Puntualmente, all’inizio della stagione estiva, si ripresentano a Catanzaro le ormai insopportabili problematiche legate all’impianto di depurazione. Nel quartiere marinaro della città, da qualche giorno, con il progressivo aumento delle temperature, i cattivi odori accolgono abitanti e visitatori dal ponte Nalini sino al lungomare, dove i primi lidi sono in procinto di iniziare le proprie attività e puntualmente i cittadini sono costretti a stendere sui propri balconi lenzuoli che raccontano la propria disperata protesta.
La storia del depuratore di Catanzaro, sito in località Verghello, è simbolo dell’incapacità e della cattiva amministrazione che diventa non solo un problema ambientale, ma anche un disagio per cittadini e turisti e che si traduce in danno per l’economia dell’intera città.
Dopo oltre trenta anni, Catanzaro, capoluogo di regione, non ha raggiunto l’obiettivo di dotarsi del nuovo depuratore che avrebbe dovuto salvaguardare il territorio sotto il profilo ambientale e di completare le reti fognanti realizzando nuovi collettori all’impianto di depurazione, pur avendo ricevuto, a tale scopo, cospicue risorse finanziarie.
L’attuale sistema, per come emerge dalle stesse dichiarazioni rese tempo fa dall’Amministrazione comunale, comporta che i reflui provenienti dal settore est del territorio comunale, confluiscano al sistema depurativo esistente tramite la rete fognaria che attraversa il lungomare della città con conseguente possibilità di congestionamento delle reti esistenti e rischio di sversamenti di liquami in una delle zone di maggior attrazione turistica.
Gli anni passano inesorabilmente e Catanzaro si ritrova ad affrontare i problemi di sempre, dovuti ad un impianto di depurazione obsoleto ed inefficiente a cui, evidentemente, sono serviti ben poco i costosi interventi che sono stati posti in essere con buona pace della salvaguardia dell’ambiente e della salute dei cittadini. Catanzaro continua ad essere malata cronica di mala depurazione come altri luoghi della Calabria e rientra tra le centinaia di agglomerati che ricadono in procedura di infrazione comunitaria. Tutto ciò avviene nel capoluogo di regione, sul bellissimo mare Jonio e nello scenario incantato del Golfo di Squillace, in una città che dovrebbe avere una vocazione turistica.
Legambiente ha portato avanti, nel corso del tempo, la “protesta dei lenzuoli bianchi” lanciata da un gruppo di cittadini del quartiere Lido ed insieme a loro ha richiesto, con istanza stragiudiziale del 02 luglio 2019, rimasta inevasa, l’accesso agli atti del depuratore di Catanzaro .
L’Associazione ambientalista ha, quindi, adito il T.a.r. di Catanzaro che, riconoscendo le ragioni di Legambiente in ben due giudizi amministrativi patrocinati dai legali Marialuisa Mancuso ed Anna Parretta, ha ordinato al Comune di Catanzaro di consentire l’accesso agli atti ( sentenza n. 2155/2019) e di ottemperare ( sentenza n. 2148/2021) consegnando tutta la documentazione mancante, anche per il tramite di un Commissario ad acta.
Recentemente, con l’intervento del Commissario ad acta, Legambiente Calabria ha ottenuto ulteriori documenti che sta analizzando con l’ausilio dei tecnici del proprio Comitato scientifico.
Legambiente Calabria considera inaccettabile che le problematiche relative alla depurazione non vengano risolte a Catanzaro, così come nell’intera regione. Con estrema urgenza, chiediamo quindi che vengano messi in campo, da parte di tutte le Amministrazioni coinvolte, ciascuna per la propria competenza, tutti i necessari interventi per risolvere concretamente la situazione del depuratore di Catanzaro, a tutela della salute pubblica, dando immediatamente segnali concreti alla popolazione giustamente indignata.
Inoltre, ricordiamo che la tutela dell’ambiente e della salute non possono e non devono attendere le scadenze elettorali.
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