Crisi climatica e fragilità del’agricoltura italiana: impatti sulla produzione di zucche, olio d’oliva e vino in un contesto di cambiamenti meteorologici estremi
Il simbolo più iconico di Halloween, la zucca, è in declino quest’anno in Italia a causa di una produzione ridotta del 20%, con alcune regioni, registrano addirittura un calo superiore al 30%. La grave riduzione dell’agricoltura è il risultato diretto degli impatti della crisi climatica, evidenziata dai recenti dati pubblicati da Repubblica. La situazione non risparmia neanche altre coltivazioni fondamentali, come le castagne, l’olio d’oliva e il vino, tutte influenzate dai recenti eventi meteorologici estremi.
L’anno in corso è stato caratterizzato da un “luglio più caldo della storia” e da repentini cambiamenti climatici, che hanno causato periodi di siccità e alluvioni, temperature estreme e la potenziale diffusione di parassiti, insieme a improvvisi periodi di gelate notturne.
Secondo le ultime rilevazioni, il settore dell’olio d’oliva ha subito gravi perdite a livello mondiale, con un crollo medio del 30%, che ha provocato un aumento dei prezzi fino al 40%. Tuttavia, in Italia, l’impatto varia considerevolmente a seconda delle zone e dei diversi fenomeni meteorologici, con una diminuzione del 26,8% della produzione complessiva. Alcune regioni, come la Toscana e la Liguria, hanno subito gravi danni dovuti a piogge abbondanti, siccità e grandinate, con una diminuzione della produzione rispettivamente del 25% e del 70%. In Sicilia, la riduzione è stata del 20% per le olive Moresca, mentre in Calabria e in Puglia si sono registrati risultati complessivamente positivi nonostante un calo quantitativo.
La situazione non è migliore nel settore vinicolo, poiché i cambiamenti climatici hanno spinto i produttori a concentrarsi sempre più sulla qualità rispetto alla quantità. L’Italia ha sperimentato una diminuzione del 12% nella produzione rispetto all’anno precedente e è stata superata dalla Francia per la produzione di vino. I cambiamenti meteorologici estremi, come forti nubifragi in periodi critici per i trattamenti fitosanitari, hanno causato danni significativi in diverse regioni italiane, con la Lombardia e il Nord-Est che sono riusciti a resistere meglio rispettivamente con un aumento del 15% e del 5% nella produzione, mentre il Centro-Sud ha subito cali fino al 30% in regioni come la Calabria e la Sicilia, e danni considerevoli in Abruzzo.
Le preoccupazioni per gli impatti a lungo termine dei cambiamenti climatici sono crescenti, e molti esperti sottolineano la necessità di investire in ricerca e innovazione per affrontare questi fenomeni sempre più frequenti. Le previsioni per la stagione autunnale e invernale inducono preoccupazioni particolari, poiché si teme che ulteriori colture siano a rischio. L’associazione Coldiretti avverte che l’attuale autunno caldo ha già causato una media di quattro eventi meteorologici estremi al giorno, mettendo a rischio coltivazioni come melanzane, peperoni, zucchine e cetrioli. Le raccolte di mais e riso sono ancora in corso, mentre la raccolta delle olive è appena iniziata, e il Centro-Nord ha già subito una perdita significativa del terzo della produzione. Gli agrumeti, i frutteti e le coltivazioni di mele, pere, cachi e kiwi sono tutti vulnerabili a eventi meteorologici improvvisi, come grandinate devastanti che possono compromettere l’intero lavoro di un anno. L’agricoltura italiana sta vivendo uno dei periodi più difficili, con danni stimati che superano i 6 miliardi di euro, segnalandosi così come un anno nero per il settore agricolo nazionale. In questo contesto, diventa essenziale adottare misure tempestive e politiche a lungo termine per mitigare gli effetti dei cambiamenti climatici sull’agricoltura e proteggere la sicurezza alimentare del paese.
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