Torna in discussione l’ipotesi di realizzare un collegamento sullo Stretto tra la Sicilia e la Calabria. Infatti, si sta elaborando un’analisi tecnica per una proposta di progetto inviata al Ministero dei Trasporti e delle Infrastrutture. Questa ipotizza un tunnel sotterraneo al posto del Ponte sullo Stretto.
Poche ore fa, il Premier Giuseppe Conte ha enunciato la necessità di realizzare “un miracolo di ingegneria. Una struttura leggera ed eco-sostenibile e nel caso anche sottomarina”.
Il tunnel presentato da Giovanni Saccà
Nel 2017, l’ingegnere Giovanni Saccà presentò un progetto che vedeva la realizzazione di un tunnel sotto il mare dello Stretto di Messina. All’epoca, il Ministro era Graziano del Rio che non la considerò unica ipotesi plausibile.
Saccà ha commentato: “Noi abbiamo oggi la possibilità e gli strumenti per mettere in atto ciò che scrisse nel 1870 l’ingegnere Albero Carlo Navone, quando ipotizzò un tunnel sottomarino da realizzarsi tra Villa San Giovanni e Ganzirri, con una visione che, 150 anni dopo, consideriamo ancora moderna”. Si tratta di una zona poco profonda che indica una continuità montuosa tra l’Aspromonte in Calabria e i Peloritani in Sicilia”.
Costi ed elementi tecnici
L’ingegnere Saccà spiega ulteriormente: “La Sella dello Stretto è a una profondità di 170 metri ed è larga 2 km. Scendendo a 50 metri si può scavare un tunnel subalveo impiegando strutture offshore, piloni GBS (Gravity-Based Structure) inseriti su un terreno che qui si trova solo a circa 100 m sotto il livello del mare. Il tunnel costituirebbe un prolungamento del contratto di programma che riguarda la galleria Gioa Tauro-Villa San Giovanni. Si tratta di allungarla per 4 km e farla risalire in Sicilia per altri 17, fino a farla collegare con i binari ferroviari per Catania e Palermo, con due stazioni sotterranee nel comune di Messina”.
Per quanto riguarda le auto, Saccà ipotizza un secondo tunnel, ma più corto, da realizzare successivamente a quello ferroviario.
La realizzazione dovrebbe avvenire in circa 5 anni con un costo di 1.5 miliardi di euro. A questo costo si aggiungono quelli legati al territorio calabrese e siciliano, come ad esempio le stazioni.
Il progetto del tunnel prevede, rispetto al ponte approvato de Cipe, “una riduzione consistente degli espropri, un minore impatto ambientale, minori costi di gestione e manutenzione e di manutenzione ordinaria e straordinaria; minore dipendenza da condizioni meteorologiche”.
Il parere dell’Ordine degli Ingegneri
Il Presidente dell’Ordine degli Ingegneri di Milano, Bruno Finzi, non si trova d’accordo nel rigettare l’ipotesi del ponte poiché non ci sono stati progressi dal punto di vista ingegneristico così importanti da cambiare le carte in tavola.
Finzi dichiara: “Mio papà si rivolterebbe nella tomba perché ha fatto più di venti anni di lavoro sulle varie analisi di fattibilità dell’attraversamento dello Stretto di Messina. Si è parlato di ponte a più campate, ponte a campata unica, tunnel sotterraneo e tunnel sommerso, cosiddetto di Archimede. Ci sono stati venti anni di studio molto accurato che sono poi finiti nel determinare che la soluzione migliore era quella del ponte a campata unica, anche perché non dimentichiamo che la Sicilia e la Calabria si staccano di staccano di tre centimetri all’anno. C’è una faglia sismica importante che li separa”.
Il parere dell’Ordine degli Architetti
Il vicepresidente dell’Ordine degli Architetti, Rino La Mendola, ha invece un parere contrario: “Al momento una posizione ufficiale degli architetti non c’è perché l’idea è stata lanciata ieri e non c’è stato il tempo di un confronto. Posso dire che riteniamo assolutamente necessaria una infrastruttura di collegamento con la Sicilia, che sia un ponte o un tunnel sottomarino. Sarebbe di grandissima importanza per lo sviluppo del Sud, per far arrivare l’Alta velocità ferroviaria sull’isola”.
La Mendola sottolinea: “Non posso non manifestare la mia perplessità che se ne parli ora dopo aver speso 320 milioni di euro di soldi dei contribuenti” per gli studi di fattibilità sul ponte, “dopo una discussione che dura da decine di anni e più di 30 governi”. Si tratta di un collegamento importante, imprescindibile perché la Sicilia possa esercitare il ruolo di cerniera mediterranea, di porto d’Europa. Oggi le imbarcazioni che arrivano dall’Asia attraversano il canale di Suez, ignorano la Sicilia e l’Italia, oltrepassano Gibilterra e raggiungono i paesi del Nord Europa. Questo significa ignorare e mortificare la posizione strategica dell’Italia come cerniera del Mediterraneo. Tutto questo perché mancano le infrastrutture, non ci sono collegamenti, mancano i porti. I mercantili fanno prima ad andare per mare piuttosto che scaricare la merce in Sicilia sapendo che ci vorrà un secolo per raggiungere il Nord Europa”.
Legambiente va oltre il progetto del tunnel
Stefano Ciafani, ingegnere ambientale e presidente di Legambiente, commenta la decisione de tunnel: “Il governo Conte punta sul tunnel mentre i governi Berlusconi puntavano sul ponte ma nulla cambia: il problema è sempre uguale. Una volta che arrivi a Messina o a Reggio Calabria ti muovi nello stesso paese che c’era tra gli anni ’60 e ’70. Questo Paese, più che di parole e di annunci, ha bisogno di grande concretezza. È un Paese che non vuole più essere preso per i fondelli”.