Le maschere apotropaiche sono facilmente reperibili nei mercatini e nei negozi di artigianato calabrese distribuiti nei vicoli e stradine di paesini.
Sono state anche apprezzate da artisti del calibro di Pablo Picasso fino ad arrivare a Michele Affidato che ne ha fatto una sua linea di gioielli.
I volti mostruosi delle maschere apotropaiche hanno tradizionalmente il compito di allontanare il male e la negatività di chi prova sentimenti tipo invidia e cattiveria. Per tale ragione, vengono poste sull’uscio delle case per proteggere i suoi abitanti e la stessa casa.
Secondo il principio della magia per cui similia similibus curantur, l’orrore riesce a scacciare il demoniaco perché simili, in quanto entrambi condividono la capacità di terrorizzare.
“I demoni hanno timore solo di se stessi e la valenza apotropaica delle maschere risiede proprio nell’essere magnifici ritratti, immagini riflesse nello specchio del tempo di quei mostri che sono chiamate a sconfiggere.” (Calabria Mistery)
Il termine apotropaico deriva dal greco apotròpaios che significa lontano dal male.
In tempi molto remoti, esistevano delle formule magiche che si potevano definire apotropaiche. Si trattava di formule magiche orientali riportate su oggetti rappresentanti animali o mostri. Alcune di queste rappresentavano anche parti del corpo umano come l’occhio o il fallo maschile.
Attualmente, le maschere apotropaiche calabresi più apprezzate sono realizzate a Seminara, in provincia di Reggio Calabria.
Si tratta di un prodotto artigianale di alto livello sebbene meno conosciuto rispetto alle ceramiche di Vietri o di Caltagirone.
Le maschere venivano poste sui portoni delle case oppure incassate nei muri, in evidenza. Ciò avveniva sempre quando la casa era ultimata poiché aveva il compito di proteggerla dagli spiriti maligni.
Esse rappresentavano demoni con maestose corna e fauci aperte. Oppure volti spaventosi che richiamavano il mito di Medusa e delle sue sorelle, Steno ed Euriale, meglio conosciute come Gorgoni.
Tutto ciò richiama il teatro greco dove le maschere avevano un ruolo importante legato alla religione e alla cultura della Magna Grecia.
I Babbaluti di Seminara
Calabria Mistery si è occupata di questa particolare tradizione antichissima. Ha raccolto informazioni circa i famosi babbaluti di Seminara.
“Tra i manufatti di Seminara un grande rilievo artistico nonché culturale rivestono i “babbaluti” o “babbalocci” maschere di ceramica grottesche deformi; la cui produzione si fa risalire al periodo della dominazione Borbonica in Calabria per identificare i gendarmi spagnoli.
Tra esse le tipiche: LEONE TRIONFANTE (un leone dalle ampie fauci è il simbolo positivo della forza; allegoria della potenza, del coraggio e della difesa dei propri spazi).
BACCO BENEAUGURANTE (allegoria della fastosa e inebriante gioia del dio del vino).
BABBALUCCIO SCARAMANTICO (una delle più ricercate maschere allegoriche e grottesche della produzione artigianale; che affonda le sue radici nell’ancestrale tradizione popolare calabrese la quale credeva di allontanare gli spiriti cattivi, collocando in casa il babbaluccio o diavoletto con corna e smorfia).
DIONISO PROPIZIATORE (Dioniso, divinità greca, rappresentava quell’energia naturale che, per effetto del calore e dell’umidità, portava i frutti delle piante alla piena maturità per cui facilmente è considerato il dio propiziatore dell’allegria e del vino) e SATIRO MAGICO (figura atta ad augurare la buona sorte).
Un ruolo particolare spetta alla produzione dei cosiddetti “babbaluti”, bottiglie antropomorfe di varia grandezza, munite talvolta di un manico nella parte posteriore. La loro caratterizzazione peculiare risale al periodo della dominazione spagnola quando, pur mantenendo un aspetto grottesco, gli artigiani accentuarono e definirono l’aspetto antropomorfo dei “babbaluti”.
Questa evoluzione nasce dalla manifestazione del malcontento e della rivolta del popolo contro il potere costituito. Così il “babbaluto” assunse di volta in volta la fisionomia del gendarme spagnolo, del soldato borbonico, del signorotto locale.
Le bottiglie simboleggiano il sesso femminile
Un altro oggetto tipico della produzione seminarese sono le bottiglie a forma di ciambella. La loro particolare conformazione trae origine e spiegazione nel mondo classico che le affidava il compito di simboleggiare il sesso femminile. Ma, riveste anche una funzione pratica: questo particolare tipo di recipienti, esposti all’aria o immersi nelle acque di ruscelli, consentono di mantenere freschi più a lungo i liquidi contenuti.
Infine, tra gli innumerevoli prodotti dell’arte ceramica vanno annoverati il caratteristico “riccio”, una strana bottiglia panciuta e irta di punte; le “lumiere” a olio, di chiara ispirazione cristiana; così come le bottiglie a forma di pesce o di colomba e la fiaschetta “a barilotto”, che il contadino portava legata alla cintura. Boccali con ornati a rilievo “cuccumi”, vasi da fiore “graste”, brocche con becco “bumbuleji”.
Seminara e la tradizione ceramista
Rispetto ai centri che lavorano l’argilla, Seminara spicca per antica e altissima qualità artistica. I mastri di questa cittadina cercano di rispettare le tradizioni del passato. E così le cannate, i boccali, i “bumbuli”, le “quartare”, rievocano i lineamenti di oggetti arcaici di carattere sepolcrale o votivo. Borracce e barilotti uniscono al carattere utilitario forme e decorazioni in cui si rinnovano simbologie cristiane. Si pensi, a tal proposito, al barilotto a forma di pesce e alle “ciambelle” che assumono carattere ornamentale. Di particolare interesse sono pure alcune forme che si riferiscono a fatti animistici di antica memoria storica della civiltà mediterranea. Così vanno interpretate le maschere apotropaiche e i cosiddetti “babuini”. Alcuni artigiani oggi riportano queste immagini su anfore e brocche anche su richiesta dei clienti che cercano in un oggetto artistico anche un amuleto che li preservi da chi ha cattive intenzioni e determinati poteri magici.
Le teste di greco
Di Seminara, però, vanno anche ricordate le “teste di greco”, orci che nel raffigurare guerrieri dal fiero corrugamento delle sopracciglia e della fronte in segno di sdegno, uniscono all’individuazione quasi ritrattistica una sorte di sottile autoironia nei confronti del loro stesso legame a tradizione bizantina. Di eccezionale qualità, nella produzione di Seminara, è anche la verniciatura, col predominio delle varie gamme di verde e di azzurro e di un singolarissimo giallo-arancio.”
Un’altra maschera interessante è quella del nasocchio. Ha un aspetto ironico, con un lungo naso e occhi strabuzzati. Ovviamente il suo compito è il medesimo, legato alla scaramanzia e all’elemento propiziatorio.
Potrebbe anche interessare: Chi è Giangurgolo? Dalle sue origini fino a oggi