23 aprile: giornata del libro

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In tempi di  lockdown la lettura è una finestra che si apre sul mondo

Lettura, famiglie e ritmi lenti. Per molti le settimane trascorse a casa sono impegnate con attività e abitudini che generalmente sono trascurate a causa di ritmi sempre più incalzanti. Restando a casa e adattandosi a uno stile di vita meno frenetico, anche i Calabresi si spera abbiano riscoperto il valore di un buon libri riordinando le proprie librerie o concentrandosi sui letture da sempre rimandate e destinate alle pause serali.

In vista della Giornata mondiale del Libro, che si celebra il giovedì 23 aprile,visti i molteplici appelli sui social network da parte di giornalisti, intellettuali e personaggi di spicco dell’intrattenimento, incentrati sulla necessità di trascorrere in modo costruttivo la permanenza forzata a casa dovuta all’emergenza Coronavirus, è senz’altro il momento più adatto per affermare l’importanza della lettura, nella contingenza e in generale, in funzione della crescita e lo sviluppo delle capacità intellettive umane.

Quando ci interroghiamo su cosa possa fare originare lo scatto d’orgoglio che manca oggi a questo nostro Paese,immaginiamo le risposte più varie,le più disparate,tranne una,la più distante dal pensiero dominante:studiare e leggere. Studiare tutti e leggere tutti. Dal più anziano al più giovane. Dal Nord al Sud.

Purtroppo, per tradizione l’Italia è un paese dove si legge poco e finiamo in fondo alla classifica.

Non a caso le nazioni europee più evolute e civilizzate, con una migliore qualità della vita e un’efficienza diffusa nei diversi settori, sono proprio quelle in cui la percentuale dei lettori è nettamente superiore.

Secondo i dati  EUROSTAT, la Finlandia è lo stato europeo dove si legge di più,seguita dalla Polonia e dall’Estonia. L’Italia si colloca in fondo alla classifica, ma stranamente peggio di noi è la Francia. Nel nostro Paese il tempo dedicato alla lettura di un libro giornalmente è di 5 minuti giornalieri.

Il principale ostacolo all’allargamento del mercato dei libri e dei quotidiani deriva dalle scadenti competenze alfabetiche degli italiani,ovvero di quell’ insieme di strumenti che consentono capacità autonome di lettura,comprensione e interpretazione di un testo. Inoltre, il valore più alto di conoscenze lo si riscontra tra i 16/25enni appena usciti dalle scuole superiori o dalle università (52%),mentre il 66% della popolazione adulta e addirittura l’88% degli anziani ha uno scarso bagaglio culturale. I bassi livelli di lettura sono dovuti anche ad  un analfabetismo di ritorno.

Il libro, dunque, oggetto silenzioso, insostituibile strumento di cultura, in Italia muore di freddo.

Ma quanti sono gli italiani che leggono?

Secondo le ultime rilevazioni ISTAT, pubblicate nel dicembre scorso, i  lettori italiani  sono ancora in calo , passati dal 44,1% della popolazione di 6 anni e più del 2006 al 40,6,% nel 2018.Il divario tra uomini e donne nella propensione alla lettura si è consolidato progressivamente a partire dai primi dati riferiti al 1988, e si conferma anche nell’ultima indagine, i maschi sono il 34,7%, le femmine il 46,2%.

In assoluto, il pubblico più affezionato alla lettura è rappresentato dalle ragazze fra gli 11 e i 19 anni (oltre il 60% ha letto almeno un libro nell’anno).La quota di lettrici scende sotto il 50% dopo i 55 anni mentre per i maschi è sempre inferiore al 50% in tutte le classi di età.

Il report Istat evidenzia che la quota più alta di lettori continua a essere quella dei giovani tra i 15 e i 17 anni che è pari al 54,5% nel 2018,in crescita rispetto al 47,1% del 2016.

Le persone che non hanno letto neanche un libro nell’ultimo anno indicano come motivazioni principali12 la noia e la mancanza di passione per la lettura (35,4%), il poco tempo libero a disposizione (30,0%) e la preferenza per altri svaghi (23,7%). Solo al sesto posto viene indicato il costo dei libri (8,5%) a conferma che non sono le risorse economiche la causa diretta della disaffezione alla lettura ma principalmente fattori culturali.

Dal report arrivano altre conferme come il fattoche la lettura è legata al titolo di studio e le differenze territoriali, che configurano una vera e propria «questione meridionale» che prima o poi andrà affrontata anche a livello istituzionale.

I residenti nelle regioni del Nord mantengono il primato in termini di abitudine alla lettura (49,4% ).Quota che scende al 26,7% al Sud .

Quale la situazione nella nostra Regione?

Diciassettesimo posto nella classifica delle regioni (dopo di noi Sicilia e Campania) la Calabria col 26,1% di lettori che ha letto in un anno almeno un libro, con  una media italiana  del 41% .Sale al 60,1% la percentuale di chi ne ha letti almeno tre in un anno (57,7 nell’anno precedente),mentre scende al 6,8% la percentuale di chi ne ha letti più di dodici (rispetto all’8,1% del 2017).

Anche nella nostra regione si registra negli ultimi anni un calo progressivo di fruitori di lettura, nel 2015 la percentuale fu del 28,8, nel 2014 del 29,9 e nel 2013 del 34,5%.

La lettura – osserva l’Istat – è poi fortemente influenzata dall’ambiente familiare: i bambini e i ragazzi sono certamente favoriti se i genitori hanno questa abitudine. Ad esempio, tra i ragazzi sotto i 18 anni legge il 74,9% tra chi ha madre e padre lettori e solo il 36,2% tra coloro che hanno entrambi i genitori non lettori. Rispetto a questo, è preoccupante il fatto che nel 2018 una famiglia su dieci non ha alcun libro in casa, valore costante da quasi un ventennio. Il 31% delle famiglie possiede non più di 25 libri e il 64% ha una libreria con al massimo 100 titoli.

La Calabria è  prima regione italiana ad avere la percentuale più bassa di famiglie

che non ha  libri in casa,il 17% ne possiede da uno a dieci, il 15% da undici a venticinque, il 4,5% più di quattrocento.

Anche questo dato è praticamente costante da quasi un ventennio. Di fronte a questa evidenza, si pone il tema di garantire un’offerta pubblica adeguata, in questo caso a partire dalle biblioteche.

Secondo le statistiche dell’ ICCU (Istituto centrale catalogo unico biblioteche) in Italia il numero delle biblioteche al 29 febbraio 2020 ammonta a 11.529 , di cui 314 in Calabria.

Purtroppo esiste anche un “Sud delle biblioteche”. Più si scende,  più la situazione peggiora. Basti pensare che il 51,4% delle biblioteche è al nord, il 20,6% al centro e il 28% al Sud, e oltre la metà delle istituzioni del Mezzogiorno, dice l’Istat, ha un patrimonio librario inferiore ai 5mila volumi.

La frequentazione delle biblioteche in Calabria nel 2019 è tra le più basse d’Italia insieme a Sicilia e Campania (l’8,0%).Non ci va per niente il 90,4%, una o due volte il 30,7%,il 31,3% 3/5 volte, il 5,8% tra 6 e 9 volte.

I Calabresi frequentano la biblioteca per raccogliere informazioni il 42,6%, per consultare cataloghi il 9,8%, per consultare riviste il 9,1%, il 55,5% per leggere e studiare.

Negli ultimi anni ,infatti, si sta lentamente diffondendo il consumo di prodotti editoriali digitali. Nel 2018 circa 4 milioni e 800mila persone hanno dichiarato di aver letto e-book e/o on-line, (l’8,4% della popolazione di 6 anni e più, pari al 20,6% di lettori).Se si aggiungono anche coloro che hanno scaricato libri on-line ,il numero sale a 6 milioni e 280mila, ossia l’11% della popolazione da 6 anni e più, dato in crescita rispetto all’8,2% del 2015.

In Calabria il 23,7% legge libri cartacei ,il 4,5% ebook, l’82,5% solo cartaceo, lo 0,3% audiolibri, il 9,3% solo ebook ,il 14,4% tutto.

E’ necessario , dunque, allargare il mercato e i consumi culturali se vogliamo che il libro sopravviva e cresca nelle biblioteche, nelle librerie e nelle case degli italiani.

L’obiettivo è capire come si impara a leggere e come il nostro sistema scolastico ,soprattutto nelle fasi iniziali, riesca a produrre lettori.

I libri vanno “vissuti” nell’ambito scolastico perché lettori si diventa. I buoni lettori nascono in quanto stanno a contatto con altri lettori, interessati e appassionati alla lettura. Quale interesse e passione dimostra l’insegnante rispetto alla lettura?Quanto tempo dedica, gratuitamente, alla lettura in classe? Eppure ci sarebbe un modo, semplice e rivoluzionario, per avvicinare i bambini alla lettura ( convinti che poi rimarranno buoni lettori anche da adulti):basterebbe che ogni mattina i docenti dedicassero i primi dieci muniti alla lettura ad alta voce di un libro, senza alcuna contropartita prestazionale. Chiunque sia l’insegnante e qualsiasi disciplina insegni. Siamo sicuri che quei bambini/ragazzi si regaleranno questi momenti anche quando saranno diventati adulti.

I figli apprezzano quando un genitore “perde del tempo” con loro, leggendo un libretto o raccontando qualcosa. E ancor più adesso che sono confinati in casa e non possono correre e giocare all’aperto.

Abbiamo l’occasione dunque di rendere prezioso questo tempo ricorrendo a quello che c’é in casa.

Perché leggere è anche un modo per comunicare con l’esterno:una finestra che si apre sul mondo in un momento in cui siamo chiusi nelle nostre case.

Prof. Guido Leone (già Dirigente tecnico USR Calabria)