NARDODIPACE (VV) – 15 LUGLIO 2021. Il Megalithos Festival si propone di far conoscere dei luoghi suggestivi quali sono i due geositi nel Comune di Nardodipace, magari sollecitando curiosità e quindi un interessante dibattito sull’origine, antropica o naturale dei megaliti. Attraverso l’arte e la cultura valorizziamo e diffondiamo quello che merita di essere conosciuto. Conto alla rovescia per la Prima edizione del Megalithos Festival, in programma nei prossimi due fine settimana.
Megalithos Festival, promosso dall’amministrazione comunale di Nardodipace e cofinanziato dalla Regione Calabria, si propone come esperienza culturale, naturalistica, sensoriale, educativa e di valorizzazione di una risorsa poco conosciuta.
Si parte, quindi, sabato 17 luglio a mezzogiorno, nel geosito A, con l’apertura e la presentazione del festival, alla presenza dei rappresentanti dell’Amministrazione comunale di Nardodipace. Alle 13 si continua con la “Sagra della Capra” e quindi entra nel vivo dei momenti artistici e musicali.
Alle 15 sarà la volta di “Ho rubato un filo di capelvenere”, di e con Lindo Nudo, con Arianna Luci (violino) e Giuseppe Oliveto (percussioni). Si tratta di una nuova produzione della compagnia di Teatro “Rossimona”, ripresa di uno spettacolo del 2009, in cui la potente prosa di Leonida Rèpaci e l’intensità dei versi di Franco Costabile e Lorenzo Calogero costituiscono lo strumento per raccontare quel che di solenne, sofferto, antico e indomabile è nel paesaggio fisico e morale dei calabresi.
Teatro Rossosimona è compagnia riconosciuta dal Ministero per i Beni e le Attività Culturali come Impresa di produzione di teatro di innovazione nell’ambito della sperimentazione dal 2003 e nel 2004 ha ottenuto il riconoscimento della Regione Calabria come compagnia professionale (L.R. n. 19/2017).
Alle 16 sarà la volta di “Tre compari musicanti”, Storie minime nella grande storia: briganti, borbonici, francesi. Di e con Paolo Apolito e Antonio Giordano (zampogna, chitarra battente)
Vittime della Storia, scarti della Modernizzazione e del Progresso: sono i contadini poveri del Sud a cavallo tra la fine del Settecento e gli inizi dell’Ottocento, quando si delinearono per loro nuove forme sociali di esclusione sociale, miseria economica e sociale, subalternità culturale che non cesseranno se non dopo la seconda guerra mondiale. Lasciando però strascichi e conseguenze che ancora pesano sulla realtà del Sud.
Nel monologo vengono seguite le grandi vicende di quell’epoca attraverso storie minime di anonimi contadini dei quali vi sono tracce documentarie liberamente elaborate. E intorno a cui sono recuperati elementi di cultura contadina che vengono dalle ricerche sulle tradizioni popolari di Paolo Apolito con Annabella Rossi e Roberto De Simone, su musiche, canti, e feste dei contadini del Sud.