Il nome del poliedrico Corrado Alvaro, erroneamente non è sempre presente nei libri di letteratura scolastici, ma ciò non toglie l’importanza che ha la sua produzione letteraria, prolifica in diversi campi. Infatti, oltre a essere un grande scrittore, è stato giornalista e traduttore conosciuto e apprezzato anche all’estero.
Nasce a San Luca (Reggio Calabria) il 15 aprile 1895, vive perciò il periodo fascista del quale ne prende nettamente le distanze. Nel 1925, gli viene proposto di scrivere dei libri per le scuole per conto dell’editore Carabba. Alvaro accetta, per ragioni puramente economiche, e svolge il lavoro con estrema professionalità, aggiungendo, nelle note, che il tutto è compilato in conformità ai programmi ministeriali del 1923 che prevedevano l’identificazione e la salvaguardia della etnia regionale.
La letteratura
La sua notorietà è legata al capolavoro Gente in Aspromonte, in cui inaugura il “tema calabrese” che risulterà sempre presente nella sua produzione.
Il mondo della letteratura italiana, generalmente, preferisce la narrativa di ispirazione regionale e meridionale di Verga, Capuana, De Roberto e Pirandello che descrivono la società meridionale come qualcosa di immutabile e senza speranza, dove nulla possono né la storia né gli uomini. Alvaro, invece, “contrappone, con il lirismo neorealista un mondo arcaico tragico, fatto di ignoranza, superstizione e povertà e che però non è immutabile: è un mondo in trasformazione che può essere giudicato soltanto con gli occhi della memoria. Ma come raccontare un mondo chiuso e già di per sé elementare? ” (Ilaria Formisano)
La scelta antifascista
Compie gli studi liceali a Catanzaro fino al 1915, poi parte per la Prima guerra mondiale. È un periodo importante per la sua formazione intellettuale. Come studente del sud inizia ad elaborare il conflitto sociale e politico legato all’Italia post-risorgimentale e a delineare gli elementi portanti del problema meridionale.
Intorno al 1920, inizia la carriera di giornalista collaborando, tra altri, con Il Resto del Carlino, Il Corriere della Sera, La Stampa. È tra i firmatari del Manifesto degli intellettuali antifascisti di Benedetto Croce. Questo segna il suo rapporto col regime sempre improntato a un aperto dissenso che col tempo è causa della sua condanna al confino.
Nel 1930 pubblica Gente di Aspromonte (Le Monnier). 13 racconti ambientati in una Calabria depressa dove i pastori sono sottomessi ai padroni e alla natura. Il romanzo è considerato una alta espressione della letteratura meridionalistica legata al neorealismo italiano. In seguito alla occupazione tedesca di Roma, Alvaro si rifugia a Chieti sotto il nome di Guido Giorgi, impartendo lezioni d’inglese.
Nel 1951 vince il premio Strega con Quasi una vita.
Alvaro ritorna più volte sul fascismo raccontando in parte alcune sue esperienze e in parte proponendo interessanti riflessioni. Egli rappresenta sia l’uomo antico che moderno. Sapendo cogliere i segni di cambiamento della società meridionale. Giudicando severamente la gente, ma nello stesso tempo donando passionalità. Una Calabria che stava cambiando e migliorando anche le proprie condizioni economiche: costruzione di strade e di scuole, ad esempio.
In sintesi, potremmo dire che è calabrese d’origine e moderno europeo e cosmopolita dentro.
La passionalità e l’amore per la terra
Una menzione particolare va fatta a il sussidiario La Calabria (1931)
La Calabria è il paese dell’anima per lo scrittore e sfogliando le pagine si avverte la sensazione del profondo attaccamento alla propria terra natia e la caratura della cifra espressiva attraverso la quale l’autore rivela le proprie origini rappresentate dal mondo mitico regionalistico. Un libro scritto da chi ama profondamente la propria terra e vuole valorizzarne l’essenza, le particolarità, la bellezza dei luoghi senza tempo, una Calabria come affascinante musa ispiratrice di tanti poeti e autori. (Mariangela Lando).
Estratto da uno scritto antifascista di Corrado Alvaro
Non penso affatto che il fascismo sia un movimento nazionalista e patriottico. Secondo me, è un tentativo di europeizzare l’Italia. C’è il culto del mito nazionale, e non per approfondire una tradizione, giacché di fatto tutte le epoche italiane sono messe in discussione a partire dal Risorgimento, ma per adeguarsi agli altri paesi d’Europa, e in ritardo, mentre forse l’epoca ne è passata, come col colonialismo. È una finestra aperta sulla Europa, ma in senso provinciale. È la manifestazione del complesso di inferiorità della classe media italiana. (1933)
Opere incompiute
Corrado Alvaro è sepolto nel piccolo cimitero di Vallerano (Viterbo) dove aveva acquistato una grande casa in mezzo alla campagna. Colpito da un tumore addominale, si sottopone a un delicato intervento chirurgico. La malattia colpisce anche i polmoni e Alvaro muore nella sua casa di Roma l’11 giugno del 1956 lasciando incompiuti alcuni romanzi.
Un intellettuale antifascista i cui pensieri e scritti risuonano ancora oggi attuali.
“La disperazione più grande che possa impadronirsi di una società è il dubbio che vivere rettamente sia inutile.”
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