I consumi di alimenti biologici raggiungono ormai cifre record e registrano una costante crescita, fino a giugno 2020 sotto la spinta della svolta green degli italiani, favorita dall’emergenza Covid. È quanto emerge dal rapporto “Bio in cifre 2020” presentato dall’Ismea all’incontro organizzato dalla Coldiretti per la presentazione del rapporto annuale del SINAB (Sistema di Informazione Nazionale sull’Agricoltura Biologica) che registra i principali numeri del settore in Italia: mercato, superfici, produzioni del biologico italiano con le tendenze.
“La situazione emergenziale – sottolinea la Coldiretti – ha consolidato una tendenza alla crescita del settore che va avanti da oltre un decennio. Gli italiani tendono a premiare il biologico nel fresco con aumenti del 7,2% per gli ortaggi e in alcune categorie specifiche come le uova che crescono del 9,7% nelle vendite, secondo l’Ismea”.
Sul piano produttivo la Calabria nel 2019 è la prima regione per numero di aziende agricole impegnate nel biologico con 11.030 operatori coinvolti. Le superficicoltivate a biologico hanno raggiunto 208.292 ettari, con un +3,7% rispetto al 2018, e ci collocano in terza posizione, dopo Sicilia e Puglia. Per gli orientamenti produttivi, ci sono: 71.007 ettari per l’olivo, 11.951 per i cereali, 35.822 colture foraggere, 11.733 agrumi, 3293 frutta, 3025 frutta in guscio, vite 3983, ortaggi 1821, altre colture da seminativi 2273, colture proteiche 1559.
L’incidenza della superficie biologica nel nostra Regione ha raggiunto nel 2019 oltre il 30% della Superficie Agricola Utilizzata (SAU) e questo posiziona la Calabria nelle prime posizioni.
Da sottolineare che c’è un aumento delle importazioni di prodotti biologici da Paesi extracomunitari con un incremento complessivo, in Italia, del 13,1% delle quantità totali nel 2019 rispetto all’anno precedente.
“A proposito delle importazioni di biologico, afferma il presidente della Coldiretti Calabria Franco Aceto, occorre dare al più presto seguito alla raccomandazione della Corte dei Conti europea che invita a rafforzare i controlli sui prodotti biologici importati che non rispettano gli stessi standard di sicurezza di quelli Europei. E’ necessario – continua -intensificare le attività di controllo e certificazione del prodotto biologico in entrata da Paesi extracomunitari anche con un maggiore coinvolgimento delle autorità doganali, al fine di garantire sia i consumatori finali rispetto alla qualità delle produzioni, sia una corretta concorrenza tra produttori intra ed extra Ue” precisa Aceto – che sottolinea che “l’immissione di prodotti biologici sia subordinata non solo a verifiche documentali, ma anche a ispezioni fisiche e controlli analitici”.
“L’agricoltura biologica rappresenta un tassello sempre più importante dell’agroalimentare calabrese di qualità” – annota Francesco Cosentini Direttore della Coldiretti Calabria –.
“A tal fine occorre materia prima calabrese 100% certificata e questo va ad incidere nella riduzione delle importazioni, con un ulteriore stimolo di crescita di questo speciale comparto. È necessario, – prosegue – che tutti i prodotti che entrano nei confini nazionali ed europei rispettino gli stessi criteri a tutela della sicurezza dei consumatori nel sottolineare che, dietro gli alimenti italiani e stranieri in vendita sugli scaffali, ci deve essere la garanzia di un percorso di qualità che riguardi l’ambiente, la salute e il lavoro, con una giusta distribuzione del valore”.
“La Calabria – ricorda Cosentini – nei Disciplinari di Produzione Integrata delle infestanti e pratiche agronomiche, a partire dal 2016, ha eliminato il ‘glifosate’ e l’agricoltura calabrese si è qualificata ancor di più sui mercati con produzioni ‘glyphosate zero’ e, confermando alti standard qualitativi, si è resa garante della sicurezza alimentare: questo – conclude – ha inciso notevolmente sulla valorizzazione delle nostre produzioni”.
“Siamo altresi soddisfatti, che l’assessore Gallo – commenta Aceto – ha posto come punto di forza dei distretti del cibo recentemente regolamentati dalla Regione proprio la scelta del “glifosate zero”.