Giangurgolo: la maschera calabrese che, nata dalla satira popolare, ha superato i confini regionali per conquistare i teatri italiani e diventare un simbolo del Carnevale
Il Carnevale calabrese è un momento di festa, allegria e tradizione, e tra le sue figure più celebri e amate si staglia Giangurgolo, una maschera che rappresenta la vera essenza del folklore della regione. Con il suo carattere goliardico e il suo spirito vivace, Giangurgolo è diventato un personaggio iconico non solo in Calabria, ma in tutta Italia, grazie al suo ruolo nella commedia dell’arte.
Le origini della maschera
Giangurgolo è la maschera calabrese per eccellenza, e la sua storia affonda le radici nel XVI secolo. Si dice che il personaggio abbia preso il nome da un uomo realmente esistito a Catanzaro: Gianni l’Ingordo, anche noto come “Boccalarga”, un chiacchierone insaziabile e amante della buona tavola. Nato nel Convento di Santa Maria della Stella nel giorno di San Giovanni, il 24 giugno 1596, Giangurgolo divenne rapidamente un simbolo della satira popolare.
La leggenda vuole che Giangurgolo abbia ricevuto l’eredità di un soldato spagnolo che, in punto di morte, gli affidò la missione di liberare la città di Catanzaro dall’occupazione spagnola. Il suo modo di combattere fu quanto mai originale: invece di battersi con le armi, Giangurgolo percorreva le strade con un carrozzone teatrale, accompagnato da una compagnia di attori, per lanciare satira e incitare il popolo alla rivolta.
L’ascesa alla popolarità
Con il passare del tempo, Giangurgolo non rimase più confinato alle strade di Catanzaro. La sua figura allegorica e il suo spirito irriverente lo portarono presto a diventare un personaggio centrale nelle rappresentazioni teatrali italiane, entrando a far parte della commedia dell’arte accanto a giganti come Pulcinella e Arlecchino. Le sue caratteristiche fisiche erano un’ulteriore espressione della sua natura satirica e irriverente: un enorme naso, una spada sempre al fianco, un cappello a cono e pantaloni a sbuffo gialli e rossi, che ricordano i colori della città di Catanzaro e della corona d’Aragona che un tempo la governava.
Il personaggio di Giangurgolo rappresentava anche una critica sociale e politica, prendendo di mira i dominatori aragonesi e spagnoli, ma la sua evoluzione nella commedia dell’arte gli permise di conquistare il palcoscenico di teatri prestigiosi, dove la sua satira divenne ancora più vivace e divertente.
Giangurgolo e la tradizione del Carnevale
Oggi, Giangurgolo è una presenza fissa nelle sfilate del Carnevale calabrese, ma non solo. La sua figura continua a essere un punto di riferimento per le rappresentazioni teatrali, grazie alla sua capacità di intrattenere e divertire con le sue battute sagaci e le sue bugie impossibili, che lui stesso finisce per credere. La maschera rossa che lo caratterizza è ormai un simbolo di spavalderia e di esuberanza.
Nel Carnevale, Giangurgolo non è solo una figura folkloristica, ma anche un eroe popolare che, con la sua verve e il suo spirito di ribellione, riesce a unire le persone in un’unica risata collettiva. Dalle strade di Catanzaro fino ai palcoscenici dei teatri italiani, la sua risata contagiosa e la sua ironia senza freni lo hanno reso un personaggio indimenticabile.
Il Carnevale in Calabria, quindi, non sarebbe lo stesso senza Giangurgolo, che continua a portare avanti la sua tradizione di intrattenimento, risate e critica sociale, rimanendo una delle maschere più amate e conosciute in tutta Italia.