Antichi Pomodori di Napoli, un importante presidio Slow Food

Le conserve dell'Antico Pomodoro di Napoli presidio Slow Food (fonte: eccellenzenolane)

Quando si parla dell’Italia è impossibile non menzionare i pomodori: un frutto (o un ortaggio, se si considera il lato gastronomico) che non può mancare nelle cucine di ogni livello, dall’uso casalingo a quello degli chef stellati per ideare piatti gourmet e creativi.

Visitare un campo di pomodori è un’esperienza che ogni italiano dovrebbe fare. Si viene accolti dai colori, dall’odore della terra ed è impossibile resistere al gusto di un pomodoro appena raccolto. Il suo rosso brillante affascina, il suo gusto fa innamorare anche i puristi culinari.

Tra i presidi Slow Food che preservano ingredienti da tutelare c’è anche l’Antico Pomodoro di Napoli che ha rischiato di essere sostituito da altri pomodori di provenienza estera per questioni meramente economiche.

Gli Antichi Pomodori di Napoli sono riconducibili all’ecotipo di San Marzano. La coltivazione è pressoché presente nel salernitano, precisamente nell’area AgroSarnese Nocerina.

Antichi Pomodori di Napoli non solo agricoltura, ma anche storia gastronomica

La sua storia nasce molti secoli fa, sicuramente portati dai mercanti che viaggiavano verso le Americhe; ma questi particolari pomodori hanno un legame importante con la pizza Margherita, infatti per la creazione del nostro orgoglio culinario, famoso e apprezzato in tutto il mondo, furono usati proprio gli Antichi Pomodori di Napoli, conosciuti anche come ‘e pacchelle. Ancora oggi, il suo uso è per fare la pizza e per il ragù napoletano.

Si tratta di un pomodoro molto delicato, da manipolare con particolare attenzione. La sua buccia è sottilissima e ha un sapore non acido che si conserva anche dopo l’imbottigliamento.

Fino a una ventina di anni fa si coltivava nella zona di San Marzano, ma altre tipologie di pomodori più resistenti minacciarono la produzione anche perché più resistenti alle malattie e meno costose. Se da un lato ciò favoriva la produzione dall’altro questi ibridi avevano una qualità nettamente inferiore.

La varietà autoctona ha quindi rischiato l’estinzione. Per fortuna, negli anni Novanta alcuni ricercatori che lavoravano a progetti finanziati dalla Regione Campania recuperarono l’antico pomodoro di Napoli.

La sua raccolta va da luglio a settembre e si fa a scalare, soltanto al tramontare del sole. Essendo un prodotto molto delicato si deve lavorare immediatamente. Appena raccolto si deve sciacquare e fatto bollire non oltre una diecina di minuti. Il pomodoro si potrà consumare nel classico vasetto anche dopo un anno.

Nel sito Slow Food si legge: “Il Presidio vuole rivitalizzare la coltivazione di questa icona napoletana e ha riavviato la produzione di questi ecotipi originali. I coltivatori aderenti producono oltre ai pomodori freschi, i pelati, la passata e altre conserve tradizionali.”

È inutile dire che il sapore di questo prodotto è unico. La nostra tradizione culinaria e la dieta mediterranea hanno uno stretto legame con il pomodoro. Questa tipologia darà personalità anche a una semplice pasta con il pomodoro fresco o anche a un’insalata veloce perché la terra ridà sempre quel che le si da.

Sito Slow Food

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