Dal Frankenstein di Mary Shelley a temi d’importante attualità quali i vaccini, la clonazione, l’impatto delle nuove tecnologie sul fine vita, la procreazione medicalmente assistita, passando per l’Odissea ed ancora il Prometeo di Eschilo. “La letteratura oltre i confini della scienza”: questo il tema dell’incontro organizzato presso il Musmi dall’Istituto Tecnico Agrario V. Emanuele II di Catanzaro, e condotto da Tullio Barni, ordinario di anatomia umana presso l’UMG, nell’ambito del progetto “Libriamoci 2018”.
L’evento, in collaborazione con Ubik perciò moderato da Nunzio Belcaro, è stato coordinato dalle docenti Rita Loprete, Patrizia Massara e Rita Castrovinci, ed ha coinvolto le terze e quarte classi dell’IIS, alla presenza della dirigente Rita Elia.
Dopo la lettura di alcuni passi in inglese tratti dal “Frankenstein”, ed un’introduzione ai temi di “Libriamoci” a cura della docente Loprete, che ha ripercorso le tappe più importanti del progetto nato per coinvolgere gli studenti nella lettura critica e nel dibattito multidisciplinare, Nunzio Belcaro ha introdotto la platea nell’avvincente viaggio scientifico-letterario di Barni.
Medico luminare e da sempre brillante mattatore dei più prestigiosi convegni e incontri tematici, Barni ha incantato la platea per quasi due ore di “viaggio” per le vie della scienza e della letteratura.
“L’impatto della scienza sulle nostre vite è molto pervasivo, e ci riguarda tutti. La scienza è un’attività controintuitiva, perché si oppone al pensiero istintivo della nostra mente -ha spiegato Barni- Il cervello, evolutivamente parlando, non è fatto per conoscere il mondo, per comprendere l’atomo, per capire oltre ciò per cui è organizzato, cioè mangiare e riprodursi. La scrittura, l’arte, la conoscenza, mettono l’uomo in difficoltà ed il cervello innanzi ad esse va in “deficit di funzionamento”. Così come Prometeo, che definendo gli esseri umani “esseri effimeri”, nella ricerca dell’indipendenza insinuò delle “cieche speranze”, così ci conviene valicare i limiti imposti dal nostro cervello ed avere sete di conoscenza, alimentandoci di speranze sì “cieche”, che ci permettono però di vivere felici in questo tempo che ci è dato”.
“La scuola insegna questo: insegna il pensiero lento, il ragionamento logico razionale, che ci porti al di là dei nostri stessi limiti. -ha detto ancora Barni- La scienza è un pensiero lento, con cui bisogna ragionare, studiare, e che ci permette di comprendere che la realtà non è quella espressa da internet e tv, con la loro divulgazione veloce ed approssimativa”.
“Non ingurgitate acriticamente, perciò, informazioni senza un metodo capace di vagliarle e verificarle. Costruite delle buone reti per pescare nel mare della conoscenza solo il pesce buono. Reti che vi accompagneranno per tutta la vita, e come il più autentico dei vostri amici vi difenderanno dai naufragi della mente”. Ha concluso così l’incontro Barni, con un’esortazione ai giovani a coltivare il pensiero lento, a nutrirsi di scienza, a superare le barriere di conoscenza imposte “dall’alto”. Un invito alla riflessione rivolto non soltanto agli studenti, ma a tutti noi .