Il ritorno del pesce fresco italiano: fine del fermo pesca riaccende le attività marittime, ma sfide economiche e ambientali persistono per l’industria ittica
Dopo un lungo periodo di restrizioni, l’attesa è finalmente finita per gli amanti del pesce fresco in Italia. Dal 30 ottobre, la sospensione delle operazioni nei porti della Liguria, della Toscana, della Campania, della Calabria, della Sicilia e della Sardegna è stata revocata, consentendo così la ripresa delle attività delle marinerie da Genova a Livorno, da Napoli a Gioia Tauro e da Palermo a Cagliari. A dare l’attesa notizia è Coldiretti Impresapesca, che ha sottolineato l’importanza di questo passo per favorire la presenza di piatti a “chilometri zero” realizzati con il pescato locale.
La strada verso il pieno ritorno alle attività non è priva di ostacoli. Coldiretti Impresapesca ha evidenziato le sfide che le aziende di pesca devono affrontare, inclusa l’impennata dei prezzi del gasolio, che ha raggiunto livelli fino a 90 centesimi al litro. Inoltre, le nuove direttive della Commissione Europea stanno imponendo ulteriori regolamenti, come l’obbligo di sistemi di monitoraggio elettronico a bordo delle imbarcazioni e restrizioni sull’area di pesca, che potrebbero ridurre del 30% le aree di pesca attualmente disponibili. Un ulteriore problema è rappresentato dall’invasione del granchio blu, che sta danneggiando gravemente le attività di acquacoltura lungo tutta la Penisola.
Secondo Coldiretti Impresapesca, la fine del fermo pesca non dovrebbe essere solo una restrizione temporanea, ma deve mirare a proteggere le risorse ittiche durante le fasi cruciali del loro ciclo di vita, come la nascita e la crescita dei giovanili. Tale protezione deve essere bilanciata con l’attenzione alla sostenibilità economica delle imprese di pesca coinvolte e con la salvaguardia dei territori costieri e delle attività ad esse collegate, come il commercio, la ristorazione, il turismo e la cantieristica.
La riapertura delle attività di pesca è, quindi, un passo avanti significativo per l’industria ittica italiana, ma è essenziale che le istituzioni continuino a lavorare per garantire una gestione sostenibile delle risorse marine e un equilibrio tra le esigenze economiche e ambientali del settore.
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