“La felicità delle Strade Difficili” è il terzo lavoro di Luigi Costantino, edito da Libereria, ma stavolta l’autore si inoltra nel campo della narrativa.
La chiave di lettura è l’amore universale
“Quella bambina parlava la lingua magica dell’amore. Difficile da decifrare.”
È da temerari parlare d’amore e occorre anche rispetto dei sentimenti per arrivare in maniera esclusiva ai lettori. È un privilegio concesso a pochi il sapere ‘cantare’ il più usurato dei temi. Il risultato di “La Felicità Delle Strade Difficili” è un canzoniere dei sentimenti del mondo contemporaneo rivitalizzati grazie a una passionalità caleidoscopica che nella sua duttile e versatile prosa riesce a oltrepassare il mito della banalizzazione, tradizionalmente legato al tema d’amore.
Dove finisca il lirismo e inizi l’autobiografia di Luigi Costantino non è dato sapere. Semplicemente non è importante scavare la verità oggettiva legata all’autore, sempre che ne esista una sola lettura. Ciò che il libro racchiude è il racconto di un’anima che per sua natura è eclettica, che vuole vivere in una casa senza muri. Oltrepassare le convenzioni e l’omologazione per essere libera, per essere sé stessa.
Claudio Baglioni cantava: “com’è duro essere nuovi, avere un’altra storia. (…) Chiedere permesso per essere te stesso.” Cosa c’è di più difficile dell’essere sé stessi in una società che vive di stereotipi? Il tema centrale di questo romanzo in pillole sembra incentrarsi su quanto siano sbagliate le valutazioni razionali e quanto invece sia imprescindibile lasciarsi trasportare dai sentimenti e prestare attenzione alla voce interiore che spinge alla passione e al coinvolgimento. Claudio Baglioni ritorna spesso in questo romanzo proprio perché richiama quel lato irrazionale legato ai sentimenti, ma anche dell’ironia, del non prendersi troppo sul serio. Veramente spassosa la conversazione immaginaria tra Claudio Baglioni, Philip Roth e i protagonisti.
La musica è un elemento narrativo così come le introduzioni, a ogni singola sezione, con aforismi di artisti noti.
Intenso e accattivante
Con la solita scrittura ammaliante, anche quando non sta dicendo nulla di sapiente o sconvolgente, attraverso una essenzialità del racconto, ma di uno stile ricco di passaggi emotivamente trascinanti, Luigi Costantino è come se tratteggiasse in un quadro il suo stato d’animo e quello di una figura femminile, Francesca, in un intreccio di esistenze, per vivere felicemente e nostalgicamente…
I valori legati alla famiglia
La ricognizione della memoria familiare e di accenni autobiografici legati a Catanzaro, agli studi tecnici e a una vita da impiegato, con retroscena lontani, dolori, ricordi affettuosi e rimpianti, si incrocia con la realtà contemporanea delle passeggiate nella capitale, dei piatti romani, delle atmosfere romantiche che Roma sa regalare, delle strade di ambulanti e di musicisti. La figura femminile di Francesca che accompagna il protagonista alla ricerca della felicità sembra quasi un alter ego dell’autore stesso. I due personaggi si completano in un alternarsi di pensieri e di quotidianità in un rapporto non definito. È amore o è amicizia? E ci viene da chiedere: “È proprio importante definire un rapporto?”
Italo Svevo era impiegato di giorno e scrittore di notte. Certo, sembra un confronto troppo azzardato con Costantino, ma almeno nella forma c’è questo parallelismo. Come ne “La Coscienza di Zeno”, questo romanzo è una sorta di diario in cui si annotano pensieri e situazioni.
C’è una sezione dedicata al padre dell’autore in cui si mescolano ricordi teneri e rimpianti. La sensazione che si prova è sia stato un rapporto d’amore ma anche di ricco di conflitti. Alla fine, pervade il sentimento della nostalgia, di una storia interrotta troppo presto e di una figura paterna di cui si sente la mancanza anche se ormai adulti.
“Quello che più mi dà fastidio è non poter condividere con mio padre tutte le novità.”
Il nucleo familiare è presente in questo racconto. Il legame affettivo di un amore incondizionato è narrato attraverso una lettera a una mamma e a tenere dediche per una nipotina che gioca con i componenti della famiglia. La casa è un rifugio, una certezza, ma sebbene ci sia un desiderio celato di paternità nel protagonista, la paura di non essere all’altezza del ruolo di padre è più forte.
La Convinzione di Verità Inesistenti
Sarà che casualmente sia stata messa al centro del racconto, questo appunto di diario riassume un po’ il contenuto del libro. Una critica al mondo, all’umanità. Uomini e donne che per non essere considerati diversi hanno barattato l’anima pura di bambini con una maschera che nasconde la bellezza. E quella bellezza, secondo Luigi Costantino, è l’Amore, la Donna.
Mi piace pensare che sia stata messa strategicamente a pagina 92 del libro.
(…) C’era solo da sentire. Percepire. Guardare, sì. Ma con gli occhi dell’anima. Non con lo strumento ovvio della ragione che regala sempre strade sbagliate anche di fronte a un cartello che grida: “dritto!” (…)
Le strade difficili
Le intenzioni dell’autore sono ancora più chiare nell’appunto intitolato proprio La Felicità delle Strade Difficili.
“Quando prendi vie piene di ostacoli, quando insegui percorsi poco battuti, ti danno tutti poche possibilità. È dura. Devi essere ostinato. Resistere. Tutti i giorni.
Ma quando vinci, poi, dopo un mare di lotte, dopo tante sconfitte, quando vinci davvero, tocchi il cielo con un dito.
Scrivere è una strada difficile. Non c’è niente di facile quando scrivi.
Nessuno ti assicura niente. Devi andare avanti con una fiducia cieca, visionaria.
Devi vedere oltre, là dove nessuno vede.
Ho lavorato per anni come contabile. Mi piace ricordarlo sempre.
A un certo punto ho deciso di cambiare rotta. Avrei potuto ostinarmi a fare la vita dell’impiegato modello. Ma in dodici anni non ho mai provato una vera gratificazione.
Non era possibile andare avanti sperando che il tempo andasse via il più velocemente possibile.
Per lungo tempo ho scritto senza far leggere i miei testi a nessuno.
Poi ho deciso di affacciarmi al pubblico.
Da quel momento sono arrivate grandi soddisfazioni.
Ora la vita che faccio mi piace.
È la mia vita. Non posso viverne una che non mi appartiene, solo per accontentare gli altri.
È come giocare ogni giorno tirando i dadi.
Se insegui ciò che ami davvero, vinci anche quando perdi.
Perché forse non si perde mai quando hai il coraggio di vivere fino in fondo la vita che vuoi.
È questa la felicità delle strade difficili.“
Nella vita bisogna rischiare
L’arte è una delle poche forme per far esprimere l’anima, di ciò che si cela nel profondo. Un detto cinese dice che “in un quadro ci sono mille parole”. Possiamo quindi affermare che le parole possono anche disegnare quadri, immagini e rimandare sensazioni.
Certo, c’è sempre il rischio di essere fraintesi.
Ma Costantino stesso scrive in prefazione al libro: “l’arte di correre rischi la insegnerei a scuola.”
E quindi, si aprano le porte al Sogno.
Per richiedere una copia del libro, scrivere a https://www.facebook.com/luigicostantino.it/
Annamaria Gnisci