Si lasciano ascoltare bene le voci di Emanuele Cislaghi, autore milanese raffinato, enormemente attuale e pure oltre ogni tempo. La sua scrittura curata, diretta, dettagliata riesce a catturare la mente del lettore consentendogli di giungere sino a quelle realtà rifiutate ma che oggigiorno, attraverso i media, si insinuano nelle vite divenendo pane quotidiano.
Affascina Cislaghi poiché nella scelta di un libro non ritieni mai di dover dare ascolto al “cattivo”, se non, come nelle fiabe, in veste marcatamente antagonista. Ma il male, le patologie mentali esistono e imprimono ferite dolorose e pagine drammatiche che il tempo non può oscurare, pertanto, può essere opportuno conoscere l’altra faccia della medaglia. In Io ho ucciso (GiveMeAChance Editoria Online), l’autore compie un viaggio nel tempo, raccontando i protagonisti di fatti criminosi che hanno segnato la vita di tante famiglie, la storia per molti aspetti, e una triste realtà che mostra quanto possa essere ben nascosto il male. Ventiquattro racconti che percorrono epoche differenti, come nel caso della storia di Maria Tudor (classe 1516). Avvenimenti laceranti che non hanno risparmiato uomini, donne e persino bambini.
Il libro contiene una dedica e riporta un pensiero di Stanley Kubrick che chiariscono il senso di questo viaggio: “A tutte le vittime. Delle scelte sbagliate”, la dedica; “L’uomo deve poter scegliere fra bene e male, anche se sceglie il male. Se gli viene tolta questa scelta egli non è più un uomo, ma un’arancia meccanica”, il pensiero. Una decisione, tuttavia, scomoda dar voce agli antagonisti, ma Cislaghi sceglie di “compiere uno sforzo di immedesimazione nella mente e nel cuore degli stessi protagonisti”. E lo fa con una stile sobrio, sebbene non possa evitare dettagli che fanno inorridire e inevitabilmente riflettere su un mondo terrificante che porta a non abbassare mai la guardia. Una scelta non facile dare un cuore a chi si è macchiato di delitti efferati, e dannatamente impopolare. I fatti sono reali e documentati, a riprova di un attento lavoro di ricerca compiuto dall’autore che rielabora storie distanti dalla più recente attualità, “per poter essere osservati e vissuti con un sano e doveroso distacco”. Ma Cislaghi non si imbatte solo nella cronaca nera, in Ascolta le mie voci (Giraldi Editore) il viaggio di immedesimazione si apre a mondi variegati e sconosciuti regalando forti emozioni ai lettori.
Una raccolta di racconti stupefacente che fa riflettere su quanti angoli del mondo e sfumature la vita regala ogni giorno o consente di immaginare, e non è forse compito dello scrittore svelarli? Fra tutti, di una delicatezza disarmante,“Kindergarten”, intenso, di un richiamo alla vita oltre misura, anche quando la vita compie le sue scelte complesse, di una dolcezza straripante che avvolge il lettore facendogli affiorare “alcune domande sommerse” che “chiedono risposte”. E non è forse nel farsi delle domande il fascino della buona lettura? Raccontare in prima persona, l’ingrediente principale di una scrittura fluida che scorre veloce per permettere ai lettori di “entrare” nelle vite altrui, per amarle, per odiarle, per compatirle, per giudicarle persino, ma comunque per “sentirle”, anche se lontane dal proprio mondo, attraverso la penna sagace di Emanuele Cislaghi.
Rossella Paone