Le testimonianze dei castanicoltori
«Buone pezzature, qualità buona e un “tappeto di ricci” che ricopre i castagneti nei boschi calabresi. La stagione delle castagne è lanciata in avanti, grazie anche al clima delle scorse settimane che ha favorito la maturazione: e così, anche in Calabria i castagneti offrono buona soddisfazione ai raccoglitori, archiviando al passato il ricordo degli “anni bui” del cinipide galligeno, il fitofago che aveva decimato, per anni, la produzione dei frutti resi da quello che Giovanni Pascoli definì “italico albero del pane”. La situazione quindi si presenta omogenea e di buona qualità con piante resistenti quasi come in fase pre-cinipide, in tutte le aree della regione, ad eccezione di piccole zone che hanno sofferto siccità e maltempo”». A dircelo sono Maria Antonietta Mascaro castanicoltrice nel Reventino e delegata Regionale di Donne Impresa e Francesco Mancuso, delegato giovani impresa Cosenza dell’azienda Pascuzzo Rosa nella zona del Savuto.
Se la produzione nazionale è in crescita e di qualità, superiore ai 35 milioni di chilogrammi, anche la Calabria registra un trend in aumento tra il 20/25% rispetto allo scorso anno che si può dire sia stata l’annata della ripartenza dopo la terribile situazione castanicola calabrese flagellata, a partire dal 2009, dal temibile cinipide galligeno che ne aveva quasi azzerato l’intera produzione regionale, con il rischio di compromettere i maestosi paesaggi collinari e montani oltre che la stessa tenuta idrogeologica dei territori.
“Oggi, lentamente, grazie anche all’azione e l’impegno di valenti agronomi dell’ARSAC, – sottolinea Franco Aceto presidente di Coldiretti Calabria – la situazione è senza dubbio migliorata con una capillare difesa biologica realizzata attraverso la diffusione dell’insetto Torymus sinensis, che è un antagonista naturale del cinipide. Di pari passo alla lotta biologica – continua – gli agricoltori, attraverso specifici eventi che abbiamo organizzato, hanno svolto interventi colturali necessari per ridare respiro ad una castanicoltura in crisi, focalizzando l’attenzione sulla tecnica della potatura del castagno e sui principi fisiologici che la governano”.
“Ora – aggiunge Coldiretti – il problema riguarda gli effetti del coronavirus sul mercato. La chiusura di fiere e sagre colpisce pesantemente un consumo molto emozionale, legato allo stare insieme e alla convivialità all’aria aperta, anche se si registra un aumento dei consumi da parte delle famiglie. La castagna, prevalentemente, è un prodotto da evento e si rischia una guerra dei prezzi, anche alla luce della grande quantità di prodotto presente sul mercato europeo. Il rischio è quello di trovarsi nel piatto, senza saperlo, castagne straniere spesso spacciate per italiane, con forti ripercussioni sui prezzi corrisposti ai produttori”.
Da qui la richiesta di Coldiretti di assicurare più controlli sull’origine delle castagne messe in vendita in Italia per evitare che diventino tutte, incredibilmente, tricolori. Ancora peggiore è la situazione dei trasformati, per i quali non vi è l’obbligo di etichettatura di origine e per le farine di castagne che, non avendo un codice doganale specifico, non è neppure dato a sapersi quante ne vengano importate.
Comunque la Coldiretti consiglia i consumatori a prestare attenzione alla qualità e suggerisce di ricorrere a un più genuino fai da te casalingo per garantirsi un prodotto fresco, sicuro e a costi accessibili. Meglio allora frequentare i mercati degli agricoltori di Campagna Amica o acquistare direttamente dai nostri produttori per fare acquisti di qualità e apprezzare e riscoprire la biodiversità delle varietà delle castagne calabresi.