Allarme PFAS nei mari della Calabria: pesci e crostacei contaminati

pesci e crostacei
pesci e crostacei

Allarme PFAS nei mari della Calabria: Greenpeace denuncia livelli preoccupanti di contaminazione da sostanze cancerogene nei pesci e crostacei, a rischio la salute dei consumatori

È allarme PFAS nei mari calabresi: i pesci e i crostacei pescati lungo le coste della Calabria risultano contaminati da PFOS (acido perfluorottansolfonico), una molecola pericolosa appartenente ai PFAS, composti chimici noti per i gravi rischi per la salute umana. L’inquietante segnalazione arriva da Greenpeace, che, in collaborazione con ARPAT (l’Agenzia regionale per la protezione ambientale della Toscana) e ARPA Calabria, ha raccolto dati allarmanti sulla contaminazione delle acque calabresi, che interessano sia il versante tirrenico che quello ionico.

Le analisi effettuate tra il 2021 e il 2023 sui prodotti ittici della regione hanno evidenziato livelli elevati di PFOS in specie come triglie, naselli e cicale di mare. I dati raccolti mostrano che, in alcuni casi, i livelli di contaminazione superano i 3 microgrammi per chilogrammo, limite massimo stabilito dal Regolamento europeo 2022/2388 per il consumo umano. Questo riscontro solleva importanti interrogativi sulla sicurezza alimentare, considerando che il PFOS è riconosciuto come un potenziale cancerogeno.

Giuseppe Ungherese, responsabile della campagna Inquinamento di Greenpeace Italia, sottolinea la gravità della situazione: “I monitoraggi condotti dimostrano come i PFAS finiscano sulle nostre tavole anche tramite pesci e crostacei. Sebbene i dati siano parziali e riguardino una sola delle oltre diecimila molecole PFAS, il quadro che emerge è preoccupante e potenzialmente espone al rischio migliaia di persone. Questi risultati confermano l’urgenza di vietare l’uso e la produzione dei PFAS per proteggere l’ambiente e la nostra salute. Quanto ancora il governo intende ignorare il problema?”

I PFAS rappresentano una minaccia non solo per la salute dei consumatori, ma anche per l’intero ecosistema marino. Queste sostanze chimiche, infatti, tendono a persistere nell’ambiente, accumulandosi nel suolo e nelle acque, contaminando così la catena alimentare. Gli effetti sulla salute umana sono altrettanto preoccupanti: l’esposizione ai PFAS è associata a disturbi tiroidei, danni al fegato e al sistema immunitario, nonché a forme di tumore come il carcinoma renale e testicolare.

In risposta a questi rischi, molte nazioni stanno introducendo normative più severe per limitare la produzione e l’uso dei PFAS. In Italia, Greenpeace chiede misure più incisive e immediate, appellandosi a istituzioni e cittadini affinché questa emergenza ambientale e sanitaria venga finalmente affrontata con decisione.

L’allarme PFAS in Calabria rappresenta un ulteriore richiamo sull’importanza della tutela delle risorse marine e della sicurezza alimentare.

LEGGI ANCHE: Allerta salmonella: richiamate uova da 28 marche diverse