Una triste giornata per tutti gli appassionati di fumetti. È venuto dolorosamente a mancare Stanley Martin Lieber meglio noto come Stan Lee, che si è spento nell’ospedale di Los Angeles alla veneranda età di 95 anni.Figlio di ebrei rumeni, cresciuto negli anni della Depressione, Stanley Lieber inizia a lavorare a 17 anni, nel 1939, per la Timely Comics, che poi diventa Marvel, di cui – anche dopo aver cambiato il nome in Stan Lee – è sempre rimasto un dipendente, senza mai ottenere partecipazioni azionarie o incentivi legati ai successi.
Ultimi anni di vita turbolenti, dopo la morte della moglie Joan nel luglio 2017, un lungo articolo pubblicato su Daily Beast lo avrebbe descritto come un uomo “spolpato dagli avvoltoi”, personaggi poco raccomandabili che si erano avvicinati a lui per sottrargli ingenti somme di denaro attraverso falsi investimenti fatti a suo nome.
Resterà nella storia come una vera e propria leggenda per aver dato vita a supereroi dai tratti umani. Supereroi che rispecchiano la gente, non si tratta di personaggi invulnerabili, ma raccontano la storia di gente comune con poteri fuori dal normale. Così nasce, ad esempio, la figura di Spider-Man, un semplice ragazzo alle prese con le tipiche turbe adolescenziali. Proprio per queste sue caratteristiche non fu accolto calorosamente, da un pubblico, che lo ha poi rivalutato e osannato in seguito. Va a lui il merito dell’invenzione di numerosi supereroi: dai classici Iron Man e capitan America all’incredibile Hulk o al divino Thor.
Immediata la reazione sui social e su tutti i canali mediatici dei fan di quel genio del fumetto che «era qualcosa di più di un disegnatore o di un produttore, era lui stesso un supereroe», queste le parole della figlia.
Pochi sono gli uomini che – come lui – hanno inciso così profondamente sull’immaginario collettivo. Anche se i suoi personaggi sono rimasti orfani, il suo nome vivrà per sempre in tutti quegli appassionati che si sono innamorati proprio del carattere turbolento, pieno di paure che anche gli eroi non devono vergognarsi di possedere.
Anna Bagnato