un enorme lavoro al fine di colmare le lacune delle amministrazioni locali.
Insomma, tutto è affidato alla volontà e alla dedizione, direi alla empatia, delle singole persone che per fortuna ci fanno sentire ancora… umani. Sicuramente, non possiamo chiedere soldi, però consigliamo vivamente di provare ad aiutare: che sia essere un regalo tipo cibo o medicinali è indifferente. Sembra assurdo ma bastano anche dieci euro perché il lavoro enorme di chi si occupa di chi non ha la parola è comunque ripagato dalla generosità della gente. Siamo sicuri che qualche animaletto lassù guarda e condivide.
Annamaria Gnisci