Frutta secca: dal 2025 etichetta d’origine obbligatoria

Nocciola tonda di calabria
Nocciola tonda di calabria

Dal 1° gennaio 2025 l’etichetta d’origine diventa obbligatoria per mandorle, nocciole e pistacchi sgusciati: una svolta per la trasparenza e la valorizzazione delle eccellenze calabresi

Dal 1° gennaio 2025 è entrata in vigore l’etichetta d’origine obbligatoria per la frutta secca sgusciata e essiccata. Una novità significativa per il settore, annunciata da Coldiretti, che risponde a una crescente domanda di trasparenza da parte dei consumatori. Questa normativa europea, applicabile a mandorle, nocciole, pistacchi e fichi secchi, colma un vuoto informativo che aveva finora caratterizzato il mercato della frutta secca, pur in un contesto di consumi in forte crescita, trainati da tendenze salutistiche e da un uso diffuso durante festività e aperitivi.

In Calabria, regione con una forte vocazione agricola, la nuova normativa rappresenta un’opportunità per valorizzare le produzioni locali di nicchia. Secondo i dati ISTAT, la regione conta 414 aziende dedicate alla coltivazione di mandorle (338 ettari), 310 per le nocciole (293 ettari) e 7 per il pistacchio (6 ettari). Coldiretti sottolinea che questi numeri sono in crescita, sostenuti dai finanziamenti del Programma di Sviluppo Rurale (PSR) per la creazione di nuovi impianti, in particolare di noccioleti.

La normativa prevede che l’origine della frutta secca sgusciata sia chiaramente indicata sull’imballaggio o sull’etichetta, in modo visibile e con una maggiore evidenza rispetto al luogo di confezionamento. Rimane anonima la provenienza della frutta secca utilizzata come ingrediente in preparazioni alimentari, come creme o dolci. Questa lacuna lascia spazio a potenziali rischi legati all’importazione di prodotti esteri, spesso non conformi agli standard europei in materia di pesticidi, come le nocciole turche o i pistacchi iraniani, noti per alti livelli di residui chimici.

L’introduzione dell’etichettatura obbligatoria è il frutto di una battaglia storica di Coldiretti, iniziata nel 2002 con la tracciabilità obbligatoria per la carne bovina in seguito all’emergenza della mucca pazza. Da allora, l’obbligo di indicare la provenienza è stato esteso a molti altri alimenti, coprendo circa i quattro quinti della spesa degli italiani. Tuttavia, permangono zone grigie, come l’origine dei legumi in scatola, della frutta nelle marmellate o del grano nei prodotti da forno.

Per colmare queste lacune, Coldiretti ha lanciato una proposta di legge di iniziativa popolare a livello europeo. L’obiettivo è raccogliere un milione di firme per rendere obbligatoria l’indicazione dell’origine su tutti gli alimenti, contrastando il fenomeno dei cibi esteri camuffati come italiani.

Questa iniziativa mira a proteggere la salute dei consumatori e a garantire il giusto riconoscimento economico agli agricoltori italiani. Solo attraverso una maggiore trasparenza sarà possibile mettere fine all’inganno dei prodotti stranieri spacciati per italiani, un fenomeno reso possibile dall’attuale normativa doganale che consente l’“italianizzazione” attraverso minime trasformazioni finali.

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