Il 2024 segna un nuovo record per le nidificazioni della tartarughe marine Caretta caretta in Italia, con 601 nidi registrati, di cui 147 in Calabria, grazie agli sforzi congiunti di volontari, associazioni e istituzioni, che hanno reso possibile la protezione di questi siti
Nel 2024, le coste italiane sono state protagoniste di un evento straordinario: un boom di nidificazioni di tartarughe marine Caretta caretta, con un totale di 601 nidi registrati, il numero più alto mai raggiunto. La Calabria si distingue con 147 nidi identificati, in particolare nelle province di Reggio Calabria e Cosenza. Questi risultati rappresentano un aumento del 30% rispetto all’anno precedente, quando i nidi erano stati 452, e confermano il ruolo cruciale della collaborazione tra istituzioni, associazioni e cittadini nella protezione della biodiversità.
In Calabria, il monitoraggio delle tartarughe ha portato alla scoperta di 147 nidi, di cui la maggior parte concentrata lungo la Costa dei Gelsomini, in provincia di Reggio Calabria. Anche Cosenza ha contribuito significativamente, con siti individuati ad Amantea, Cetraro e Diamante. Il crotonese, invece, ha registrato un buon numero di nidificazioni a Isola di Capo Rizzuto. Aree di nidificazione si trovano anche nel Vibonese, con segnalazioni a Ricadi e Pizzo. Le stime indicano che circa 9.480 piccole tartarughe nasceranno sulle spiagge calabresi, grazie al costante lavoro di associazioni come Caretta Calabria Conservation, Legambiente e WWF.
A livello nazionale, la Sicilia guida la classifica con 190 nidi, seguita dalla Calabria (147), dalla Campania (104) e dalla Puglia (99). Anche altre regioni come Toscana (24), Lazio (14) e Sardegna (7) hanno visto importanti nidificazioni, segno di una distribuzione sempre più ampia della Caretta caretta sulle coste italiane.
L’aumento delle temperature dovuto ai cambiamenti climatici sembra aver favorito l’espansione dell’areale di nidificazione della tartaruga Caretta caretta. Parallelamente, l’incremento delle attività di monitoraggio, insieme ai progetti di conservazione avviati negli ultimi 25 anni grazie al programma europeo LIFE, ha significativamente migliorato lo stato di conservazione della specie. Il progetto LIFE Turtlenest, cofinanziato dall’Unione Europea, ha avuto un ruolo centrale nel proteggere i siti di ovodeposizione, con azioni mirate sulle coste italiane, spagnole e francesi.
Il successo della campagna di nidificazione è frutto della collaborazione tra diverse realtà. Stefano Di Marco, Project Manager di LIFE Turtlenest, ha sottolineato come “la sinergia tra istituzioni, associazioni e cittadini ha fatto la differenza”. Un esempio concreto è l’adozione dei protocolli “Amici delle tartarughe marine”, che coinvolgono comuni, aree protette e stabilimenti balneari nella gestione responsabile delle spiagge. Inoltre, sono state introdotte innovazioni come i “Tartadogs”, unità cinofile specializzate nella ricerca dei nidi, che hanno affiancato gli esperti nella loro opera di monitoraggio.
Nonostante il successo, restano molte sfide. Come sottolinea Sandra Hochscheid, ricercatrice della Stazione Zoologica Anton Dohrn e responsabile scientifica del progetto, “la maggior parte dei nidi è stata trovata su spiagge a elevata pressione turistica”, il che rende complessa la gestione dei siti di nidificazione, esposti a rischi come l’inquinamento luminoso e comportamenti inappropriati dei turisti.
Un ringraziamento speciale va ai tanti volontari che hanno dedicato tempo e passione alla protezione delle tartarughe. In particolare, Legambiente Calabria e i suoi circoli locali hanno svolto un ruolo fondamentale nel monitorare le coste, dimostrando che la dedizione e la collaborazione possono davvero fare la differenza nella salvaguardia della biodiversità.
LIFE Turtlenest continuerà a operare nelle regioni italiane e in altre aree del Mediterraneo, come la Francia e la Spagna, per proteggere e monitorare le nidificazioni delle tartarughe marine. Tra le istituzioni coinvolte figurano importanti partner scientifici come l’Università La Sapienza di Roma e l’Università di Barcellona, oltre a enti regionali italiani e spagnoli.
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