CATANZARO, 25 MAG 2016 – Si terrà sabato 28 maggio, con inizio alle ore 15,30 presso il Museo Marca di Catanzaro, il seminario – ad ingresso libero – “L’immagine del Sé: autoritratto fotografico”, curato da Serena Colonna, specializzata in Arti Visive e Nuovi Linguaggi Espressivi presso l’Accademia di Belle Arti di Firenze, e organizzato dall’associazione fotografica “Cromatica” di Catanzaro, con il patrocinio della Provincia di Catanzaro, della Fondazione Rocco Guglielmo e della Fiaf – Federazione Italiana Associazioni Fotografiche.
Il Seminario “L’Immagine del Sé: Autoritratto Fotografico” ha come scopo quello di far scoprire le potenzialità del mezzo fotografico come forma espressiva utile ad un percorso di indagine autobiografica, narrazione del proprio vissuto e manifestazione dell’Io nel mondo. Il fruitore sarà orientato in questo particolare “genere” dell’arte e della fotografia contemporanea, terreno di prova e di sperimentazione di nuovi linguaggi espressivi.
PROGRAMMA
Il programma è diviso in due parti: nella prima sessione “Punti di vista, spunti di vita”, sarà designata l’evoluzione dell’autoritrattistica, una delle più variegate ed affascinanti pratiche nell’ambito non solo della fotografia ma dell’arte nella sua totalità. Attraverso un excursus storico-artistico sviluppato per immagini, si noterà come gli autoritratti siano stati particolarmente diffusi e popolari, partendo dalla fine del diciannovesimo secolo, in concomitanza con i progressi della tecnica e l’uso della fotografia come strumento di stato, percorrendo la prima metà del Novecento, durante gli anni Settanta e i primi anni Ottanta, in relazione alle teorie del postmodernismo sulle questioni di razza, genere e sessualità fino ad arrivare negli anni Novanta e Duemila, quando numerosi artisti e fotografi hanno rivolto la loro attenzione su se stessi per affrontare metaforicamente le questioni legate all’identità nazionale in un mondo sempre più globalizzato.
Nella seconda sessione “Autofocus”, che inizierà alle 17,30, saranno delineati i percorsi artistici e personali di fotografi e artisti che hanno ricercato una specificità identitaria ed un’affermazione del Sé mediante modalità differenziali del produrre autoritratti fotografici, avvalendosi del solo corpo (Hannah Villiger, Helmut Newton, Elina Brotherus, Robert Mapplethorpe, Claude Cahun, Francesca Woodman), del travestimento (Cindy Sherman, Dita Pepe, Yasumasa Morimura, Tomoko Sawada, Joan Fontcuberta, Slater Bradley), degli studi e album di famiglia (Gillian Wearing, Shokoufe Alidousti, Julie Pochron, Kelli Connell, Cristina Nunez, Chino Otsuka) e, infine, del video e della performance (Mattew Barney, Vanessa Beecroft, Paul+a, Tatsumi Orimoto, Nanna Saarhelo, Trish Morrissey).
IL SEMINARIO
Il seminario “L’Immagine del Sé: Autoritratto Fotografico” non intende presentare dei modelli fotografici, ma diverse possibilità d’azione dell’autorappresentazione, che restano incentrate su luoghi e circostanze specifiche, trovando in esse proprie ragioni e possibilità di verificare la validità di un metodo basato sull’indissolubilità dell’essere osservatori e osservati. In tutta la storia dell’arte, fino ad oggi, gli artisti hanno sentito il bisogno di rispondere alla domanda “Chi sono e in quale posto del mondo mi colloco?” e di dare una motivazione alla profonda pulsione dell’autorappresentazione, illustrando e immortalando con il proprio volto e il proprio corpo, il riflesso delle convenzioni, del gusto e dello zeitgeist della società e dell’epoca alle quali appartiene o è appartenuto. Rivolgendo l’obiettivo verso di sé, si diventa noi stessi frammento del mondo, tessera di mosaico in mezzo alle altre. E se questo è uno specchio, anche le altre fotografie divengono specchi, quasi il mondo stesso ci si riflettesse e si fotografasse da sé. Gli autoritratti fotografici dunque, oltre all’intrinseco valore artistico, sono occasioni uniche e interessanti per conoscere l’identità dell’artista come essere umano e il suo modo di percepire il suo ruolo nel mondo.
E guardare all’arte per rispondere a certe domande che ognuno si pone appare pertinente perché l’esigenza all’autorappresentazione, il desiderio di lasciare un’immagine di sé, del proprio volto e del proprio corpo, trova proprio nell’artista il migliore interprete, perché più di ogni altro possiede gli strumenti per esprimere a livello universale sentimenti ed esigenze psichiche che appartengono ad ogni individuo. La pulsione autobiografica si incarna e si realizza quindi nell’opera d’arte, mezzo attraverso il quale, quasi come un sortilegio, l’artista riesce a fermare lo scorrere incessante del tempo e degli accadimenti, oggettivandoli, cristallizzando l’attimo nel flusso di una vita. E’ sempre desiderio di lasciare una testimonianza di sé, della propria esistenza, la risposta alla necessità di lasciare una traccia del proprio vissuto, permettendo all’artista di unificare soggetto ed oggetto senza mediazioni e di usufruire di una completa “solitudine” nell’atto creativo.
Autoritratto come espressione di una identità che si svela e che necessita di una speciale interazione con lo spettatore, per potersi dire completo. Immagini tra sogno e realtà che sottendono una ricerca di relazione più autentica tra il proprio sé e il mondo, dove ogni cosa può essere gioco ma anche segno rivelatore.