Riscoprendo un’itinerario millenario: la Via Popilia e il ponte di Annibale
Scigliano, una pittoresca località situata nella provincia di Cosenza, racchiude in sé un tesoro storico di inestimabile valore: il Ponte di Annibale. Questo antico ponte attraversa il fiume Savuto e trae il suo nome dall’illustre comandante cartaginese, Annibale, che visse in un’epoca di grandi sfide e conquiste.
Risalente a un periodo che abbraccia gli anni dal 131 al 121 a.C., il Ponte di Annibale è stato eretto come parte integrante della Via Popilia. Questa strada, commissionata dal console romano Publio Popilio Lenate e testimoniata dal cosiddetto Cippo di Polla, aveva il compito di collegare Reggio Calabria, nella sua maestosa bellezza costiera, alla città di Capua, conosciuta per la sua storia millenaria.
Il tracciato della Via Popilia seguiva da vicino il Mar Tirreno, attraversava luoghi di rilevanza storica come Vibo Valentia e la Piana di S Eufemia, per poi risalire la valle del fiume Savuto. Qui, imponente e maestoso, sorgeva il Ponte di Annibale, che permetteva di attraversare con sicurezza il fiume e proseguire verso i Campi di Malito.
La sua architettura, testimone dei grandi progressi ingegneristici dell’epoca romana, comprendeva archi in tufo calcareo rosso. Questi blocchi, estratti dalla cava di una collina adiacente, mostrano ancora oggi i segni dei tagli profondi, testimonianza dell’abilità degli artigiani che li hanno lavorati.
Le fondamenta del ponte sono state posizionate a una profondità di circa 1,50 metri rispetto al letto del fiume. Queste fondamenta si compongono di due ordini di blocchi squadrati sovrapposti, con un’altezza dell’edificio di 1,50 metri e un’altezza complessiva di 11 metri rispetto al livello del fiume. Il ponte si estendeva per una lunghezza di 21,50 metri, esclusa la rampa di salita, e aveva una larghezza di 3,55 metri.
La struttura dell’arco comprendeva due archi a tutto sesto, realizzati con blocchi di tufo secco, posti in modo sfalsato per mitigare gli effetti dei terremoti. Il secondo arco, in tufo e pietra, svolgeva una funzione di rinforzo e contrappeso al primo, senza l’uso di pile di appoggio. Questa geniale progettazione a secco è un esempio dell’ingegneria avanzata dei tempi antichi.
Affiancando il ponte, si possono ancora osservare i resti di due garitte, strutture costruite per proteggere il ponte e le truppe che ne garantivano la sicurezza. Purtroppo, queste testimonianze storiche non sono state restaurate nel corso degli anni.
Nelle immediate vicinanze del ponte, tra le fondamenta di antiche costruzioni romane, si erge il rudere di una vecchia casa colonica. Una leggenda locale narra che il ponte, noto anche come Ponte S. Angelo per la chiesa dedicata a questo santo, sia stato il luogo di una vittoriosa battaglia tra San Angelo e il diavolo. Si dice che il diavolo abbia persino calciato la spalla destra del ponte per manifestare la sua frustrazione, lasciando una lesione che è stata riparata durante un restauro nel 1961.
In sintesi, il Ponte di Annibale a Scigliano rimane un monumento tangibile alla grandezza dell’architettura e dell’ingegneria romana. Attraverso i secoli, ha resistito come simbolo di connessione tra terre lontane e culture differenti, incastonato nella storia e nella bellezza di una delle regioni più affascinanti d’Italia.