Crollo della produzione di olio d’oliva in Italia: la siccità e il caldo record affondano il raccolto nel sud, mentre il nord registra un boom produttivo e la qualità resta eccellente
La produzione di olio d’oliva in Italia sta affrontando una crisi senza precedenti, con un drastico calo previsto per la campagna 2024-25. Secondo le stime di ISMEA, elaborate in collaborazione con Unaprol e presentate il 27 settembre a Ortigia durante un evento collaterale al G7 Agricoltura, si attende una produzione complessiva di circa 224 mila tonnellate, con una diminuzione del 32% rispetto all’anno precedente. Questo dato potrebbe far scivolare l’Italia dal secondo al quinto posto nella classifica mondiale dei produttori di olio d’oliva.
Le cause principali di questo crollo sono legate alle condizioni climatiche estreme che hanno colpito le principali regioni produttrici, come Puglia, Sicilia e Calabria. Le elevate temperature estive e la scarsità di piogge hanno messo in difficoltà gli ulivi, portando a una fioritura e un’allegagione ridotte, soprattutto in Puglia, che rappresenta un terzo dell’intera produzione nazionale. In questa regione si prevede un raccolto quasi dimezzato rispetto al 2023. Anche Calabria e Sicilia, pur subendo un calo, sembrano mostrare perdite meno gravi rispetto alla Puglia.
A fronte di queste difficoltà al Sud, le regioni del Nord e del Centro Italia stanno vivendo un vero e proprio boom produttivo, con incrementi rispettivamente del 75% e del 70% rispetto alla stagione precedente, particolarmente deludente. Nonostante la riduzione quantitativa, la qualità dell’olio italiano rimane eccellente, grazie all’impegno delle 400 mila aziende agricole che continuano a garantire standard elevati. L’Italia, infatti, vanta il maggior numero di oli extravergine a denominazione protetta in Europa, con 43 Dop e 4 Igp.
Il calo produttivo italiano arriva in un contesto internazionale contrastante. Paesi come Spagna, Turchia, Tunisia e Grecia prevedono invece un raccolto abbondante, con incrementi produttivi stimati tra il 50% e il 60%. Ciò porterà la produzione globale a circa 3,1 milioni di tonnellate, un aumento del 23% rispetto alla campagna precedente.
Il crollo della produzione interna, unito alla crescente domanda, sta causando difficoltà lungo tutta la filiera dell’olio d’oliva in Italia. Gli imbottigliatori, in particolare, stanno affrontando una disponibilità sempre più incerta, con effetti diretti sulla programmazione degli approvvigionamenti. Per i consumatori finali, questo si traduce in un costante aumento dei prezzi, già in crescita negli ultimi due anni, soprattutto nei canali della grande distribuzione organizzata (Gdo).
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