Un’esperienza che resterà nella memoria di tutti i ballerini che hanno partecipato alle audizioni per la partecipazione alla produzione originale di Armonie d’Arte Festival, “Francesco e il Sultano, ovvero il dialogo felice tra Cristianità e Islam”. L’incontro con un grande artista come Micha Van Hoecke è stato illuminante per le promesse della danza calabrese. Giovani accorsi da ogni angolo della Calabria per vivere un sogno e per capire quanta umiltà e professionalità ci fosse dietro quel Maestro che ha ricevuto tutti con un sorriso dolce.
Ogni goccia di sudore, ogni attimo di fatica è sembrato più lieve. Mai un tratto rigoroso nelle espressioni di Van Hoecke e di sua moglie Miki Matsuse, che hanno mostrato che per raggiungere i massimi obiettivi bisogna essere sostenuti da una passione immensa e da una enorme forza interiore.
«Oggi – ha detto Micha Van Hoecke – la società è cambiata e con essa la danza e la sua concezione. La cultura è in mano alle istituzioni, i cinema vengono sostituiti dai Bingo e rischiamo di passare dalla Callas a Belen. Amo il teatro. E’ uno specchio magico, un tempio dove si riuniscono le persone per avere una risposta su loro stessi. Io vado in chiesa per trovare Dio e allo stesso modo vado a teatro per cercare me stesso. Il teatro a differenza della televisione rende lo spettatore partecipe, rappresenta una scelta consapevole, un viaggio a cui è impossibile rinunciare».
Questa del coreografo, ballerino e regista belga è una riflessione profonda e attenta sul mondo dello spettacolo: nella società odierna è difficile trovare i Maestri ed i punti di riferimento che appartengono al passato e al presente ed hanno una visione del futuro e l’arte è senza dubbio la risposta alla nostra vita e la danza è un’arte collettiva. «La danza – continua – per me è un canto, il canto è una danza che si può sentire ma non vedere, la danza è un canto che si può vedere ma non sentire, e questo canto è l’espressione dell’anima che entra in relazione con l’arte. Quando io danzo canto. Dal canto nasce il movimento, l’anima del resto è movimento».
Non nasconde il suo amore per la Calabria così come il luogo in cui verrà allestito “Francesco e il Sultano, ovvero il dialogo felice tra Cristianità e Islam”. «In Calabria ho trovato generosità, umanità, ricchezza del cibo, abbondanza. Il Parco Scolacium è un luogo straordinario ed io apprezzo molto la realtà culturale di Armonie D’Arte che secondo me è un esempio da proteggere; io oggi mi sento come un pittore che deve realizzare un affresco ed è alla ricerca dei colori. “Francesco e il Sultano” tratta un tema su cui ho lavorato specificatamente una sola volta. Ho fatto però molti lavori vicini al tema religioso. I giovani che lavoreranno con me dovranno essere in grado di unire tutte le loro energie in questo viaggio».
E nel corso della chiacchierata parla anche di questo lavoro per la XVI edizione di Armonie d’Arte Festival, e che lo vedrà impegnato come regista su soggetto originariamente pensato da Susi Cecchi D’Amico e Francesco Zeffirelli, e che per Armonied’ArteFestival, avrà la sceneggiatura di Francesco Brancatella.
Trapela molto entusiasmo dalle sincere parole di Chiara Giordano: «La cosa molto bella di questa conversazione è il fatto che ogni volta che ci troviamo davanti a grandi uomini si parla della visione dell’arte che, proprio come recita il sottotitolo del Festival 2016, rappresenta il canto che incanta. È l’umanità che emerge. Questi sono momenti di arricchimento e di crescita fondamentali per la Calabria. E le presenze come questa di Micha Van Hoecke sono portatrici di mondi per noi lontani quanto indispensabili».
L’incontro si è concluso nel clima sereno e di confronto con cui si è sviluppato, con tutto l’entusiasmo e l’attenzione dei giovani che ora restano in attesa delle scelte del Maestro: nel salutarli, persino affettuosamente, Micha Van Hoecke ha sottolineato di non ritenere le sue decisioni un giudizio di merito, ma piuttosto una individuazione per le specifiche esigenze dello spettacolo.