L’apicoltura calabrese nel crotonese affronta una crisi senza precedenti a causa del parassita Aethina Tumida e dei ritardi nei controlli veterinari, mettendo a rischio l’economia locale e la biodiversità
Il settore apistico della provincia di Crotone e dell’intera Calabria, già importante per l’economia e l’occupazione del territorio, sta affrontando una fase critica a causa di gravi problematiche sanitarie. Il presidente dell’Associazione Apicoltori Produttori Calabresi, Luigi Albo, ha lanciato un allarme sulle difficoltà che mettono in ginocchio questo settore, evidenziando in particolare la minaccia rappresentata dal parassita Aethina tumida e la lentezza burocratica delle procedure di controllo da parte delle autorità veterinarie.
L’apicoltura in Calabria è molto più di una semplice attività agricola. Le migliaia di arnie sparse tra allevamenti stanziali e nomadi rappresentano una risorsa economica di primo piano, contribuendo in modo significativo alla produzione nazionale di miele e di altri prodotti apistici. Oltre a fornire sostentamento a molte famiglie, l’apicoltura svolge un ruolo fondamentale nella conservazione della biodiversità e nell’impollinazione delle colture, attività essenziale per garantire un’agricoltura sostenibile. Negli ultimi tempi, il settore è stato messo a dura prova.
Il principale problema sanitario che preoccupa gli apicoltori calabresi è legato al parassita Aethina tumida, un coleottero che rappresenta una seria minaccia per le api e che necessita di rigorosi controlli per evitarne la diffusione. La normativa regionale prevede che ogni spostamento delle arnie sia sottoposto a verifica da parte dei veterinari delle ASP competenti, con l’obbligo di intervento entro tre giorni dalla richiesta dell’allevatore. Come denuncia Albo, questi controlli spesso subiscono gravi ritardi, soprattutto nella provincia di Crotone, dove il rispetto delle tempistiche stabilite dalla legge non viene garantito.
Il ritardo nei controlli non è solo un problema amministrativo, ma ha conseguenze dirette e gravi sulla produttività degli apicoltori. Le attività legate alla raccolta del miele seguono strettamente i cicli naturali delle fioriture: un ritardo anche di pochi giorni può significare la perdita di intere stagioni produttive. Albo porta come esempio la fioritura dell’arancio, che dura solo 15 giorni; se in questo arco di tempo le arnie non vengono spostate nei luoghi giusti per mancanza di controlli, la produzione di miele viene compromessa. Inoltre, i ritardi nei controlli possono creare pericoli anche per la sicurezza, quando ad esempio gli apicoltori devono rimuovere le arnie da campi agricoli per permettere altre attività.
Di fronte a questa situazione, Luigi Albo ha lanciato un appello urgente alle istituzioni regionali, chiedendo un intervento deciso e tempestivo. La proposta principale è l’assegnazione di veterinari dedicati esclusivamente al settore apistico, per garantire che i controlli possano essere svolti in maniera efficiente e senza ritardi. Una risposta rapida da parte delle autorità è fondamentale per salvare un settore che non solo offre importanti opportunità economiche e lavorative, ma è anche essenziale per la salute degli ecosistemi naturali.
Gli apicoltori calabresi, conclude Albo, confidano che le istituzioni comprendano l’urgenza della situazione e agiscano in tempi brevi per strutturare un sistema di controlli più efficace. Senza un intervento risolutivo, il rischio è di vedere compromessa non solo l’attività apistica, ma l’intero equilibrio ecologico e agricolo della regione.
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