Un vero e proprio manifesto politico, sebbene al momento in cui il libro andava in stampa, Marco Minniti non pensava alla segreteria nazionale del Partito democratico. Oggi è in campo per la leadership, ma la presentazione del suo ultimo lavoro edito da Rizzoli – “Sicurezza è libertà” – è una importante occasione per parlare di grandi temi che solo in parte sono inglobati dal futuro della sinistra.
Nella sala consiglio della Provincia di Catanzaro, domenica mattina, introdotto dal giornalista Filippo Veltri e affiancato dall’arcivescovo di Catanzaro, monsignor Vincenzo Bertolone, l’ex ministro dell’Interno ha parlato di decreto sicurezza, di violenza sulle donne (nella giornata internazionale dedicata al drammatico e attualissimo) e di quello che chiama “decreto insicurezza”.
“Il decreto Sicurezza è una piccola bomba a orologeria – ha affermato l’ex ministro dell’Interno -sopra il sistema di sicurezza del nostro Paese. Bisogna aver fiducia nella magistratura – ha spiegato riferendosi al caso Riace – perché il modello dell’accoglienza diffusa e del recupero di borghi antichi e abbandonati è quello giusto, da preservare e conservare a tutti i costi. È la scelta che – ha ricordato – abbiamo fatto quando ho guidato il ministero dell’Interno. L’accoglienza diffusa era la chiave e la risposta vera perche’ consente di poter fare integrazione, che è il tema cruciale per la sicurezza di un Paese: il Paese che meglio integra è il Paese più sicuro. Invece, la realtà attuale va in tutt’altra direzione: abbiamo un decreto del governo, decreto sicurezza che io invece chiamo decreto insicurezza e che probabilmente sarà convertito in legge nella prossima settimana, che taglia drammaticamente l’accoglienza diffusa. Questa – ha proseguito Minniti – è una piccola bomba a orologeria sopra il sistema di sicurezza del nostro Paese, perché crea illegalità, spinge alla disperazione, rompe il tessuto connettivo di integrazione che è stato fondamentale in questi anni”. Secondo Minniti “la strada che sta per intraprendere il governo italiano è una strada che altri Paesi si hanno già seguito in passato, è l’idea dell’emarginazione, dei quartieri ghetto, del nascondere la polvere sotto il tappeto, del non vedere quello che bisogna vedere. Tutto questo è esploso in mano a chi ha sottovalutato questi temi. Perchè chi ha fatto attacchi terroristici in Europa erano i figli europei di una mancata integrazione. Se non si sta attenti può succedere che in questi ghetti, com’è avvenuto a Molenbeek nella capitale dell’Europa, uno si alza, prendo lo zainetto e invece di metterci droga ci mette tritolo e attacca l’Europa”.
Poi, riferendosi alla libertà di stampa “è il cuore di una democrazia, e se non c’è una democrazia viene colpita al cuore. Siamo a Catanzaro ma – ha rilevato Minniti – siamo idealmente presenti alla manifestazione per la libertà di stampa a Roma. Qualcuno può cominciare a pensare di avere l’idea di una stampa addomesticata e docile, e quando si comincia così si sa dove si comincia ma non si dove si finisce. La libertà di stampa, il giornalismo d’inchiesta, sono l’ossigeno puro per ogni democrazia, se lo si toglie la democrazia rischia di morire, perché – ha osservato ancora l’ex ministro dell’Interno – la libertà di stampa è alla base della civiltà di ogni Paese”. Infine, addentrandosi negli argomenti più riferiti alla dialettica congressuale del Pd ha affermato: “Se i ceti più deboli non sono difesi dalla sinistra, chi li difende?”.
“Quello che è avvenuto il 4 marzo – ha aggiunto Minniti – è stata una drammatica sconfitta per le forze progressiste e riformiste. Mai come oggi c’è una differenza così profonda sui valori e sui modelli di società. Se questa è la vera partita, non possiamo non comprendere quello che è avvenuto il 4 marzo. Ci sono tante ragioni, ognuno può dire quello che ritiene più opportuno, tuttavia abbiamo perso le elezioni perché non abbiamo saputo rispondere a due grandi sentimenti, che oggi sono presenti nelle grandi democrazie, compresa l’Italia: rabbia e paura, perché abbiamo avuto l’esplodere di una drammatica crisi economia e una drammatica insicurezza sociale”.