Omaggio al regista Vittorio De Seta: presentazione di “Lettere dal Sud” di Eugenio Attanasio

La locandina dell'evento culturale al San Giovanni dedicato a Vittorio de Seta

L’anima di questi uomini è rimasta primitiva, quello che è giusto per la loro legge non lo è per quella dell’uomo moderno“. Descriveva così i pastori sardi Vittorio De Seta nella sua Banditi ad Orgosolo, ma forse era anche un po’ la narrazione della sua anima, quella ruvida e complessa, a volte incompresa dal mondo esterno.

Per rendergli onore, si svolgerà il 26 ottobre alle ore 17.30 la presentazione del libro dedicato al famoso documentarista Vittorio De Seta, presso la Sala Gissing del complesso monumentale di San Giovanni, a Catanzaro.

Il grande sceneggiatore, regista e documentarista, che ha trascorso gli ultimi anni della sua vita a Sellia Marina, rivivrà grazie al bellissimo libro curato da Eugenio Attanasio che è stato anche un amico dell’artista scomparso nel novembre del 2011, all’età di 88 anni.

Nel saggio, Attanasio tratta del rapporto con il regista che ha saputo raccontare il sud nella sua crudezza e nell’autenticità.

Eugenio Attanasio, nato a Catanzaro, è anch’egli regista sceneggiatore e nel suo curriculum c’è anche la qualifica di presidente fondatore della Cineteca della Calabria. Se oggi il nome di Vittorio de Seta è ricordato, molto si deve ad Attanasio e ai suoi collaboratori cineasti e cinefili che hanno sempre promosso l’arte del regista in vari contesti culturali, anche fuori regione, e su palchi importanti.

Vittorio De Seta: il meridione attraverso le immagini

Vittorio De Seta era nato a Palermo in una famiglia aristocratica, ma una volta anziano preferì eclissarsi nella campagna calabrese, producendo olio di oliva, conducendo la vita di un aristocratico nell’oblio.

Nel borgo, pochi conoscevano la sua storia legata al mondo dell’arte.

Il destino lo riporta però sulla strada del cinema proprio grazie all’amicizia con Attanasio. Infatti, verso la fine degli anni ’90 inizia a creare il lungometraggio “Lettere dal Sahara“: una testimonianza importante visto il periodo storico perché il film tratta la storia di un immigrato senegalese arrivato in Italia.

Grandi riconoscimenti al poeta del documentario

Ancora oggi Vittorio De Seta è considerato il padre del cinema documentaristico italiano e non sorprende perché le sue opere scavano nel profondo, nei miti e nella cultura atavica.

L’Enciclopedia Treccani descrive De Seta come un “documentarista innovatore nell’uso del colore, nell’abolizione quasi totale della voce fuori campo e soprattutto nell’utilizzo del suono in presa diretta, in un’epoca in cui il cinema italiano praticava quasi esclusivamente la postsincronizzazione. Nei suoi film ha dimostrato un’acuta e analitica capacità di osservazione e un senso rigoroso della composizione nel rappresentare specifiche dimensioni umane, inserite nel paesaggio socio-antropologico e nel contesto psicoanalitico-esistenziale.”

Il celebre regista statunitense Martin Scorsese, negli anni duemila, restò affascinato dalle opere di De Seta e definì il regista come “un antropologo che parla con la voce di un poeta“.

Nonostante i riconoscimenti, anche importanti, Vittorio De Seta preferì allontanarsi dal mondo del cinema che forse aveva poco compreso la sua genialità e intuizione.

La sua intenzione era quella di far risaltare le storie comuni, quelle mai raccontate e che sfuggono: le storie legate alle piccole realtà, spesso contadine, e alle dinamiche al loro interno.

Attraverso la macchina da presa faceva parlare le immagini con un realismo spesso crudo, ma mai banale o speculativo.

Un libro che è una testimonianza importante

“Lettere dal Sud” nasce con la collaborazione di Mariarosaria Donato e di Domenico Levato, edito dalla Cineteca della Calabria. Il libro è una collezione di lettere inedite, stralci di diari, testimonianze diverse e racconta frammenti importanti della vita del regista, ma fa risaltare soprattutto quelli dell’uomo.

Il prossimo 26 ottobre saranno presenti gli autori e anche personalità legate al mondo della cultura e della politica calabrese.

Infatti, tra i vari nomi, sono previsti gli interventi della professoressa Donatella Monteverdi e anche del professore di sociologia Emilio Gardini.

L’iniziativa è organizzata dalla Terza Missione Diges.

Un’occasione per conoscere più da vicino un artista che ha raccontato anche la Calabria e che rappresenta quel tassello importante di una regione un po’ matrigna verso i suoi figli, quelli che il mondo ci invidia.

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