Hannah Ryggen, l’artista della tessitura e pacifista, contraria al fascismo, decapitò Benito Mussolini in una sua opera d’arte: un arazzo, per la precisione.
L’arte è la capacità di esprimere concetti e idee anche provocando dei veri e propri choc a chi ne è depositario.
È abbastanza noto il quadro di Picasso in cui rappresenta gli orrori del nazismo. Pensato per il padiglione della Repubblica spagnola all’Expo Universale di Parigi del 1937, l’opera di Pablo Picasso, Guernica, è diventata il simbolo della resistenza alla violenza assurda del fascismo e agli orrori della guerra.
Fra le date più importanti per la nostra repubblica e storia, insomma per noi italiani, senza alcun dubbio, il 25 aprile è quella che più dovrebbe renderci orgogliosi.
In questo giorno, infatti, si festeggia la Liberazione: la vittoria sul nazifascismo. Il 25 aprile 1943 le politiche disumane e abbondanti degli orrori di Hitler e Mussolini vengono finalmente bandite per dare spazio una nuova era democratica e per sostenere la rinascita del Paese.
Arte contro il fascismo. “Visto che non viviamo più i tempi della rivoluzione, impariamo almeno a vivere il tempo della rivolta”
Lo scriveva Albert Camus e tanti artisti sono riusciti attraverso le loro opere a far circolare idee anche rischiando in prima persona.
Fra gli artisti più noti, il siciliano Renato Guttuso (1911 – 1987) ha dedicato alla lotta partigiana una sincera testimonianza.
Si tratta del “Gott mit Uns” (che significa “Dio è con noi“); è una serie di disegni e acquerelli realizzati con inchiostri provenienti dalle tipografie clandestine.
L’opera è ovviamente una forte presa di posizione contro ogni tipo di dittatura. Lo estrapola attraverso il racconto della presenza nei campi di battaglia e grazie all’impegno ideologico di chi si è battuto contro il nazifascismo per la liberazione del nostro Paese.
L’arte di Hannah Ryggen
Hannah Ryggen era nata in Svezia nel 1894 precisamente a Malmö, ed era un’appassionata attivista, pacifista e sostenitrice dell’uguaglianza.
Nei suoi estrosi arazzi esprimeva calorosamente la sua rabbia contro l’ascesa del fascismo.
Il suo primo arazzo era di grandi dimensioni. Rappresentava la risposta alla Grande Depressione; raffigurando un rapace esattore che va a pescare denaro tra le tragedie che si svolgono per strada.
Quasi come un presagio dell’assassinio di Benito Mussolini, il suo arazzo rappresentava Benito Mussolini morto, decapitato.
Ed è ciò che effettivamente avvenne a Piazzale Loreto, a Milano, alla fine della seconda guerra mondiale.
L’arazzo presso dell’Esposizione Universale di Parigi del 1937 era accanto a Guernica ma a differenza della grande tela di Pablo Picasso rimase coperto, perché l’opera raffigurante l’uccisione di Benito Mussolini appariva offensiva.
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