La punta più avanzata della multifunzionalità, un nuovo ed efficace welfare “verde”che Coldiretti fortemente sostiene perché avvicina le imprese agricole ai cittadini e concilia lo sviluppo economico con la sostenibilità ambientale e sociale, non trova spazio nel vigente Piano Sociale Regionale 2020/2022 sebbene l’agricoltura sociale e le fattorie sociali siano richiamate nella L.R.14/2009, nella L.141 del 18.08.2015 e nel successivo regolamento approvato con Decreto attuativo n. 12550, quali strumenti di inclusione e integrazione, terapeutici e riabilitativi.
Il presidente della Coldiretti Calabria Franco Aceto, ha scritto all’Assessore Regionale alle Politiche agricole e sviluppo agroalimentare nonché alle Politiche sociali Gianluca Gallo. “Una combinazione favorevole di deleghe – annota Aceto – che potrebbe permettere facilmente – di dare uno sviluppo positivo alla nostra richiesta”.
“Questa – aggiunge Aceto – è una grande occasione per riconoscere che nei prodotti e nei servizi offerti dall’agricoltura non c’è solo il loro valore intrinseco, ma anche un bene comune per la collettività fatto di tutela ambientale, di difesa della salute, di qualità della vita e di valorizzazione della persona. Infatti, l’agricoltura sociale con le Fattorie Sociali, sulle quali la Regione punta molto, come strumento assistenziale terapeutico e riabilitativo, di inclusione e di integrazione per persone fragili che altrimenti sarebbero marginalizzate se istituzionalizzate assicurerebbero un positivo riscontro della validità riservate alle cure verdi per i soggetti diversamente abili”.
“La Regione Calabria – illustra Coldiretti – ha già riconosciuto le Fattorie Sociali come luoghi specializzati in cui attuare ‘percorsi di integrazione, di inclusione, di assistenza riabilitativa (pet-terapy, ippoterapia, ecc) ed educativa (attraverso la cura degli orti e degli animali) per persone con disabilità psico-fisiche, mentali e con svantaggio socio-culturale”.
Ed ancora, le “Fattorie Sociali” (iscritte all’albo Regionale), attraverso operatori specializzati, attuano già ora veri e propri setting terapeutico-riabilitativi e socio-educativi validati e riconosciuti dal Ministero della Salute, dal Ministero per le Politiche Sociali e dal Ministero di Grazia e Giustizia. numerose sono, le testimonianze in altre regioni, soprattutto del nord Italia dove l’agricoltura ha potuto esplicitare le grandi possibilità e opportunità che si vorrebbero cogliere anche in Calabria che potrebbe fare da apripista nelle regioni del sud.
È evidente che l’assenza dell’agricoltura sociale nel Piano Regionale determina di conseguenza l’assenza di queste realtà anche nei piani zonali che sono stati e si stanno predisponendo con il coordinamento dei comuni capofila.
“Affiancare il sistema dei servizi pubblici, – fa presente Coldiretti – fa si che l’agricoltura diventa protagonista di un nuovo modello di welfare con progetti imprenditoriali dedicati esplicitamente ai soggetti più vulnerabili che devono fare i conti con la cronica carenza dei servizi alla persona soprattutto nelle aree rurali.
“Per queste valide ragioni – conclude Aceto – chiediamo attraverso le proposte di modifica/integrazione avanzate che il comparto agricolo, con alcune strutture idonee e con le fattorie sociali, debba trovare una giusta collocazione nel vigente Piano sociale regionale”.