La presentazione del libro di Enzo Infantino e Tania Paolino “Kajin e la tenda sotto la luna”, terzo appuntamento di un ciclo di incontri-dibattito promossi dalla Presidenza della Giunta regionale sul tema della nuova letteratura calabrese, è stata l’occasione di un’approfondita discussione sui temi dell’accoglienza, dei diritti umani e su una lettura più attenta alle cause dei fenomeni migratori.
All’incontro che si è svolto nella Cittadella regionale hanno preso parte, oltre agli autori, l’Assessore regionale alla Cultura Maria Francesca Corigliano, il giornalista e scrittore Arcangelo Badolati, il Sindaco di Riace, Mimmo Lucano e il referente in Calabria di “Libera”, don Pino De Masi.
Badolati ha toccato con cura le ragioni geopolitiche che hanno caratterizzato le recenti guerre in Medio Oriente dove “enormi responsabilità – ha detto – sono in capo alle grandi potenze occidentali, spinte da una strategia tesa sostanzialmente al controllo dei giacimenti di petrolio presenti in quelle aree”. “Una strategia mirata alla frammentazione degli Stati e a un controllo più efficace che ha cancellatto secoli di culture millenarie, tesori artistici e distrutto la quotidianità e la vita di popolazioni con un grande carico di storia e di valori unici”.
“Dov’è la vita?”, è la domanda posta da don Pino De Masi. “Tocca a ognuno di noi difenderla – ha sottolineato -, questo nuovo post colonialismo si preoccupa solo degli arrivi delle persone che fuggono dalle guerre, ma non delle cause all’origine dei fenomeni. In tutto ciò c’è la miseria umana di quegli Stati che hanno reso possibile che nel nostro mare giacciano più di quarantamila morti negli ultimi 15 anni. L’Europa porta con sé la vergogna, la politica dovrebbe risolvere i problemi nel rispetto delle persone. Purtroppo la storia non sempre si identifica con la verità: la vita di Gesù ne è un esempio. Ora è il tempo di parlare e di crescere in umanità”.
Concetto ripreso anche dal Sindaco di Riace Mimmo Lucano che ha raccontato la storia del suo piccolo Comune, destinato a una morte certa senza l’arrivo di tanti immigrati, curdi soprattutto, che oggi hanno ripopolato e riacceso le stradine del borgo, restituendo vitalità e speranza. “Questo è il tempo di parlare, è vero”, ha dichiarato Lucano. “Attraverso le storie che Enzo e Tania tracciano nel suo libro, mi accorgo che ci sono i margini e lo spazio per affermare ancora il valore dell’umanità contro l’attuale civiltà delle barbarie. Riace sarebbe diventato un paese fantasma senza quei curdi che solo il destino ha sospinto sulle nostre rive. Ho visto aree interne della Germania, vicino a Berlino, in cui è possibile ricalcare esperienze di integrazioni simili alla nostra. Basterebbe la volontà. Questa cosa avviene in diverse angoli d’Europa ma non si porta sufficientemente in luce, come se un messaggio positivo di accoglienza debba essere sempre e comunque occultato. Anch’io sto pagando un prezzo caro a questo messaggio che viene dalla Calabria. Accogliere non è negativo, non è così: dietro c’è un’azione di recupero e di contaminazione culturale, la dimostrazione politica che è più conveniente mettere da parte l’odio. La vità è un no o un sì a Dio ma spesso anche la chiesa della nostra area dice sì alle politiche di un ministro dell’Interno che non si dimostra umano. Ringrazio Oliverio invece perchè su questo argomento non ha incertezze”.
I due autori, anche attraverso la proiezione di alcuni filmati nei campi profughi greci, hanno raccontato e analizzato le vicende di un popolo in fuga, quello curdo-siriano, ricco di dignità e speranza. “Un progetto il nostro – hanno spiegato – per rendere visibile una crudeltà dei nostri tempi, e per dare speranza a un futuro in cui siano affermati diritti umani e solidarietà. Dalla Calabria un esempio vero di ricchezza umana e di valori che stiamo diffondendo in Italia ma anche fuori dai nostri confini”.
“È un grande insegnamento culturale – ha commentato a conclusione del dibattito l’Assessore Corigliano – quello che trasmette il messaggio del libro. Una testimonianza positiva che mette in luce i controsensi del nostro vivere quotidiano. Con il Presidente Oliverio invece vogliamo essere attenti alla questione dell’accoglienza e vicini al modello Riace. Il nostro è un riconoscimento politico vero, dimostrabile con atti deliberativi, ma soprattutto con una presenza costante affianco del Sindaco Lucano”.