I fari hanno, nell’immaginario collettivo, un fascino particolare perché non sono solo degli edifici che potrebbero raccontare i secoli della Storia dell’Umanità, ma potrebbero anche narrare “storie comuni di gente comune”.
Queste torri imponenti sono soprattutto un simbolo, un’icona, che da sempre hanno ispirato anche artisti famosi poiché essi racchiudono il senso della solitudine, ma anche quello della forza interiore che guida gli uomini in difficoltà.
Sin dalle sue prime e rudimentali postazioni, il faro ha avuto e ha tutt’ora, lo scopo di “servire” l’uomo – come diceva lo stesso George Bernard Shaw – definendo il fascino romantico di queste strutture, spesso costruite in origine in punti impervi, difficili da raggiungere poiché lo scopo era quello della sua visibilità dal mare aperto.
Nel suo altruismo, quella luce dietro i cristalli rappresenta un porto sicuro, una certezza, sia in caso di nebbia che di pioggia, ma la sua imponenza ha valore anche durante il bel tempo, perché la sua funzione non smette mai di esistere. Il mare ha le sue leggi e il faro lo sa e non potrebbe mai abbandonare al suo destino l’uomo.
È una sorgente luminescente che guida tutti i marinai del mondo, senza distinzioni, senza giudizio.
Verrebbe da fare una riflessione: in fondo, non siamo un po’ tutti come dei marinai in questa vita? Soprattutto marinai bisognosi di un faro nei momenti difficili?
I fari fonte di un messaggio rassicurante per il futuro
Credo che sia anche un po’ questo il messaggio racchiuso in un film documentario all’interno di un’opera di arte visiva più completa dedicata ai fari calabresi.
Si tratta di un progetto editoriale di Ivan Comi che trova nei cristalli dei fari la luce, cioè un probabile futuro per la Calabria. Quel faro tanto cantato e idealizzato. Insieme al film è possibile ammirare anche di una raccolta fotografica dal titolo “I Fari della Calabria”, entrambi sono una vera e propria dichiarazione d’amore alla Calabria.
Un progetto editoriale che è un atto d’amore
“La magia dei cristalli” è un film documentario, opera prima di Ivan Comi, fondatore del progetto, e del regista Filippo Corrieri che hanno voluto raccontare i 12 fari della Calabria con gli occhi di chi cerca ancora un segnale luminoso in una terra difficile, spesso inaridita dagli stessi calabresi ignari e incuranti di tanta bellezza. È girato in presa diretta e con piani sequenza, come è giusto che sia per un documentario, regalando spaccati di vita e mescolando storie con paesaggi calabresi suggestivi; arricchito da poesie e racconti, simboli e tradizioni.
Un racconto tra fiaba e storia
Il racconto è affidato a Claudia Catani, doppiatrice, e a Patrizio Cigliano, attore di teatro. Filippo Corrieri si è occupato della narrazione cioè del montaggio del docufilm che, se non fosse per alcune spiegazioni tecniche (giustamente dovute, ma che forse un po’ distraggono dal messaggio) potrebbe essere interpretato come un viaggio interiore, alla scoperta delle nostre radici e di noi stessi.
È anche occasione per conoscere siti sconosciuti ai turisti e ai calabresi: un’esplorazione tra archeologia e immersioni subacquee alla scoperta di tesori che questa terra bistrattata e sfruttata ancora conserva per chi sa come amarla. E la Calabria diventa persona.
Il romanticismo contro la cinica scienza
Il lungometraggio è un viaggio reale alla scoperta dei fari sulle coste, e colpisce per il suo lato romantico, solcando i mari calabresi e i loro tesori. Un romanticismo che ci riporta agli ideali del XIX secolo quando i letterati rifiutavano la visione scientifica poiché arida e fredda preferendo la ribellione alle convenzioni e alle regole. La verità quindi si raggiunge con la passione e l’intuizione e non con il crudo calcolo. Il tutto è visto con gli occhi dei bambini di una scuola elementare e da una bimba, figlia di Comi, che attraverso dei disegni e un’innata curiosità, fanno un viaggio parallelo a quello degli adulti. I bambini non solo nutrono una positiva ingenuità, per loro natura sono curiosi e si lasciano incantare e stupire.
Le tappe di questo cammino sono i siti dei fari, un’occasione per raccontare la storia legata al territorio, ma anche l’opportunità per far conoscere storie, pressocché sconosciute, di famiglie e di guardiani dei fari che con dedizione hanno curato e continuano a prendersi cura non solo dell’edificio, ma anche di ciò che esso rappresenta per i naviganti e per chi naviga… su terraferma. Sì, perché – come dicevamo – naviganti e marinai lo siamo un po’ tutti: chiunque si senta libero e chiunque non voglia sentirsi soggetto a regole, per chi è ancora capace di sognare, abbandonandosi al potere della meraviglia.
Un tesoro sottovalutato dalle istituzioni: la denuncia contenuta nel progetto
Il film è incentrato quindi sulla scoperta di luoghi di una Calabria un po’ dimenticata e della loro storia. Come un faro nella notte che squarcia il buio sulle acque dei mari, il lungometraggio denuncia gli organi istituzionali per negligenza poiché hanno praticamente abbandonato questi siti bellissimi, sottovalutando l’importanza e lo splendore.
Ma si tratta di un vecchio problema legato alla Calabria e ai politici calabresi; c’è una sorta di tradizione autodistruttiva che ormai è diventata la norma: non esportare, non far conoscere, l’arte e le bellezze artistiche calabresi nel mondo. C’è una incapacità gestionale che è una ferita sempre aperta quando si prova a fare qualcosa per la nostra regione.
Un indice andrebbe, ad esempio, puntato verso gli amministratori dei comuni in cui sorgono i fari. Questi avrebbero anche interesse affinché questa iniziativa arrivi a più persone, quindi non si capisce perché non facciano anche loro opera di divulgazione. Potrebbe essere orgoglio soprattutto per quei comuni meno noti e a margine di una Calabria più conosciuta.
I Comuni interessati potrebbero divulgare l’opera. La Regione Calabria dov’è?
I comuni di Cirò Marina, Crotone, Isola Capo Rizzuto, Monasterace, Palizzi, Motta San Giovanni, Villa San Giovanni, Scilla, Ricadi, Gizzeria e Paola potrebbero avere dei benefici per il turismo. Non si tratta solo di far conoscere i fari e la loro storia. C’è il territorio ai quali appartengono e che sono anche fuori dai circuiti turistici tradizionali.
Perché non pensare a un’alternativa per chi si avvicina alla Calabria?
Territorio significa, storia ma anche enogastronomia, occupazione, crescita, apertura verso il mondo. La cultura si basa sulle iniziative della comunità. Al contrario, parafrasando, lentamente si muore…
Dov’è la Regione Calabria? Perché non sponsorizza questo progetto che potrebbe richiamare un altro tipo di turismo ideato tipo un “cammino” per tutte le province? Si tratta di risorse economiche? Dubito che la diffusione del libro, che è anche in inglese, sia un’iniziativa così difficile per una Regione che dovrebbe puntare sul turismo e sulla promozione del territorio.
Ma vogliamo augurarci che si possa partire da oggi, per il futuro…
I bambini, i giovani di domani, però sono la speranza. Ai bambini è affidato il compito della scoperta e del valore, attraverso la loro semplicità e immediatezza hanno la capacità di guardare i fari con occhi diversi rispetto agli adulti che crescendo sono diventati un po’ miopi.
L’incanto e il sogno appartengono a chi ha occhi nuovi. Il testimonio è passato di mano.
La citazione di Platone è il senso e il messaggio sui fari
“Possiamo perdonare un bambino quando ha paura del buio. La vera tragedia della vita è quando un uomo ha paura della luce.” Il film si apre con questa frase di Platone, ma credo che rappresenti anche la chiusura in quanto contiene realtà e sogno.
Il messaggio più importante sta tutto qui. E non è poco.
Il film della durata di 97 minuti è prodotto dalla Palomba & Barrett Movie e ha un impatto visivo ed emotivo grazie anche alle musiche di Mino Freda. I testi sono invece curati da Giuseppe Peratoni.
Disponibile anche nella versione in lingua inglese, si può prenotare presso “l’Associazione Culturale La Vie” – Via Carlo Cattaneo 14 – Catanzaro.
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