Affondano le radici nel territorio calabrese due spettacoli in prima assoluta che saranno in scena a giugno e a luglio al Campania Teatro Festival 2021, diretto da Ruggero Cappuccio, nel Giardino Paesaggistico di Porta Miano del Real Bosco di Capodimonte a Napoli.
È in programma il 14 giugno nell’ambito della Sezione Osservatorio il debutto di “Calà – L’ultimo filo”, una scrittura scenica di Marco Ciconte e Giusy Mellace, che ha curato anche il progetto e la regia con Franco Eco.
Il 14 giugno una performance teatrale tutta crotonese
Una performance teatrale tutta crotonese, che trae origine dalla leggenda mitica di una terra sorta a metà tra il Tirreno e lo Jonio. Una terra bellissima del cui fascino vennero a conoscenza popoli di Paesi lontani, intenzionati per questa ragione ad abitarla e impossessarsene, provocando così l’ira degli Dei.
La leggenda mitica
Per tenere lontani gli usurpatori, le divinità chiesero allora alle Parche di tessere il filo del destino, in cui ogni filamento avrebbe rappresentato un ostacolo da superare. Nasce allora Calà, l’anima nera. L’unica salvezza per lei sarà quello del voto alla Madonna Nera, rito diffuso nei culti mariani dell’Italia meridionale, dove il pentimento figura come unica via per il perdono e il riscatto sociale.
Giusy Mellace (Associazione Artea di Crotone): “inno al coraggio di lottare”
Per recidere un’ultima volta il Filo del Male. Sullo sfondo di un paesaggio che richiama gli scenari del Sud Italia, si susseguono le vicende dei personaggi (interpretati da Erica Bianco e due attori da definire) in «un inno al coraggio di lottare, un’esortazione alla parola come denuncia della libertà negata fatta di legalità e giustizia», scrive nelle note di regia Giusy Mellace, Presidente dal 2014 dell’Associazione “Artea” di Crotone.
Il 2 luglio Vite di Ginius di Max Mazzotta
Sempre nella Sezione Osservatorio, debutterà il 2 luglio a Napoli lo spettacolo “Vite di Ginius”, scritto, diretto e interpretato da Max Mazzotta, produzione della Compagnia Libero Teatro con sede a Rende (Cosenza).
Una tragicommedia ironica e romantica in versi e in prosa, dove l’anima del protagonista compie un viaggio karmico di purificazione e consapevolezza ripercorrendo l’esperienza delle vite incarnate con l’unico scopo di scoprire gli impedimenti che l’hanno costretta a dimenticare il passato.
L’anima di Ginius si ritrova nella barca di Caronte, ma fatica a ricordare. Con l’aiuto di una guida, per quattro volte si reincarnerà rivivendo il momento che più l’ha segnata. Storie che si collocano nell’arco di mille anni e prendono spunto da fatti di cronaca realmente accaduti in Italia in un testo che usa l’elemento metafisico e soprannaturale per affermare il valore dell’esistenza.