L’immagine di Yurij Gagarin proiettata sul prisma dell’arte

Yurij Gagarin (fonte: Kornradnews)

Il viaggio è simbolicamente associato alla scoperta, anche interiore. Se viaggiare esplorando i continenti è capire che tutte le radici sono intrecciate sotto terra, cosa sarebbe andare oltre quei confini e immergersi nell’oscurità dello Spazio? Sembra un’escursione nella sfera onirica dove l’ignoto si mescola allo stupore dell’impalpalità dell’aria.

Sono passati ben 54 anni dalla morte di Yurij Gagarin, il cui nome completo è Jurij Alekseevič Gagarin, per voler essere precisi e rispettosi della sua storia.

Il famoso cosmonauta di origine russa morì – a soli 34 anni – il 27 marzo 1968, durante un volo di addestramento, ma è soprattutto ricordato e celebrato per la storica missione spaziale avvenuta il 12 aprile 1961 in cui volò per la prima volta, da solo nello Spazio.

Da quel giorno, il 12 aprile è simbolicamente dedicato al sogno più grande dell’uomo: l’occasione di osservare la Terra da lontano.

C’è da dire che Gagarin è un’icona non solo nel campo dell’aeronautica e della famosa “corsa nello spazio”, legata alle grandi potenze; anche il mondo dell’arte non riuscì a rimanere indifferente, e ancora oggi non è insensibile, di fronte a un uomo partito per esplorare lo Spazio. Fu un’impresa che andò oltre il mondo conosciuto, la prima pietra miliare, non solo dell’aeronautica, ma anche dell’umanità che fu capace di guardare un pianeta che sembrava grandissimo e che invece si presentò come un elemento celeste insieme a tanti altri, sebbene bellissimo. In sé, questo viaggio racchiude il sogno e anche poesia, se si pensa bene.

Tra l’altro, Gagarin aveva anche una sua poeticità che si rintraccia in ciò che ha lasciato scritto e si ritrova soprattutto nelle frasi famose che pronunciò guardando la terra da migliaia di chilometri.

«Il cielo è molto nero, la Terra è azzurra. Tutto può essere visto molto chiaramente»

Gagarin fu il primo essere umano a osservare la Terra da dove nessun uomo era mai arrivato.

Le sue frasi restano una testimonianza della meraviglia che va oltre la scienza, oltre ogni calcolo matematico, oltre ogni conclusione arida e sterile. Se oggi la Terra si chiama “pianeta azzurro” lo si deve a lui, al suo animo sensibile e colto.

Molto bello è il discorso che fece prima di partire, in occasione del suo primo volo, quello più fortunato, che ci ha regalato un’esperienza unica.

– Il messaggio di Yuri Gagarin a tutto il mondo

«Cari amici, conosciuti e sconosciuti, compatrioti e persone di tutti i paesi e continenti!
In pochi minuti una potente astronave mi porterà nelle distanti distese dell’Universo. Cosa posso dirvi in questi ultimi minuti prima dell’inizio? Tutta la mia vita sembra essere condensata in un momento meraviglioso. Tutto ciò che ho sperimentato e fatto finora è stato in preparazione di questo momento. Ti rendi conto che è difficile esprimere come ci si sente ora – quando il momento della prova, per la quale ci siamo addestrati a lungo e appassionatamente, è così vicino. Non devo dirvi cosa ho provato quando mi è stato suggerito di fare questo volo, il primo nella storia. Gioia? No, era qualcosa di più. Orgoglio? No, non era solo orgoglio. Ho provato una grande felicità. Essere il primo a entrare nel cosmo, battersi da solo in un duello senza precedenti con la natura – qualcuno potrebbe sognare qualcosa più grande di questa?
Ma subito dopo ho pensato all’enorme responsabilità che ricadeva su di me: essere il primo a fare ciò che generazioni di persone avevano sognato; essere il primo a spianare la strada all’umanità nello spazio… Ditemi un compito più difficile di quello che mi è toccato. Questa non è una responsabilità per uno, non per dozzine di persone, non per una squadra. È una responsabilità per l’intero popolo sovietico, per tutta l’umanità, per il suo presente e futuro. E se, tuttavia, decido di effettuare questo volo, è solo perché sono un comunista, perché ho dietro le mie spalle esempi dell’eroismo senza pari dei miei compatrioti: il popolo sovietico. So che raccoglierò tutta la mia volontà per fare il miglior lavoro possibile. Comprendendo la responsabilità del compito, farò tutto ciò che è in mio potere per adempiere all’incarico del Partito Comunista e del popolo sovietico.

Se sono contento di partire per questo volo spaziale? Certo che sono felice. Dopotutto, in tutti i tempi e in tutte le epoche la più grande felicità per le persone è stata partecipare a nuove scoperte.
Voglio dedicare questo primo volo spaziale al popolo del comunismo – una società in cui il nostro popolo sovietico sta già entrando e in cui, ne sono certo, entreranno tutte le persone sulla Terra.
Ora mancano solo pochi minuti alla partenza. Vi dico, cari amici, arrivederci, come dicono sempre le persone quando si intraprende un lungo viaggio. Come vorrei abbracciarvi tutti, persone conosciute e sconosciute, lontane e vicine.
Arrivederci!
»

Ma la sua personalità si evince anche dal saluto che fece prima di partire: “Pojéchali” che significa un informale e semplice “Andiamo” e che ancora oggi identifica lera della conquista dello Spazio. Un periodo della nostra Storia importante.

Non solo scienza. Yuri Gagarin ancora vive attraverso l’arte

Nonostante la sua figura e il mito siano stati usati dalla propaganda sovietica, il mondo lo ha voluto ricordare attraverso tante iniziative. Il suo nome lo possiamo trovare ancora oggi tra i cieli. Infatti, un asteroide porta il suo nome; ma Gagarin è anche il nome di una catena montuosa, di un ghiacciaio. È quasi impossibile elencare tutte le intitolazioni a lui dedicate in questi decenni.

Accanto a libri e a monografie che raccontano la sua vita, il mondo dell’arte ne è ovviamente rimasto affascinato. Il motivo è abbastanza scontato poiché in lui si riconosce la forza e l’intelligenza umana, ma anche la sensazione della solitudine ricercata, della fantasia. Il messaggio della Pace. La sua testimonianza per l’umanità è universale, non si può rimanere indifferenti. Per la prima volta un uomo è andato oltre i confini geografici e politici, guardando la Terra nel suo insieme e ammirandone soprattutto la sua vera natura, fatta di acqua e di continenti. L’uomo è quasi insignificante; neppure visibile nonostante sia il primo pericolo per la sopravvivenza del Pianeta stesso. Da lontano le brutture non si vedono più restano invece l’incanto e la meraviglia.

– Il ritratto più grande del mondo a opera di Jorit

L’artista italiano Jorit, famoso a livello mondiale per la produzione di graffiti nonché attivista no global, ha realizzato il volto di Yuri Gagarin sulla facciata di un palazzo di Odincovo, in Russia. Il ritratto non è solo molto realistico, ma contiene anche un messaggio sociale. Il graffitismo di Jorit si esprime principalmente attraverso la rappresentazione di volti umani e di un’arte fruibile a tutti poiché a tutti sono rivolti i messaggi. Il volto di Yuri Gagarin ha due strisce rosse che richiamano i simboli tribali e rituali africani che segnano il passaggio dall’età infantile a quella adulta. È il ritratto di Gagarin più grande nel mondo. Ad esso si aggiungono tanti altri graffiti per le vie del mondo. D’altronde, grazie alla street art la città è diventata un grande museo all’aperto.

Il graffito di Jorit (fonte: global times)

– La creazione artistica di Pablo Picasso

Anche un altro grande artista gli dedica un ritratto: Pablo Picasso. Si tratta di una serigrafia che porta il titolo di Étude pour Yuri Gagarin, realizzata nel 1961. Si tratta di una colomba in volo, stilizzata, disegnata su uno sfondo completamente bianco, riportante un viso umano. Chiara è la simbologia relativa alla pace, un messaggio molto diretto e cosmico.

La dedica a Gagarin di Pablo Picasso (fonte: artnet)

– Il mondo del cinema lo consacra in due film

“Tak načinalas’ legenda” (“L’inizio della leggenda”, ndr) è un film drammatico russo del 1976. L’intenzione di Boris Alekseevič Grigor’ev, regista del lungometraggio biografico, è quella di raccontare l’infanzia di Yuri Gagarin. In realtà ci sono molte poche informazioni riguardo questa pellicola che vede solo una scheda in lingua russa e una, molto poco dettagliata, in lingua inglese.

Fruibile anche in Italia è invece “Gagarin. Primo nello spazio” realizzato nel 2013. Anche questo è un film biografico e porta la firma di Pavel Parkhomenko. Mentre “L’inizio della leggenda” è solamente in lingua russa, quest’ultimo film è anche udibile in italiano e in DVD.

– “Sono Gagarin, il figlio della terra”

Un tributo molto famoso è a opera di Evgenij Aleksandrovič Evtušenko, un poeta russo, per metà ucraino, della metà del secolo scorso. Evtušenko non è solo un poeta. Infatti, è noto per essere stato molto critico nei confronti della politica russa. In una sua opera attacca uomini e istituzioni dei suoi tempi.

La dedica a Gagarin è del 1969. Il poeta idealizza l’uomo, il cosmonauta, mettendolo a confronto con l’umanità “imbarazzante” che rimane dopo la sua morte.

La poesia poiché è molto lunga, la riportiamo per praticità attraverso questo link “Sono Gagarin, il figlio della terra

– Ancora un’altra poesia: Nicanor Parra

Nicanor Segundo Parra Sandoval è un grande poeta cileno passato alla storia della critica del ‘900 come il creatore dell'”antipoesia“. Lo stile è sarcastico e dissacratorio, ma non per questo la figura di Gagarin ne esce stravolta, anzi, viene umanizzata e la morte non fa più paura.

Le stelle si riuniscono intorno alla terra

Come rane attorno ad uno stagno

Per discutere il volo di Gagarin.
Ora sì che andiamo bene:

Un comunista russo che fa capriole nel cielo!

Le stelle sono morte di rabbia

Nel frattempo Yuri Gagarin Maestro e signore del sistema solare

Si diverte a tirarle per la coda

– Claudio Baglioni racconta la solitudine di Yuri Gagarin

Ancora più recente è un tributo questa volta tutto italiano. Claudio Baglioni, nonostante fosse all’epoca conosciuto per le ballate romantiche, nel 1976 pubblica un album che rivoluziona la sua produzione artistica. Il titolo del disco “Solo” è una raccolta di personaggi che vivono la solitudine come fossero all’interno di una immaginaria galleria. Tra le tante solitudini spiccano quella di un terreno Gesù e quella astrale di Yuri Gagarin.

Gagarin” è la stupenda canzone che apre il disco. Un intro elettronico richiama il suono poetico dello Spazio e del volo. Baglioni immagina l’astronauta perso nell’universo, da solo, nel buio, fluttuante nel cosmo. I suoi pensieri sono ricordi della Terra, di quando era bambino, di un lago e della vodka, ormai senza più neanche un’ombra per riconoscersi. I riferimenti alla poesia di Evtušenko sono evidenti e si mescolano alla scrittura riconoscibile di un Baglioni più maturo. Si accenna anche al famoso francobollo dedicato a Gagarin nel 1961: “sotto un timbro nero ormai”. Ma le riflessioni vanno oltre l’autobiografismo, l’uomo guarda l’umanità intrisa di “bugie e volgarità. Calunnie, guerre, maschere antigas” e alla fine, volando solitario, sorride a ciò che non può più vivere.

Per ascoltare la canzone Claudio Baglioni “Gagarin”

Il francobollo dedicato a Gagarin (fonte:neverwasradio)

La guerra in Ucraina e il sentimento anti russo

Purtroppo l’attuale conflitto in Ucraina non ha risparmiato neppure Yurij Gararin. La campagna anti Russia boicotta anche la cultura dell’Est e pare che abbia coinvolto il primo uomo nello Spazio.

In America, lo Space Symposium aveva idea di dedicargli una serata a Colorado Springs in programma dal 4 al 7 aprile. Il suo nome è improvvisamente sparito dal calendario suscitando non poche polemiche.

La Yuri’s Night, conosciuta come “World Space Party”, si celebra il 12 Aprile di ogni anno proprio in onore dello straordinario viaggio nello Spazio, oltre la Terra. L’organizzazione pare avesse ricevuto delle proteste per via della nazionalità di Gagarin. Il nome dell’evento si è così trasformato in “A Celebration of Space: Discover What’s Next”.

Chissà cosa ne pensa il giovane Yurij da lassù. Lui che ha rappresentato il sogno universale, che dall’altro non vedeva la Terra nelle sue miserie. Lui che oggi, nell’immaginario colletivo, è un apolide. Direbbe ancora: “Da quassù la Terra è bellissima, senza frontiere né confini”? Forse sì, perché “Non c’è nessun Dio lassù.” Nessuno slogan, nessuna ragione, per iniziare una guerra. Lassù c’è solo la Pace.

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